Saraceno e la politica economica nel dopoguerra farlo. Sappiamo anche, tuttavia, di non avere avuto finora la forza necessaria per assolvere a questo nostro dovere, anche se formalmente la programmazione è divenuta legge-cardine del nostro Stato. E allora acquistano per tutti noi valore di monito decisivo le parole con le quali Saraceno chiudeva il primo dei suoi saggi del dopoguerra, quello del 1946: « La riuscita del piano e più precisamente il raggiungimento dei suoi obbiettivi generali, sono comunque subordinati all' esattezza di due ordini di valutazioni concernenti le une gli sviluppi in atto ·nella situazione econo1nica e sociale e le altre la efficacia dei provvedimenti, mediante i quali detti sviluppi sono modificati nel senso voluto dalla direzione politica del Paese. La formazione del piano in una economia capitalistica deve per di più superare l'ostacolo politico delle classi e dei gruppi che negano l'utilità della pianificazione. Ora, se quelle classi e quei gri,1,ppisono potenti e se la struttura tecnica statale è debole, e tale contribuiranno a mantenerla i gruppi che sono contrari alla pianificazione, questa può risultare in definitiva un meccanismo a bassissimo rendimento, inadeguato al costo del meccanismo stesso e in quel momento si porrà il problema se lo Stato deve disinteressarsi del mancato raggiungimento di certi obiettivi oppure se dovrà raggiungerli attraverso una estesa socializzazione di mezzi di produzione ». ROBERTO TREMELLONI. - 1. Mi si chiede - almeno così ho interpretato il gentile invito della dottoressa Glisenti - più che di presentare un volume già largamente noto, di offrire una sorta di modesto avallo testimoniale alla storia d'una fase ricca di fermenti ideali e di scelte decisive, quale fu quella del 1943-48. Fu una fase che ebbi la fortuna di vivere attivamente fianco a fianco dell'amico Saraceno. 1V1ala succosa introduzione di Piero Barucci, che traccia un esauriente e sapiente sfondo ambientale, mi taglia l'erba sotto i piedi. Non ho dunque che da aggiungere qualche breve ricordo, qualche osservazione. E non con la pretesa di dir cose nuove, ma piuttosto per tentar di giudicare il grado di rilevanza storica di codesta fase non dimenticabile dello sviluppo italiano. 2. Fors~ fu proprio allora, in questo apparentemente confuso lustro, metà guerra e metà pa~e, che il paese preparò e cominciò 53 ·Bib1iòteca·ginobianco -
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