Saraceno e la politica econon1ica nel dopoguerra dato giorno per giorno. Questa vicenda ha delle determinanti che sono be11 lontane dall'essere chiarite; ed è un chiarimento che oggi interessa più che mai, dato che la ~terilità di quel te1npo riemergerà immutata anche quando, molti anni dopo, a partire dal 1963, per la prima volta nella nostra storia prevale il pensiero che occorra impegnarsi in politiche di piano. E all'assolvimento di un simile impegno non faranno certo ostacolo né guerre fredde, né urgenze di ricostruzione, né la necessità di coprire con aiuti esteri il deficit della bilancia dei paga1nenti. A. questo chiarimento sul perdurare della nostra difficoltà ad adeguare le iniziative da prendere e le istituzioni da creare ai fi11i che vengono dichiarati, può certo contribuire t111a riflessione intorno al giusto rilievo di Donat Cattin sulla profondità del mutamento interve11uto nella problematica sociale ed eco11omica dell'immecliato dopoguerra rispetto a quella di oggi. Ora, riguardo a tale mutamento, e in generale riguardo a quanto è avvenuto nell'ormai lungo periodo trascorso dagli anni del dopogt1erra, ci si polarizza oggi verso dt1e atteggiame11ti opposti; uno di co1npiacimento per lo straordinario progresso economico compiuto, per l'accumulo di ricchezza, allora inimmaginabile, che ha avuto luogo, per la solidità acquistata dalla nostra moneta,· per iì profondo inserimento consegt1ito dal nostro paese nella econon1ia inter11azionale. L'atteggiamento opposto è, invece, quello di coloro che sono piuttosto propensi a dare prevalente importanza agli sq11ilibri vecchi e nuovi di cui soffre oggi la nostra società. Il fondamento di questa seconda i11terpretazio-ne mi sembra i11dicato dalla crisi politica che oggi l'Italia vive, u11a crisi la cui apertura si può fare datare con le elezioni del maggio 1968. Dopo il ciclo quinquennale 1943-48 vi sarebbe allora un ciclo vc11tennale 1949-68, al termine del quale si ripropon_e, questa voita credo in modo non eludibile, il tema di una effettiva programmazione. Se così fosse, le differenze che ovviamente esistono tra i problemi di oggi e quelli di allora sono piuttosto dovute a diversità che chiamerei tecniche e non al fatto che sia mutata la loro natura e quindi che debba mutare la concezione cl1e deve presiedere alla loro soluzione. Allora co1ne oggi, gli sqt1ilibri più acutamente avvertiti derivano dal mancato appagamento di una difft1sa esigenza di minori disuguaglianze tra i cittadini, appagame11to non conseguibile se obiettivi, risorse e modalità di azione non sono ordinati in un programma. La programmazione, oggi come allora, non è un principio astratto, buono in qualunque ten1po e in qua70 Bibiiotecaginobia·nco
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