Girolamo Cotroneo da tempo dette, forse con un linguaggio meno accessibile, quelle stesse cose che Marcuse ha riprese al 1nomento giusto e ha dette in fo•rma meno aforistica e quindi maggiormente adatta al_lacomprensione dei più. Comilnqite sia, non saremo certo noi, che sin dal 1967 ( in un periodo quindi non ancora « sosp-etto ») avevamo denunciato l'inconsistenza dell'alternativa da lui indicata, che in diverse occasioni avevamo criticato il mito della dialettica negativa, l'antistoricismo radicale a cui Herbert Marcuse, immemore della sua formazione hegeliana (o anche marxiana), era approdato; no11 saremo certo noi, dicevamo, a versare lacrime sulla tomba preparatagli da «L'Espresso», anche se non ci rallegra l'idea che l'autore di libri importanti come L'Ontologia di Hegel e Ragione e Rivoluzione debba finire con l'essere trattato come un « cane morto », come immaginiamo presto lo tratteranno molti marcusia11i di ieri. Queste ultime affermazio11i non rigitardano tuttavia la nota de « L'Espresso », in quanto molte delle osservazioni e critiche in essa contenute le sottoscriveremmo senza esitare. Quando infatti leggiamo che Marcuse « ribadisce la sita predilezione per un. rapporto contemplativo con la natu.ra e per il ritorno a sua volta a una vita di sobria e agiata sensualità dove trovi an1pio spazio una ' dimensione ' della vita legata alla fantasia, al gioco »; quando sentiamo dire che la critica di Marcuse « alla civiltà industriale moderna non è tanto motivata dalle capacità alienanti d'i questa società, ma dalla sua irrimediabile misitra antiestetica che ferisce le segrete aspirazioni dell'uomo, che per lui sono appitnto estetiche e non economiche »; o ancora quando l'autore della nota giunge alla conclusione che non potrebbe essere più evidente il rifiuto en bloc che Marcuse oppone alle « altern.ative di tipo politico »; quando leggiamo critiche di qitesto genere, diciamo, non possiamo non compiacerci di averne pensate e dette di analoghe in un temp·o in cui, a differenza di oggi, si correva il rischio di passare per reazionari (o peggio) agli occhi dei minimarciLsiani - di convin.zione o di comodo - dei quali era allora popolato il nostro paese, fra cui tuttavia abbiamo buone ragioni di ritenere non vi fosse l'anonimo (ma non tanto) autore delle critiche che abbiamo sopra riportate. Detto questo, dobbiamo tuttavia aggiu11gere che c'è n.el discorso del critico· di Marcuse qualcosa che ci lascia perplessi. Egli infatti ha tratto le conclusioni di cu.i abbiamo detto, dalla lettura del testo dell'intervento di Marcuse al congresso hegeliano di Stoccarda, in occasione del _secondo centenario della nascita di Hegel. Ma che la posizione di Nlarcuse fosse quella delineata dal suo ultimo critico, che l'alternativa al « sistema », la « liberazione » dell'uomo fossero da ricercare non nell'economia o nella politica, ma nella « natura », cl1e il suo utopico obiet94 Bibiiotecaginobianco
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