Nord e Sud - anno XVII - n. 123 - marzo 1970

·' -· I Riv•ista mensile diretta da Francesco Compagna - Rosellina Balbi, L'opinione pitbblica e Israele - Giulio Picciotti, Le ACL! in parcheggio - Antonio Ghirelli, Noi nel 70 - ·Girolamo Cotroneo, Enrico Vitiello, Luigi Compagna, Sul caso Garaudy - Ugo Leone, Operazio1ie rotaia· e scritti di Gianni Bertoni, Adriana Bich, Aldo Canonici, Aldo Carboni, Dino Cofrancesco, Francesco Compagna, Antonio Duva, Antonio Palermo, Giulio Rusconi Clerici, Roberto San-. severino, Giorgio Toscani. ANNO XVII - NUOVA SERIE MARZO 1970 N. 123 (184) EDIZIO.NI SCIENTI·FICH.E ITALIANE NAPOLI - ,,,. Bi·blioteca G.ino Bianco . . .

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• iblioteca • I . NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO XVII - MARZO 1970 - N. 123 (184) DIREZIONE E REDAZIONE: Via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 393347 Amministrazione, Distribuzione e Pubblicità: EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - S.p.A. Via Carducci, 29 - 80121Napoli - Te1ef. 393.346-393.309 Una copia L. 400 - Estero L. 700 - Abbonanienti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 4.000, semestrale L. 2.100 - Estero annuale L. 5.000, semestrale L. 2.700 - Fascicolo arretrato L. 800 - Annata arretrata L. 8.000 - Effettuare i versamenti sul C.C.P. 6.19585 . Edizioni Scientifiche Italiane - Via Carducci 29, Napoli ... ino Bianco

• • SOMMARIO Editoriale [3] Rosellina Balbi L'opinione pubblica e Israele [7] Giulio Picciotti Le ACL/ in parcheggio [19] Antonio Ghirelli Noi nel '70 [29] Giornale a più voci Francesco Compagna Il desiderabile e il possibile [36] Adriana Bich La scuola promozionale [ 41] Gianni Berto,ni · I nodi della riforma urbanistica [ 47] . Antonio Duva Burocrati a scuola [52] Le idee del tempo Girolamo Cotroneo Garaudy, Sartre e qualcJ,ze altro [58] Enrico Vitiello Garaudy e la sin.istra francese [ 63] Luigi Compagna Garaudy e la scalata revisionista [72] Argomenti Ugo Leone Operazione rotaia [77,] G. A. Rusconi Clerici La tecnica al servizio della politica [92] Roberto Sanseverino La vig·ilanza sul credito [ 100] Convegni e Congressi Aldo Carboni Un convegno « amendoliano » [ 110] Antonio Palermo Aldo Canonici Recensioni Il critico« malgré soi » [114] Né liberi né sposati [117] Dino Cofrancesco Il problema dell'umanesin1.o [ 120] Lettere al Direttore Giorgio Toscani U·no sviluppo « epigenetico » per il Sud [ 126] Biblioteca Gino Bianco ·

·' Editoriale Nel momento in cui . scriviamo, non sappiamo quan.te siano ancora le possibilità che il tentativo dell'on. Moro, di ricucire la maggioranza di centro-sinistra, arrivi in porto: poche o molte che siano, si tratta comunque delle possibilità di salvare la durata della Legislatura. Allo stato attuale delle cose, sembra comunque legittima perfino questa domanda: l'ago·nia della Legislatura, se prolungata artificialmente, di tentativo in tentativo, di rinuncia in rinuncia, di fallimento in fallimento, non rischia di provo·care prima o poi, e magari pi,ù' prima che poi, l'agonia delle istituzioni? Sembra legittima questa do,manda, perché, se risultasse che le consultazioni del Presidente della Repubblica non possono approdare ad una soluzione, ed una volta che perfino l'on. Moro avesse dovuto rinunciare, il ricorso alla consultazione del corpo elettorale, fonte_ primaria del potere, diventerebbe inevitabile, dettato dalle regole della democrazia. E tuttavia, si potrebbe contrapporre, a quella domanda ed a questa risposta, un altro tipo di argomentazione: ognuno finora si è preoccupato dei rischi connessi a questa o a quella soluzione della crisi di governo, ognuno si è preoccupato di valutare fino a che punto gli possa convenire questo o quel tipo di govertio organico, questo o quel tipo di monoco,lore, questo o quel tipo di programma, questo o quel tipo di compromesso; ma nessuno si è veramerite preoccupato di valutare e di ana~izzare politicamente i rischi connessi ad una consultazione anticipata del corpo elettorale, in un qitadro politico tanto pi,ù deteriorato quanto più logoranti sono state le ma11ovree contromanovre tattiche dei partiti e nei partiti. Nessuno si è veraniente preoccupato di questi rischi, perché non c'è stata consapevolezza fra i socialisti e fra i democristiani del fatto· che i giochi di interdizione non possono· durare all'infinito e che questi giochi sono qitelli degli apprendisti stregoni, giochi non controllabili nelle conseguenze, nelle reazioni a catena, eh.e possono provocare. * Questo .editoriale è stato scritto 1'11 marzo, quando l'on. Moro era all'ultimo ~ stadio delle sue trattative nell'ambito del « preincarico » che gli ·era stato conferito dal Presidente della Rep·ubblica: esso esp1 rime, dunque, le preoccupazioni politiche, le diagnosi e le prognosi, le critiche e le esortazioni che potevano avere un valore. contingente in quel momento, ma che comunque hanno pure e soprattutto un valore permanente, al di là di ogni evento che, intervenuto dopo 1'11 marzo, II)Ossa avere giustificato, o anche smentito. questo o quell'aspetto contingente delle nostre af- , fermazioni. 3 - . Bi_bJiotetaGino • 1anco . . •

