Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

Pescara, L'Aquila e dintorni concentrazione di quella parte di popolazione che non lascia la regione, sul versante lito1rale della stessa. Ma, se così avvenisse, l'Abruzzo correrebbe un rischio molto grave: quello stesso di una nave in cui merce ed equipaggio si spostassero, in massa, da poppa a prua. In sintesi, è oggi in atto nella regione « t1na tendenza naturale allo squilibrio territoriale >> e, quindi, una tendenza cl1e bisogna correggere. Essa, d'altra parte, « ripete a una scala ridotta il fenomeno che caratterizza oggi tutto il territorio nazionale e che è causa di una notevole diseconomia generale per il paese in quanto detern1i11a un consumo irrazion·ale ·del territorio; alcune aree perdono t1na prospettiva di sviluppo perché troppo sature, le altre perché abba11donate ». E la saturazione è una vera e propria distruzio11e di ricchezza, « per la necessità di creare nuovi e diversi investimenti cl1e si sovrappongo110 e annullano quelli precedenti ». Facciamo ancora l'esempio del Pescarese: abbian10 detto che il caotico sviluppo della città può distruggere quella fonte di ricchezza che è il turismo. J..,ostesso discorso vale per la Valle del Pescara, dove l'industrializzazione, « sovrapponendosi » ad una agricoltura intensiva ed irrigua e, come tale, redditizia, non fa altro che distruggere ricchezza, anche se per crearne altra; mentre, invece, co11 u11a diversa dislocazione di talune iniziative industriali, le due riccl1ezze avrebbero potuto sommarsi. Così ridotto, il discorso risulta estremamente semplicistico. Ce ne rendiamo conto benissimo; esso, comunque, nella sua complessità, fa tornare a galla quello che costituisce il leit-niotiv di queste nostre considerazioni: il discorso sul rispetto delle vocazio11i delle zo11e economiche che è possibile individuare nella regione. Cerchiamo dt1nque di procedere a questa individuazione e di indicare finalmente le linee di un assetto economico-territoriale dell'Abruzzo. Indicazioni s1,1,lle vocaziorii del territorio. Abbian10 già detto che per l'agricoltura è possibile dividere la regione in tre « aree ». Anche per quanto rigt1arda l'i11dustria abbiamo precedentemente indicato le aree e i nuclei di industrializzazione individuati nella regione. Possiamo aggiungere che la Valle del Pescara e la Piana di Avezzano sono senza dubbio le zone a più elevata vocazio11e industriale. · Al di fuori, comunque, delle aree e nuclei « u.fficia1mente » riconosciuti, è possibile individuare altre zone a vocazione industriale piì.1 o meno elevat~: la Valle del Sangro, la Vallé Peligna, la Conca Aquilana, la Valle del Vomano, la Valle del. Trigno. 89 Bibiiotecaginobianco

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