Vittorio Barbati o da alcune di esse, non hanno risorse sufficienti per poter attuare una politica realmente auto,noma. L'altra interpretazione estrema è del pari: poco· realistica. Come si è detto, la ragion d'essere degli enti territoriali è data dal fatto che essi possono fronteggia,re con maggiore aderenza le situazioni e le esigenze locali. Se si volessero attribuire loro solo funzioni esecutive, non si svuoterebbe soltanto di ogni contenuto la loro autonomia: si giungerebbe al risultato assurdo, oltre che costoso 1 , di avere· praticamente due categorie di organi periferici statali, differenti so,tto il profilo giuridico e sotto quello· organizzativo, ma fondamentalmente destinati agli stessi compiti. È un'ipotesi irrazionale, che non merita nemmeno di essere presa in considerazione. II principio giusto, sempre seco·ndo chi scri,,e, è quello intermedio. Si può co,nsiderare l'autonomia degli enti territoriali come il prodotto di tre fattori: auto·nomia « di proposta », per le questioni più importanti che ricl1iedono l'impiego di risorse di cui, in tutto o in p,arte, gli enti interessati non dispongono, o ·per le questioni che superano la competenza territoriale dei singoli enti; autono·mia « di valutazione » nei confronti degli aspetti territoriali dei pro,grammi nazionali, con la possibilità, per gli enti, di proporre modifiche anche importanti; autonomia « di decisione », per le questioni più strettamente locali, in tutti quei casi in cui non vengano violate le leggi dello Stato, o no·n venga lesa l'autonomia di altri enti. Le conseguenze giuridiche ed organizzative che derivano da un'impostazione del genere sono rilevanti. Sul piano giuridico, esse sono destina te a materializzarsi, sulla base della definizio,ne dei fini, nella precisazione delle com·petenze « ·per materia e per valore » degli enti territoriali. No11 è possibile qui approfondire questo argomento, la cui trattazione richiederebbe molto spazio. È il caso però di far notare che le impostazioni giuridiche sono legate, in stretti e reciproci rapporti di causa ed effetto, alle impostazioni organizzative. E s.u queste è senza dubbio opportuno soffermare l'attenzione in modo meno so,mmario, anche se necessariamente conciso. Come si è fatto notare in precedenza, la formazione degli enti territoriali italiani costituisce il risultato di un laborioso processo storico, le c~i premesse hanno perduto col tempo una buona parte della loro validità. È perciò indispensabile, sia pure con la necessaria gradualità, realizzare un sistema fondato su ·basi nuove, realmen~e aderenti alla realtà odierna ed ai suoi prevedibili sviluppi. Infatti, l'attuale ripartizione amministrativa territoriale, almeno 108 Bibiiotecag inobianco
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