Enzo Vellecco quelle che lo respinsero: il terreno sul quale si mette sovente in discussione la credibilità di una intera classe politica che, quando si trova dì fronte a problemi di scelta, preferisce rinviare o non decidere affat,to. È chiairo che un vuoto reaile di forze e di volontà politica non può essere mascherato ·dalla dovizia dei documenti e dei programmi, quale che ne sia il tipo. Si può anche ~potizzare, pertanto, il caso che la volontà politica non ci sia o almeno che non si m•ani.festi con la necessaria continuità. In un caso del genere i mutamenti nelle procedure di programmazione, prospettati da Saraceno, i quali dovrebbero comportare, tra l'altiro, la configurazione ail centro della programmazione di una autor.ità dotata di rilevante autonomia, in grado pertanto di « certificare la conformità del comportamento del sistema alle linee che in un mondo in intenso cambiamento, le istituzioni competenti vanno giorno per giorno elaborando 3 , potrebbero costituire una garanzia, e comUI1Jquerappresenterebbero un modo, per ricondurre i problemi della programmazione ,sul piano più ristretto, ma anche più solido, del1la efficienza e della continuità. Viceversa il discorso dovrebbe allargarsi all'esa1ne delle componenti della società che in un certo programma effettivamente si riconoscono e del punto fino al quale esse vi si possono riconoscere. Se la program•mazione non è 'Soltanto una tecnica più raffinata di conduzione della .politica economica, caratterizzata da decisioni coordinate, ma un vero piano, risUJltano indi,spensabili certi requisiti di adesione e di mobilitazione delle fo:i;ze sociali e politiche che sono interessate alla sua attuazione. Nel caso della programmazione italiana questa mobilitazione, almeno fin'ora, non c'è stata e non si può quindi ipotizzarla. Perché, se invece questa mobilitazione ci fosise, potrebbe allora valere quanto Jo stesso Saraceno, a proposito della soluzione del più grosso dei nostri problemi sociali, afferma: « un paese può risolvere i propri problemi - e primo tra essi l'eliminazione della disoccupazione -, anche procedendo a ritmi modesti di aun1ento del reddito, purché sia capace di darsi w1 ordinamento in virtù del quale le forze sociali aderiscono mo~almente al processo di utilizzo di risorse richieste per la soluzione di quei problemi. Può per contro avvenire che, con saggi di aumento del reddito più alti, quegli stessi pr,oblemi rimangano del tutto irrisolti o anche si aggravino, ove viga un sistema di forze che operi in modo giudicato non 3 Cfr. art. citato, « Successo », febbraio 1970. 30 BibliotecaGino Bianco
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