Editoriale Forse che Bertoldi e Donat Cattin, al cui gioco di interdiz.ione nei confronti del tentativo dell'on. Runior abbiamo dedicato l'editoriale del nitmero scorso di « Nord e Sud», si proponevano di spingere la situazione al punto cui è arrivata? Forse che essi, silurando Rumor, si proponevano di rendere inevitabile il ricorso çill'anticipata consultazione del corpo elettorale? Tutt'altro. Essi volevano il bicolore DC-PSI, palese o magari occulto. Volevano l'emarginazione del PSU e l'umiliazione di una certa frazione dei dorotei. Volevano il centro-sinistra più « avanzato » e magari ben disposto ad intrecciare sottobanco rapporti con i comunisti. Volevano tutto questo e non si domandavano se le loro pretese non rischiassero di portare a ristLltati del tutto opposti rispetto a quelli che essi ritenevano di poter ottenere più o nierio gratiLitamente. Ora sembra che siano i Piccoli ed i Preti a fare, nei confronti dell'on. Moro, il gioco d'interdizione che i Bertoldi ed i Donat Cattin hanno fatto nei confronti dell'on. Rumor. Ma alla fine per chi sarà stato più vantaggioso il gioco d'interdizione? Forse per nessuno, e comunque non per la democrazia. I rischi co.nnessi alle elezioni anticipate sono enormi, sia nel caso che i rapporti di forza tra i partiti non dovessero mutare gran che, sia nel caso eh.e, prevalendo nell'opinione pubblica la preoccupazione o lo sdegno, si dovessero registrare sensibili spostamenti. Nel primo caso, ci potremmo ritrovare con tlna situazione politica formalmente simile a quella attuale, ma· sostanzialmente aggravata per l'inasprimento di tutti i contrasti che le p·olemiche elettorali sempre comportano e tanto più comportano quando sono polemiche che non possono non implicare anche il reciproco addossamento della responsabilità di avere provocato il ricorso anticipato alle urne. Nel secondo caso, ci potremmo ritrovare con un grave assottiglia1nento delle forze politiche collocabili nello spazio fra DC e PCI, fino al punto da rendere assai difficile, se non addirittura impossibile, una qualsiasi politica di tipo degasperiano, fondata sull'equilibrio fra cattolici e laici: avremmo allora l'apertura ai comunisti, il connubio fra DC e PCI, lo scontro-incontro fra u11amaggioranza democristiana ed un'opposizione comunista, le intese sottobanco fra l'una e l'altra, del genere di quelle che correvano in Francia tra la maggioranza di De Gaulle e l'opposizione de! PCF, e che magari sono ancora possibili purché Pompidou non si dimostri altrettanto nazional-neutralista ed antiamericano, di quanto si dimostrava De Gaulle? Tutto questo può essere ipotizzato, · e deve esserlo, percl1é fa parte, appunto, dei rischi connessi alle elezioni anticipate in un clima che risen.tireb be certo della preoccupazione e dello sdegno della pubblica opinione dopo che i partiti di cent~o-sinistra a'vessero dissipato l'occasione 4 BibliotecaGino Bianco ·

.. Editoriale .. I di governare il paese p·er ttna legislatura secondo il mandato ricevuto dagli elettori che per questi partiti votarono il 19 maggio 1968. Ma tittto questo non fa parte anche del disegno di quegli ambienti del Vaticano, e di quei circoli gesuitici, che sono recentemente scesi in campo per un gioco d'interdizione che, assai più di quello dei Bertoldi e dei Donat Cattin, ha reso impossibile il compito che si era accollato Rumor così come, assai più di quello dei Preti e dei Piccoli, ha di molto complicato il compito che dopo Rumor si è accollato Moro? L'aver posto la ques·tione del divorzio nei termini in cui è stata posta, . e con un crescendo di interveriti tracotanti e ricattatori nei confronti della DC, partito dei cattolici, significa, p·er dirla con le parole dei gesuiti dissidenti, aver fo~nito « un deplorevole esempio di malcostume politico-religioso» e significa aver risfoderato la pretesa della Chiesa « di tornare a trasformare lo Stato italiano nel suo braccio secolare ». Ma il fatto che ci sia stata una manifestazione di esplicito dissenso da parte di circoli gesuitici, preoccupati che dall'intervento del Vaticano nei confronti dello Stato italiano possa derivare un ripudio di fondamentali acquisizioni del Concilio in merito al principio della « libertà religiosa», che· dovrebbe manifestarsi anche nel « defin.itivo abbandono della pretesa di imporre i valori morali e religiosi del cristianesimo· mediante lo strumento coattivo di una legge profana positiva »; ed il fatto, di cui si è parlato, del dissenso dello stesso cardinale Villot da una presa di posizione che sarebbe stata imposta o consigliata al Po·ntefice dai vecchi cardinali reazionari di stampo pacellia110, italiarii, dimostrano l'itno e l'altro che la DC poteva reagire con stile_ degasperiano e dire al Vaticano, o f.ar capire al Vaticano, che le sue interferenze per impedire l'approvazione di una legge già votata da u110dei rami del Parlamento non sono gradite e non possono essere prese in considerazione dal partito di governo della Repubblica italiana, anche se questo partito è un partito di cattolici. E invece non c'è stato nttlla, alm.e110finora, che ricordasse l'atteggiamento che seppe tenere De Gasperz nei confronti di Pap.a Pacelli, quando questi invano cercò di in1porre alla DC l'operazione-Gedda, del blocco nazionale con i monarchici ed i fascisti alle elezioni amministrative di Roma del '52; e se una reazione c'è stata negli ambienti cattolici, essa è venuta da tre gesuiti, ma non da Galloni e Donat Cattin, tanto «avanzati» sul piano sociale dal p·alco del Teatro Eliseo, ma anche tanto arretrati sul piano politico da lasciare solo davanti al problema del divorzio quel De Martino che avevano tallonato, e condizionato, nei giornt del tentativo di Rumor di formare il governo organico di centro-sinistra. E quanto a Sullo, dopo l'articolo di padre Sorge sulla « Civiltà Cat- . tolica », egli ha perso una buona occasione per tacere. 5 - , Biblioteca Gino Bianco •

