Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Giornale a più voci coraggiosa autocrj tica, « risalendo la parabola discendente» (Aristarco ), ponendo fine alle « opere di scusa» (G. C. Castello). Tale interpretazione è forse suggestiva, ma è del tutto infondata, proprio per la pretesa di « giustificare » il film in relazione ad una biografia privata del regista, cui si attribuisce forzatamente il dramma di una scelta di valore tra « disimpegno» del passato e « responsabilizzazione» del presente. In un clima così ambiguamente ideologizzato, la proposta di una critica aperta, ma attenta ai valori estetici e filologicamente rigorosa, non condizionata politicamente rna disponibile ad una lettura politica indiretta, appare come autentica istanza provocatoria nei confronti di una cultura cinematografica basata, in gran parte, sugli schemi rigidi della critica ufficiale e sulle ·sterili esercitazioni dopolavoristiche degli intellettuali « esperti di cinema». LUISELLA BATTAGLIA Libertà e responsabilitàdei giudici Si è recentemente svolto a Napoli, a villa Pignatelli, un convegno indetto dall'Associazione nazionale magistrati, sul duplice tema della libertà e della responsabilità dei giudici. Si tratta di due temi intimamente connessi tra di loro ed entran1bi di vitale importanza per la democrazia, poiché se è vero che la libertà della giustizia, quale primaria garanzia delle libertà di tutti, è condizione essenziale per l'esistenza stessa della democrazia, è vero altresì che non vi può essere libertà della giustizia se da un lato non vi fosse libertà dei giudici, cioè indipendenza dei giudici da qualsiasi potere interno ed esterno al loro ordine, da qualsiasi « superiore» che non sia la legge; e se, d'altro lato, non venisse assicurata l'obbedienza del giudice alla legge, cioè, per l'appunto, a quel suo unico ed ineliminabile « superiore» espressamente impostogli dalla nostra Costituzione. In entrambi i casi verrebbe meno la libertà della giustizia; nel primo daso, ad opera di forze politiche diverse e di centri di potere estranei all'ordine giudiziario; nel secondo caso., ad opera degli stessi giudici, giacché ove non venissero fissati i limiti del loro potere, ed ove non venisse loro impedito di abusarne o farne cattivo uso, la giustizia, non più regolata dalla legge, resterebbe in balia dell'arbitrio dei giudici; in una parola, sarebbe egualmente privata della sua libertà. Per assicurare libertà alla giustizia occorre, dunque, assicurare da un lato l'indipendenza del giudice da ogni soggezione interna o esterna aU'ordine giudiziaTio, cioè da ogni « superiore » che non sia la legge, e oocorre d'altro lato a~sicurare la loro obbedienza aHa legge, cioè - si ripete - al loro unico e legittimo supenore. 43 . BibliotecaGino Bianco

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