Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

.. Italo Talia sio·ne che certo, non è stata incoraggiata· dagli ultimi accordi comunitari agricoli. In particolare, per il settore delle carni si registra in questi ultimi anni uno svilup·po di piccole e medie a.ziende_ che si vanno organizzando su base industriale nella. produzio 1 ne di carne di animali di « bassa corte ». In complesso siamo dunque ben lontani in questi due settori dalle dimensioni dell'industria alimentare statunitense ed euro·pea. Rilevava Francesco Forte nell'articolo prima ricordato, che negli Stati Uniti la « Swift che produce carni, negli elenchi p,ubblicati da 'Fortune' delle 30 maggiori società americane classificate secondo il fatturato, nel 1963, risultava al 12° posto, con un fatturato di 2 miliardi e 470 milioni di dollari (pari a circa 1600 miliardi di lire); al 22° posto vi era la Natio·nal Rairy Products (latticini) con 1 miliardo e 838 milio·ni di dollari; al 23° la Armour (carni) con 1 miliardo e 810 ». Il divario tra le dimensioni « americane » e quelle « italiane » nei settori ,del latte e della carne è, dunque, davvero sbalorditivo, co·me, del pari, tale divario resta notevole rispetto alle dimensioni dell'ind11stria alimentare europea. Nessuna meraviglia se, quindi, anche in questo caso il capitale straniero - seppure in misura non massiccia - ha saputo ap,profittare di questo vuoto .produttivo dell'industria alimentare italiana. In particolare, capitale francese e svizzero nei derivati del latte (soprattutto 1 la 1Vestlé), capitale svizzero ed americano nella lavorazione delle carni. d) L'industria conserviera. Tra i settori che abbiamo indicati come scarsamente espansivi, anzi in crisi, il più im1Jortante è quello dell'industria conserviera. Si tratta, a ben guardare, di una recessione produttiva che riguarda soprattutto il grosso del settore conserviero (la trasfo.rmazione del pomodoro) e di una crisi che, in generale, non presenta grosse difformità rispetto al generale processo· di riassestamento strutturale attraversato dall'industria alimentare italiana. Se è vero, infatti, che la veloce fase esp·ansiva che ha caratterizzato il settore conserviero nel recente passato si è arrestata negli ultimi anni, e se è vero che i ritmi di svilup·po veramente eccezio.nali fatti registrare dal settore nel periodo tra i due censimenti industriali si sono attenuati, è anche vero che l'arresto della fase espansiva e l'attenuazione dei ritmi di svilup,po sono da ricollegarsi ai fenomeni di natura strutturale cui più volte si è accennato, fenomeni che anche in questo caso richiedono riorganizzazioni e concentrazioni finanziarie e produttive. Attualmente, 58 Bibiioteèaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==