Editoriale I laici, dal canto loro, avrebbero dovuto serrare le file e superare tutti i loro dissensi davanti alle sortite. del Vaticano: non ne sono stati finora capaci e hanno ripreso, socialdemocriatici e socialisti, la polemica sulle giunte, quasi per farsi perdo11are di essersi trovati affiancati nella loro più o me110 risoluta difesa dell'autonon:zia del Parlamento repubblicano. La vicenda n.on è chiusa e non sappiamo se, come e quando potrà essere chiusa. Ma non potrebbe chiudersi soddisfacentemente dal punto di vista della correttezza costituzionale e della correttezza dei rapporti internazionali se la nota vaticana rzon venisse trasmessa dal governo al Senato, che deve discutere la legge Fortuna-Baslini: punto e basta. È stata questa la proposta repubblicana, non raccolta ufficialmente per ora dalla DC e nemmeno dai socialdemocratici e dai socialisti. La nota vaticana, insomma, potrebbe diventare la vera causa del mancato accordo per la formazione di un governo e quindi del ricorso alle elezioni anticipate: le quali potrebbero avere come tema dominante il divorzio. Forse la DC ritroverebbe così la sua unità, da Piccoli a Donat Cattin; ma l'Italia arretrerebbe di qualche decennio. Bene ha fatto Malagodi quando ha ricordato le parole del primo cattolico che sia salito alla l,asa Bianca: « credo in un'America dove nessun uomo pubblico domandi o accetti istruzioni szllla condotta degli affari pubblici né dal Papa né dal Consiglio nazionale delle Chiese (protestanti), né da alcun'altra istitiizione ecclesiastica». Malagodi è stato un obiettivo costante delle polemiche più aspre di << Nord e Sud»; e f o,rse è un segno dei tempi che a noi capiti di rifarei ora ad una sua citazione di Kennedy. Ma non vengano a parlarci di soluzioni più « avanzate » coloro che non sanno ricon,oscersi in questa citazione e che, quindi, quale che sia il grado alcolico della loro concezione di politica sociale, del resto assai più giustizialista che non socialista, si fanno impartire da Malago·di tlna lezione non di laicismo, ma di senso dello Stato. E ci sia consentito di chiudere queste con.siderazioni interlocutorie sulla grave crisi in corso con un doppio interrogativo, denso di incognite politiche ed in cui si esprime pure la nostra malinconia di nostalgici dei sentimenti che hanno nu.trito ed esaltato l'Italia risorgimentale: gli italiani, molti italiani, votano per un partito che domanda al Vaticano o che accetta dal Vaticano istruzioni sulla condotta degli affari pubblici? e altri italiani, pure numerosi, votano per un partito che domanda al Cremlino o che accetta dal Cremlino queste istruzioni? 6 BibliotecaGino Bianco

L'opinione pubblica e Israele • I di Rosellina Balbi Se ·nel giugno del 1967 la guerra tra ar,abi e israeliani si fo,sse risolta in un modo diver.so da ,quello in ,cui ,effettivament 1 e si risolse, è abb1 astanza ·facile immaginare quale sarebbe stata la reazione ,dell'opinione pubbli,ca int 1 ernazion·ale. E che la guerra pre·ndesse un·a piega diversa - anzi, diametralmente op1 p·oista - se lo , . aspettavano un po tutti. . Ne erano convinti, in p·rimo luogo, .gli arabi. Forse che Nasse·r non aveva piiù volte ,dichiarato, nel •corso •degli anni preced,enti, che si sarebbe deciso a imp·u·gnare le armi contro Israele soltanto quando fosse stato si1 curo ·di vincere? Forse che non si era esposto, prop,rio per questo suo atteggiamento, realistico, alle accuse di tradimento ,della causa araba, rivoltegli da più parti? Ancora il 31 maggio del 1965 egli ·aveva -dichiarato, ,davanti al Congresso pal1 estinese ·riunito al Oairo, che non sare·bbero 1 state le co-nferenze a lib,erare l1 a Pal,estina ,arab·a; la liberazione non p·oteva p·assare ,che da un·a strada ,di sangue. « Gli uomini non ci m'ancano, p,ossiamo reclutarne -due, tre o anche quattro milioni. Tutti insieme, noi arabi formiamo u,n popolo ,di cento milioni. Ma no1 n ·do,bbi 1 amo com.battere .nell'imp,rovvisazione. Dobbi!amo :equip,aggiar,ci e p·rep1 ararci, prima di atta,coare Israele». A .questo punto,, il rais si era volto verso i ·delegati siriani. « Ci dicono di mettere alla ·po·rta i contingenti dell'ONU. Sup1 poniamo di farlo. Ma il p·unto essenziale è un altr,o: quello di ·ave:rieun piano -di azione. Se Isriaele attacca la Siria, do,vrò io per questo attaccare Israele? In tal caso, s.are,bb.e Israele a scegliere il momento e il luogo ,della guerra. Non ·a,vrebbe che da distru,ggere un p1 aio di trattori, p1 er tarmi muovere. S!arebbe questa, la via della saggezza? È pensabile che io attacchi Israele mentre ho cinquantamila sold:ati nello Yemen?». Adesso, invece, Nasser p1arl 1 ava un linguaggio completamente div•erso. Che si fosse p•rep·arato, ,d'altronde, non era .un mistero per alcun·o. Già nel 1965, m·algrado la difficile situazione economica in cui versava il paese, le spese milit 1 ari ,della RAU ammo,ntavano a 250 milioni di lir.e egiziane, ossia al 13% del reddito lordo nazionale (e in seguito sar,ebb-ero ·aumentate). Nel dicem.bre dello stesso . 7 iblioteca Gino Bianco

