Giornale a più voci chiaro, così, che se un certo gruppo - di qualunque indirizzo ideologico esso sia - riuscisse a prendere (come ogni gruppo mira a prendere) il sopravvento sugli altri, l'indirizzo interpretativo, che esso pretendesse indicare a tutti i giudici, finirebbe col determinare in questi nuove e più pericolose forme di conformismo. Quel gruppo, che si assicurasse il predominio sugli altri, diventerebbe una « supercassazione »; un centro ideologico condizionatore dell'attività di tutti i giudici, e mentre verrebbe annullata l'indipendenza dei singoli giudici, quel centro condizionatore riassumerebbe in sé, automaticamente trasformandosi in « casta», l'indipendenza di tutto l'ordine giudiziario, in una concezione davvero «tolemaica», come si è voluto definirla, dell'indipendenza stessa. Sarebbe la triste e aberrante conclusione di una lotta che da anni si va combattendo per rendere libera la giustizia nel nostro paese. Oltre alla critica, della quale fin qui abbiamo parlato quale mezzo di responsabilità dei giudici, vanno ricordati, come ulteriori e concreti mezzi diretti ad attuare quella responsabilità, le sanzioni penali e disciplinari riservate ai giudici che svolgessero disonestamente le loro funzioni o che per ignavia o per neghittosità venissero meno ai loro doveri. A queste ipotesi deve aggiungersi anche quella del magistrato che, senza sua colpa, ma a causa di malattia, non sia più in grado di adempiere alle sue funzioni. In tutti questi casi (ed a ·parte l'ipotesi di lievi infrazioni disciplinari che non intacchino la figura, soprattutto morale, del magistrato), il sistema che la proposta di legge liberale e socialista, di cui sopra abbiamo parlato, mira ad instaurare, non consentirà la permanenza in magistratura di coloro che abbiano dato prova di disonestà o di incapacità. Nel sistema ancora vigente, l'esistenza di una scala gerarchica all'interno della magistratura, ha fatto sì che, in pratica, per il magistrato non dico disonesto, ma quanto meno incapace, anziché adottare il necessario provvedimento di allontanamento dal servizio, ci si limita a negargli la «promozione», il che appare del tutto illogico sol che si pensi che il magistrato non « promosso» continua, naturalmente, ad amministrare giustizia, malgrado la sua incapacità. È da osservare, a proposito delle sanzioni dirette a render concreta la responsabilizzazione dei giudici, che non sarebbe inopportuno se il Consiglio superiore della magistratura aggiungesse alla competenza disoiplinare, che già detiene su tutti i magistrati, anche quella penale. Ciò, in definitiva, garantirebbe gli stessi giudici, eliminando il sostetto che essi possano godere di particolare trattamento di favore da parte dei tribunali ordinari, (cosa che nella realtà, del resto, non si verifica, ché, semmai, accade più facilmente il contrari.o). Del pari, come già altre volte fu detto, opportuna apparirebbe una norma (anche qui, come per il caso precedente, sarebbe necessaria una riforma costituzionale) che eliminasse, in seno al Consiglio superiore, l'attuale maggioranza di magistrati, portando il loro numero alla pari del null1:ero dei « laici», in più restando ferma la presidenza dal Capo dello Stato. Il controllo che il Consiglio superiore è tenuto ad esercitare per47 BibliotecaGino Bianco
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