Rosellina Balbi anno, era giunta al Cairo una ,delegazione militare sovie_tica, della quale facevano- parte p1ersonalità •di primissimo 1 piano, come il maresciallo Gretchko•, vice ministro della Difesa, il generale d1 ell'Aeronautica Rodenkov e l'ammira-glia Se·rgeiev. N·atunalmente le ·conversazioni si erano, svolte nel massimo, segreto,, m·a n,o,n è difficile indovinare quale ne era stato l'argomento e soprattutto quali ne erano state le conseguenz,e. Dunque, se o,ra Nasser si 1nuoveva, ciò signicavia ,che il rapporto .di forze era mutato. Una grande ondata 1di di entusiasmo accolse perciò, nei vari paesi arabi, le •di 1chiarazioni fatte il 23 maggio dal leader egiziano,: « Siamo all,a vigilia ,della guerra con Israele. Oggi Israele non ha al suo fianco·, co,m.enel 1956, la Francia e l'Inghilterra. O·g:gi noi ed Israele siamo faccia a fa·ccia ». E il 26 maggio il p-ortavoce · di Nasser, Heik·al, ribadiva sul quotidiano « Al Ahram » che per la prima voita gli arabi erano riusciti a im·porre la p·ropria volontà ad Israele usando la forza (con la chiusura del ·golfo -di Ak:aba): ciò minava la sicurezza del nemico, che sa:re·bbe stato, costretto a colpire. Pro1 prio questo voleva la RAU, co-ncludeva Heikal: che Israele re·agis,se, per poterlo colpire a sua volta e •distruggerlo. Ma fu il ,discorso- -che Nasser ·p,r,o,nunciòil 29 maggio davanti all'Assemblea N,azionale, a ,convincere ,definitivamer1te gli .arabi .di essere prossimi a una grande vittoria. Disse il rais che l'Egitto aveva riconquistato la posizione che o,ccup,ava prima del 1956, ed ora, con l'aiuto di Allah, si '.apprestava ·a riconquistare la posizione che o,ccupava prima ,del 1948. « In p·assato vi ho detto che avremmo deciso del momento e ,del luo,go,, e che do,vevamo· prepararci per vin·cere ... Questi preparativi so:no stati fatti e ,a.desso siamo pro-nti alla guerra co·ntro Israele ». ·No:n erano soltanto le popolazioni, eccitate dalla propaganda guerriera di Radio Cairo, ·a fidare nelle sorti della imminente battaglia. Quella fi-d11ciaera condivisa dai militari; e se·nza dubbio, a fare i ·conti sulla_ carta, la forza ,degli arabi era di gran lunga superiore a quella ,degli israeliani. Quando Nasser visitò, il 22 maggio, la base aere·a di Bir Gifgafa, i piloti si dissero c,erti di poter distrugge·re in poche ore l'aviazione nemica. E 11.on è escluso che questa lo,ro cert,ezza ,contribuisse alla •de·oisio,ne-di Nasser - resa pubblica quella sera stessa - di chiudere lo stretto -di Akaba: decisio,ne che egli sap·e\na b·enissimo far p1 end.ere la bilancia dalla parte della guerra. Quanto ai siriani, essi erano -così certi della vitto 1 ria, che av-evano inn·alzato, p·rima che cominciassero, le ostilità, 8 Biblioteca Gino Bianco -

. ' L'opinione pubblica e Israele · un •coloss·ale obelisco·, sul quale avreb·bero inciso, in seguito la data della batta·glia e i nomi dei suoi eroici protagonisti. Ma non erano i soli arabi a pensare che, questa volta, l'esito del conflitto sarebb.e stato div-erso. In Israele, l'opinione p,ubblica era te~ribilmente allarrr1ata. -La gente ascoltava gli appelli allo stermir ..i.o diffusi dalle emittenti del Cairo e ·di Bagda,d, le c·anzoni che incitavano gli arabi a marci,ave, a uocidere, a in-cendiare, a distruggere. Il ritornello favorito .era « itbah, itbah, itb,ah », vale a dire << massacro;, massacro, massacro». Alla notizia ,della -chiusura del golfo cli Akaba, erano seguite le voci di co:ncentrazioni di truppe siriane, .gio1rdane, irakene, ,egiziane lungo1 tutte le fro·ntiere di Isr~ele. Si sapeva che gli arabi p·otevano contare sull'aiuto, dell'URSS, mentre l'aiuto occidentale a Israele ,era quanto m,eno dubbio. Perfino, un appoggio puramente verb·ale, co,me la dichiarazione angloamerican·a sulla libertà -di navigiazione n·e1lo stretto di Tiran, era venuto ,a mancare: dei venti paesi interp,ellati, soltanto quattro - l'Australia, la Nuova Zelanda, l'Islanda e i p:aesi Bassi - avevano acconsentito a firmare la ,dichiar.azio,ne. . Anche la classe politica israeliana era vivame11te preoccupata. Mai il paese era statoi tanto isolato. E i ministri no,n dimenticavano l'avvertimento· ,di Ben Gurion, secondo il quale Israele no•n·avrebbe mai dovuto combattere senza alleati. Ora, non soltanto alleati non ce n' 1 erano; no.n soltanto si p·rofìlava la possibilità ,che, in c·aso di guerra, i sovietici spingessero il proprio a1ppogg.ioagli arabi sino a fo,rnir loro una copertura aerea, ma si era verificato t1n fatto nuovo, un fatto le cui conseguenze potevano essere addirittura catastrofiche p,er Israele. Fino a quel mo,men.to, la Giordania era stata nemica giurata ,della RAU ,e della Siria. Questo .rappresentava un grosso, vantaggio per Israele, tenuto conto .del fatto che, a Na .. tania, la -distanza tra il mare e la frontiera gio,rd·an·a no·n su·p,erava i ,diciotto chilometri. M·a o.ra Hussein era volato al Cairo, aveva stretto un patto con Nasser, avev1a messo il p•roprio territo·rio a disposizione ,degli eserciti -arabi. Già quattro divi,sio·ni iraken·e, tra le quali una blindata, muovevano in territorio gio,rd·ano. Israele correva dunque il rischio mortale di vedersi ta.gliare in due. Questo er.a lo stato ,d'ariimo, rispettivamente degli arabi e degli israeliani, tra la fine -di maggio e i :primi di giugno del 1967. Anch,e in O·cci 1d•ente, la valutazione degli -avvenimenti era tale da alimentare inquietudini molto serie per la futura so,rte di Israele, non solo come entità nazionale, ma anche co,me popolo, come uomini e do,nne esposti al~a pro·b.abile- violenza di u.n fanatismo 9 - /a ~ Biblioteca Gin· Bianco

Rosellina Balbi cie1 co. Gli sforzi •dei comunisti, tesi a dimostrare ch,e la •colpa· della crescente tensio,ne ·nel M,edio O·riente ,andava .attribuita .a,d Israele, alla sua « p·olitica aggressiva », ,alla sua « ,co,llusio,ne » con gli Stati Uniti, ottenevano scarso successo perfino tra i militanti di p,artito. D·efìnire aggressivo il ·governo capeggi.iato: da Levi Eishkol, un uomo notoriamente p1ru·dente, anzi ·debole, u.n uo,mo ,che anche dopo il ritiro· delle forze d,ell'O·NU e in vista della chiusura del golfo di Akab·a non era ,andato al ,di là di mo,derate proteste e di u.n a,pp,ello quasi patetico in .favo·re ,della pa·ce, era manifestan1ente assurdo,. Né l'atteggiamento degli Stati Uniti poteva definilìsi quello di un p•aese « complice », o addirittura « m·anda.nte », di una ipotetica politica espan 1 sionistica israeliana. Gli Stati Uniti avevano interesse, naturalmente, alla sopravvivenza ·dello Stato d'Isr.aele; ma l'ap,poggio che er,ano ,disp·osti a fo,rnirgli non andava ·al di là .di certi ,limiti, •come apparve subito evidente. Sulla questio·ne del golfo di Akaba, gli americani si limitarono• a propo·rre, com,e si è già ·ricordato, una dichiarazione che riba.diva il diritto di tutti i p•aesi alla lib,era nayigazione nelle a·cque internazio,nali (anzi,ché l'invio di una flotta multinazionale che imponesse la riapertura dello stretto, ,così ,come ci si attendeva ·a Tel Aviv). Se Israele decideva ·di ·combattere, avrebbe •comb·attuto, da solo: questo disse senza m.ezzi termini Johnson all'amb·a'Sciatore israe-. lian0 Evron il 25 maggio. E anco-ra il 2 giugno, q~ando già le truppe irakene erano ,entrate in territoTio giordano e la mano·vra di accerchiamento ai .danni ,di Israele era in fase. ·di ·co,mpletamento, un p·ortavoce della ·Casa Bianca insisteva ·a « ·chiam·ar fuori » gli Stati Uniti dalla questione, affermando ,che il sol,o foro comp•etente a dirimerla era ,quello ,delle N·azioni Unite. Gli a.merioani no•n inte·ndevano a'Ssolutamente comp·ro,mettere le loro residue pro,spettive di 1n.antenere buoni rap,porti •con i .paesi arabi, 1 produtto,ri di petrolio. Ben altrimenti ,deciso ·si m'anifestav·a, in quegli stessi giorni, il sostegno fornito ·dai sovietici alla RAU. Tra l'altro, ad aggrava-re la tensione .era sta~a p,roprio una notizia ielii fonte russa, secondo la quale Israele sarebbe stato sul p1 unto 1 di invadere ,la Siria; notizia basata su un'informazione - risu 1 ltata poi destituit 1 a di 01 gni fondamento - relativa alla co:ncentrazione di tredici b·rigate israe- · liane al confine con la Siria. Ora, chiunque avesse in quei giorni accusato l'U.RSS di « intrighi » ·diretti a fom,entare lo scontro araboisraeliano, o anche soltanto .di « collusione » con i piaesi arabi, sarebbe stato ,definito dai ,comunisti come un mentito 1 re, un reazion·ario, un servo· degli imp1 eriialisti. M·a su quale base, che non 10 , Biblioteca Gino Bianco

/ L'opinione pubblica e Israele • fosse quella del-l'avversione, nunc et semper, nei ,co,nfronti degli Stati Uniti, i comunisti fondavano le ,loro accuse di « intrighi » ameri,cani 1diretti a provocar.e l'escalation nel Medio Oriente e di «collusione» tr.a Washington e Tel Aviv? Che questo tipo ,di ,discorso fosse scarsamente credibi•le fu provato, in Italia, dalle nume:r.osissime lettere inviate all'«·Unità » da simp·atizzanti e militanti .del PCI, nelle quali si sti,gmatizzava l'·atteggi,amento anti-israeliano assunto dal gio·rniale. Ci fu perfino- .un messaggio •di adesione inviato ,dalla Federazione comunista romana alla veglia pro-Israele indetta ·al P·ortico di Ottavia. In Franci,a, i m·aggiori intellettuali, anche quelli più vicini ·ai comunisti, p,resero posizione a favorie di Israele. E un gran numero di giovani, in tutti · i paesi occidentali, chiesero !di partire volontari per contrib·uire aLla ,difesa del piccolo paese minacciato•. Anche nell'Europ•a orientale, ,del resto, molti dissentivano da1 ll'atteggiamento anti-israeliano ,dell'URSS, come si ·sarebbe visto in seguito. Se dunque, nel giugno 1967, ,gli arabi avessero vinto la guerra, se avessero massacrato buona parte del popolo israeliano e soggiogato quel,la p·arte di esso che fosse eventualmente sopravvissuta, così come i lorro esponenti avevano più volte ed autorevolmente dichiarato di voler fare, Israele sarebbe ·rimasto nel ricordo dell'umanità come un piccolo p·aese che .da solo aveva lottato per il p·roprio diritto alla vita, p•er la pi,opria dignità, per la propria identità, per la p,r.opria libertà. E ,che era caduto. Ma non furono gli arabi a vincere la guerra. Fu Israele. . Oggi, •a distanza di neppure tre an,ni, l'atteggiamento dell'o,pinione pubblica, in Italia come in altri ·paesi d'Europ·a, è indiscutibilmente mutato. È n,ato e si va sempre ·più diffon,dendo un « pregiudizio sfaViorevole » nei confronti dello Staito israeliano. Si lanciano aocuse non sempre documentate e qualche volta co,m,pletam,ente false. Si passa sotto silenzio tutto ciò che getterebbe cattiva luce sugli arabi, 1 e si dà ,grande risalto a tutto ciò ·che, viceversa, può alimentare i sentimenti anti-israeliani. Ci si proclama antisionisti, ma semp•re ·più spesso sotto 'la maschera dell'antisionismo tras.p1 are il livido volto· dell'antisemitismo. Vogliamo far,e qualche esempio? La casistica è abborndante. Se Nasser dichi,ara la « guerra ·di usura » violando l1 a tregua, è nel pieno diritto di farlo. Se Israele risponde al fuo,co e contrattacea, · si ren,de colpevole .di p·rovocare l'escalation. Se le oo,munità ebraiche dei p·aesi arabi vengono p-erseguitate, se gli ebrei irakeni vengono impiccati, la cosa sembra non riguar,dare alcun.o. Viceversa, la11 r • Bi• lioteca Gino Bianco /

Rosellina Balbi crime amare vengo1 no v.ersate p1 er gli arabi che vivono 1 nelle .zone occupate dagli israeliani (.dove peraltro nessuno, .diciamo nessuno, è stato •condannato a morte). Se Israele distrugge gli aerei (vuoti) del Libano, lo sdegno trabocca, -e lo stesso Papa sente il bisogno di farsene interprete. Se i terroristi arabi fanno esplodere un aereo · svizzero (pieno) diretto a Tel Aviv si insinua che l' esplosio,ne potrebbe essere opera dei perfidi e machiavellici israeliani, decisi a diffamare con questo e·sp,edie·nte le forze di resistenza arabe. O, ancora, si pub bli,ca senza commenti (come ha fatto il « Giorno ») la tesi di « Al Ahram », contrastante con il buo1n senso, e oo,n gli accertamenti tecnici, secondo la quale ad esplodere sarebbe stato un cari 1co di munizioni djretto in Israele per alimentare la guerra imperialista. « L'Es,p,resso », ,dal suo canto in,dividua l'origine p·rima degli attentati nell'« aver tentato di trasforn1are un po-polo in un insieme di senza p·atria e di ' banditi ' ». Se i piloti israeliani sganciano una bomba su una fabbrica egiziana, si nega che possa trattarsi •di un errore e si gri,da alla strage deliberata (senza peraltro spiegare quale vantaggio poteva ripromettersi di trarre Israele dalla strage stessa). Se so1 no i cannoni arabi a insagujnare i kibbuzim o a decimare i pesc·ato·ri del lago di Tiberiade, ebbene la lotta per libe·rare la Palestina non può essere in•dolore. Se il musicista italiano Midollini è condannato a quindici anni di galera perché rico,no1sciuto colpevole di spionaggio a favore di Israele (dop·o• un processo del quale l'imputato non ha capito nulla per la mancanza di un interprete), ci si limita a sottolineare che la pena potrà essere « rettificata » da Nasser, tenuto ,conto dell'atteggiamento italiano nei co-nfronti del conflitto medio-orientale. Ma se a p·rospettare una simile « rettifica » fosse stata la signora Golda Meir, a favore di un ip,otetico italiano condannato in Israele ,come ·spia degli arabi, si sarebbe parlato, quanto meno, di ricatto. Ma vi è di peggio. Ci sono le svastiche •di,pinte sui muri del1' albergo abruzzese nel quale allo,ggia un'orch-estra israeliana. C'è Gianni Morandi, questo irriducibile nemico del capitalismo,, che dichiara a « Vie Nuove»: « Anch'io ho commesso i miei erro 1 ri. Feci una canzone su Israele ». Ci so•n,o,i giovani della sinistra unive·rsi- · taria bolognese che disturbano una ma·nifestazione indetta da studenti israeliani, si sco,ntrano con lo1 ro· e, quindi, da buo,ni « antisionisti. », cercano di dirigersi verso la sinagoga. Ci sono i nazi-maoisti che no,n trovan·o di meglio da gridare, a Nixon in visita a R·om·a, che « Tornatene in America dai tuoi ebrei». Ci sono le m·anifesta12 Biblioteca Gino Bianco

/ , - . J L'opinione pubblica e Israele zioni di Milano, Roma e Palermo ·a favore di « Al Fatah » (e a Pa-· lermo Riccardo Lombardi rimane doloro,samente stupito per l'indisp,onibilità dei guerriglieri arabi a strin•gere legami con. la sinistra israeliana). C'è il recentissimo pro1 posito della CGIL di organizzare una settimana di soli•darietà con i paesi arabi: •perfino i sind·acati abbandonano il concetto della so.Jidarietà internazionale di classe per far propria la discriminazio,ne tra paesi « buoni » e p~esi « cattivi ». ·c'è p1 01 i l'atteggiamento ·della ·sinistra -cattolica, non meno infaticabile -dei comunisti nel.i.a -prop,a,ganda -contro Israele, vuoi per antipatia verso il po1 polo « dei1cida », vuoi per ·avversio,ne ad un Occidente semp·re più insofferente, an-che -nelle sue componenti cattoliche, di fronte al dogma, vuoi p,erché lo· Stato di Israele, oltre che dai paesi arabi, non è riconosciuto neppure •dal Vaticano, vuoi per - le confuse p·rospettive « cora11ioo-con-ciliari » in materia di politica interna non meno· che ,di ptolitica estera . . A questo proposito, ,estremamente significativa è _ la mozione . votata all'ottavo Congresso dei grup,pi fran,cesi -di Témoignage chrétien, :a proposito ,del ,conflitto :arabo-israeliano. Vi si auspica, tra l'altro, che « la Chiresa 1 cattolica e quella protestante ... non limitino la loro azione alla s-alvagu:ardia dei luoghi santi e a ·compiti umanitari che spettano in via p,rioritaria alla Croce Rossa internazionale e all'U.N.R.W.A. »... giacché la guerra ,del Medio Oriente « non op•pone più lo St1ato israeliano agli Stati arabi, ma il sionismo sostenuto dall'imperi•alismo americano al popolo p•alestinese, sostenuto ,dai popoli arabi e dai popoli progressisti»; sionismo che <~ ra,ppresenta un pericolo per tutti i -credenti ,che l,eggo1 no, la Parola di Dio nella Bibbia e per tutti coloro che credono all'uguaglianza tra gli ,uomini ». Non saremo noi .a commentare queste .affermazioni. Ne lasceremo il· compito a Jean Marie Do,menach, direttoTie della rivista « Esprit», cattoli,co ,di sinistra come i gruppi di Témoignage Chrétien e, come q1 uel•li, irri,ducibilmente ostile alla -politica del governo israeliano. Bene: scrive Domenach (sul numero :di febbvaio· di « Esprit ») che nel ,caso di Israele « non si può •parlare di una colonia di euro:pei installata in· territorio arabo, perché la metà .dei cittadini israeliani proviene ,dalle terre arabe, da cui la maggio 1 r parte è stata praticamente scacciata ... ». Quanto al sionismo, « 11on· è a noi che tocca combattere ,co,ntro il sionismo», tanto più che non va dimenticato come « accanto al sionismo· •di ,destra c'è stato un sionismo socialista e proletario» e_che es.so « è ancora l'esp1 res13 .. s·i fio eca Girio Bianco \ \ •

Rosellina Balbi sione di t1na lotta per la dignità, nella misura stessa in cui_ certe comunità ebraiche (in p1articolare quelle di numero,si .paesi arabi e comunisti) sono perseguitate. Pa·r.a1do,sso sup1remo: q.uelli che, condannano con maggio:rie sieverità il sionism-o son.o proprio quelli che, con le loro azio,ni, lo giustificano e lo raffo·rzano ...-». E Domenach \iene quindi a-1punto d-ella mozio,ne che contrappone i sio,nisti al popolo p·alesti.nese, ai p·o,po,li arabi e ai p101 poli progressisti. Se i popoli sono progr,essisti p·er defi,nizione, osserva D01 menach, p·uò -dirsi ·altrettanto degli Stati? Oltre ad essere teologici, gli Stati ,arabi sono anche totalitari: « ad eccezio,ne d-el Libano, la libertà politica vi è p,raticamente sco1no,sciuta. In -alcuni di questi paesi (che a volte si •definiscono so·cialisti), esiste ancora la schiavitù, più o meno dissimulata. I 1 gruppi Témoignage chrétien dimenticano come i ,copti vengo1 no trattati in Egitto·? Com,e sono state trattate in Siria le ,scuole cristiane? ,e qual'è la sorte ,degli ebrei e dei curidi nell'Irak 'p,rogressista '? ». Per quanto ci ri,guar.da, lasciamo il manicheismo ai do,gmatici, comunisti o cattolici che siano. No,n siamo, qui per p1 roclamare che la po1itioa israeliana è « buo,na ». Nessuna politica è « buona»: no·n quella amerioana, non qu,ell,a sovietica, non quella francese o quella inglese.· In Israel 1e, poi, dove è 1al poterie un go·verino di unità nazionale (imposto, n,on ,dimentichiamolo, .,dalla minaccia del maggio 1967), l'1azione politica è la ,risultante di •comprom•essi ~ra forze -di orientan1ento, div,erso 1e in qualche ,caso 1di orie,ntamento co,ntrapposto. Né ci so,gnamo• di dire, p•er un motivo an·alogo, che l'occupazione i,srae1iana è «buona»: non -esistono occu·pazio 1 ni militari « buone » (ve n'è di più .cattiVie e ,di m·eno, ,cat~ive, e gli 1 euro,pei che soffriro,no, la seco·nda gu,erra mondiiale avrebb 1ero, sap·uto apprezzare, a differenzia di -certi loro disinformati figlioli, la 1differenza che passa tra ,I' occupanione nazi 1sta e un' occupazio•n•e di tipo israeliano). Diciamo solo ,che sul Medio Oriente è stato artifìciosamen,te sollevato un gran polvero,ne. E se, sollevando questo p,olverone, i co1 munisti non hanno fatto altro :che il p•rop•rio m-estiere e 1 1 0 hanno fatto, in certo senso,, ,anche i oatto 1lici :post-lapiriani, non si p·uò ,dire lo stesso degLi intellettuali di sini,stra. Vero è che nella maggio·r parte dei ca.si costo~o· hanno avuto una parte solo passiva risp 1 etto alla nuvola di po1 lvere, se ne so,no cioè fatti semplicemente 1accecare; m-a si tratta pur semp,re di una grave resp•onsabiilità, tenuto ,conto ,che il loro prestigio costituiva una garanzia, -di fronte all'·opinione ,pubblica 1di sinistria, dell,a validità di ,certe tesi. 14 Biblioteca Gino Bianco

L'opinione pubblica e Israele Si obietterà: se nell';arco ,di :due anni l'atteggiamento di tanti intellettuali « impegnati » nei confronti ,di Israele si è ribaltato, ci sarann,o state ,delle buone riagioni. Ad ·esempio, u·na certa involuzione, o degenerazione, ,del1a politica israeliana. Ma non è una spiegazio,ne convincente. Quand'an.che la politica di Israele dopo la guerra dei sei giorni meritasse le più aisp,re censure, no•n per qu,esto cambiano i termini ,del problema, •quali si ponevano nel momento in cui la guerra sc·oppiò. Fu o non fu Israele minacciato non soltanto nell,a sua indipendenza, ma nella sua stessa vita? Fu o non fu, 1a su•a iniziativa militare, la disperata (anche se vitto,riosa) sortita da un1 a cittadella assediata? È vero o non è vero che, allora come oggi, soltanto Israele, so1 ltanto uno Stato eb1 raico può garantire un avv,enire di libertà e ,di dignità, oltre ,ch1 e ·ai suoi cittadini, anche agli ebrei di tutto il mondo, esposti sempre ai rigurgiti del1·':antisemitismo vecchio e nuovo? È vero o non è vero che gli arabi possono permettersi di per:dere una, due, tre o anche dieci guerre, mentre per Israele la prima sconfitta sarebbe anche l'ultima, sarebbe insomma la « soluzio·ne fi11ale»? · Se tutto questo è vero, ed è vero, in tal caso il revirement di molti intellettuali ,di sinistria assume un aspetto qu·asi patologico. Non si pretende, ripetiamo, che essi considerino coime un modello ideale di p·erfezione il governo o la società israeli•ani (anche se è abbastanz!a ridicolo, come ha osservato Jacques Givet, :pr,etendere « ,da lsliaele ,e dagli israeliani ,un,a innocenza asso1 luta, che nessuno si sognerebb.e ·di chiedere 1ad alcun altro Stato e ad alcun altro popolo», e poi fare una colpa ad J,sraele per non avere raggiunto questo impossibile stato ,di grazia). Forse che la rolonia, al tempo in cui Hitler l'invase, non aveva un regime oligarchico ...militar,e, un regime mille volte peggiore, agli oochi di un intellettuale di sinistra, dell'att,uale regime israeliano? Pure, nessuno ne dedusse che la ragione era dalla parte del,la Germania nazista. E se pro.prio vogliamo p·arlare di regimi, p1ossibile cl1e la faziosità giun·ga al p·unto da far ravvisare nei regimi arabi un modello ,di giustizia e di libertà? Ma quelli, si dirà, sono p·aesi poveri. Non è vero. Molti tra essi sono tra i paesi più ricchi ,del mondo. Dall'estrazio,ne del petrolio ricavano somme favolose. Ma « -al p·opolo non giunge niente, o quasi. !'·analfabetismo non diminuisce. Il fellah continua a ,coltivare la terra come i suo1 i ·antenati un secolo fa. L'acqua, anche se non in grandissima quantità, è a portata di mano e potrebbe essere sfrut- . tata per l'irrigazi,one, ma non esistono né gli acquedotti, ne le ca- .nalizzazi,oni, né le idrovie, con cui trasf(?rmare la distesa ,gi·alla del 15 - , . s·iblio èca Gino Bianco •

Rosellina Balbi Golan, per citare un esen1pio, in una zona verde e rigogli.osa. Il Golan no·n a-p·partiene a una monarchia feudale, b1 ensì a ·una repubblica che si ,defini·s 1ce 'avanzata'. M·a in queste aree non fa differenza alcuna se al potere ci sia un re o un generale rivoluzionario che si serve del so,cialismo come •00 1 pertura demagogica. Entrambi, il re o il generale, so·gnan,o solo unà presunta fama immo,rtale e, invece che in impianti p·er l'utilizzazione dell'acqu·a, investo,no so,mme iperboliche in c·arri armati e ae·roplani ... ». C'è stato, a dire il vero, un progetto arabo relativo .alle acque del Giorda·n.o. Ma non era ,diretto a miglio·rare l'·agricolturia. Quantunque nel Giojrda110 vi sia acqua per tutti, la Siria « non vuole canalizzare il fiume per sfruttare le sue acque per 1'irrigazio·ne e quindi p•er elevare il livello di vita 1della po,pol1 azion.e, ma ha come unico scopo• quello di imp1 edire che sia Israele a utilizzarle... Oggi che il mondo si trova ·di fronte all'enorme p•ro·blema della fame, ogni po-rzione ,di deserto che l'uo,mo riesce· a ,coltivare rapp,resenta un';azione positiva che inter,essa l'intera umanità. Contempo.raneamente, p•erò, assistiamo a prog·etti che mira·no soltanto a ,distruggere un·a grande opera di •civiltà, quale è appunto lo Stato d'Israele, solo per invidia, p•er ,odio schizofrenico e per vanità offesa. Non si rcomprende quindi perché prop·rio que11,a ·parte del mo·ndo che si definisce p·r,oigressista si schieri al fi.anco .dei governi arabi che perseguono una politica contr.aria ai loro stessi i,deali ». · Le frasi che abbiamo citate non sono tratte dallo scritto di un autore « b-01 rghese ». Al ·contrario, ·app-artengono a un comunista, un marxista-leninista: Ladislav Mna,cko·, lo scrittore cecoslovacco che, proprio per ·non avere voluto piegarsi a un confo,rmismo che egli giudicava contrrario ·all'essenza stessa .delle sue co-nvinzioni socialiste, è incor·so nella ,condanna dei « dogmatici» 1 • N·eppure Mnacko considera « ideale » la società israelian,a, anzi la critica sotto parecchi -asp·etti, p,ur sottolineandone la vigor.01sa •c.o,mponente socialista. M.a guar,da al Medio Oriente con occhi limpidi, e no,n teme di ·affermare ,che « la guerra -d'Isiraele co-ntro la minaccia arab·a ,o, le min,acce ·arabe è sotto diversi aspetti simile ,alla lo,tta sostenuta dal popolo· vietnamita ». Egli sostiene con ·argomentazioni serrate la validità del confro 1 nto e ,co•nclud,e: « I difensori dell'integrità del marxismo-leninismo, ,che prop,rio per q_ueste mie idee pubblicate ,all'estero, non potendo diffo,nderle a casa mia, mi hanno gettato nell" immon·dezzaio 1 della storia', dovrebbero ora dimostrarmi che ,oosa di no,n marxistico, di inesatto e di reazionario trovano nella mi·a valutazi,one ... In realtà è la menzo,gna ad essere 16 Biblioteca Gino Bianco

·' L'opinione pubblica e Israele .. · progressistica, come a,d esempio la 1:11enzo,gn·adella co·ngiura· imperialistica contro gli stati arabi, alla quale ora non credono più nemm·eno quelli che l'hanno inventata». Forse no·n ci credono più quelli che l'hanno inventata. M·a gli altri, moltissimi altri, ci crediono ancora. E poi, c'è il •grande argo- .mento: la creazione d,ello Stato ,d'Israele ha leso i :diritti dei palestin·esi, li ha privati ,della patria, ne ha fatto dei p·roifughi. A questo si potre·bbe obiettare che tra gli autori della creazioni di Israele furoi10. in p.rimo luogo i sovietici; si potrebbe ricordare che il 30 maggio, del 1948 non fu la « W·ashi11.gto,n Post», ma la « Pravda » a scrivere: « A dispetto ·di tutta la sua simpatia p·er il movimento di :lib1erazione n·azionale con-dotto dal popolo arabo, l'o,pinione sovietica non può che condannare la politica ,di a,ggr.essio,ne condotta contro, Israele». M·a ciò ,non prov,a nulla: contrariamente a molti tra i nostri oon.traddittori, noi non riteniamo che tutto quanto la « Pravda » afferma sia• inco11.trovertibile. Ci richiameremo quindi ancora un:a vo,lta a q.uanto, ha scritto in prop·osito Ladislav Mnacko. Lo scritt,o,re cecloslovacco osserva: 1) che la Palestina, fin dal s.edi,cesimo seco,lo, era turca; 2) che i tu:richi l'avevano ridotta ·ad un p1aese desertico e tale essa •era ,alla fine· dell'Otto,oento•, quan,do vi immigraro·no i primi eb·rei russi e polacchi; 3) ·che questi pio,nieri, i quali avevano regolarm.ente acquistato ,dai p·rop•rietari arabi ,dei p·ezzi di ,deserto, con il loro durissimo 1avo•ro ne fecero terre fertili; 4) che fu proprio la trasf.o,rmazioJn•e della terra, dovuta alla fatica e all'ingegno 1 ·dei pionieri ebrei, ad ·attirare in Palestina no•n soltanto altri ebrei, ma so,prattutto altri arabi (i quali ultimi, co,ntrariam-en1te a·gli e·brei, erano graditi agli in,glesi mandatari); 5) che Israele sorse p,er deliberazione d,e,ll'O,NU, e dunque l'ONU avrebbe dovut,o garantirne l'esistenza: ma già nel 1948 gli is:raeliani co·mbatterono d·a soli contro sette armate arabe e avrebbero potuto benissimo es.sere sconfitti; nel qual caso o·ggi no1 n ci sarebbe più uno Stato ·di Israele - fatto· che lascere·bbe tutti indifferenti -_ e· vivrebbero in Palestina po·chissimi ebrei, perché tutti quelli che ne ·avessero avuto l1a possibilità, sarebbero, fuggiti; -« 1 ci sarebbero stati cioè altri cinquecentomila p·rofughi, m·a co1 n la differenza -che nessuno .si sarebbe scal,dato tanto per loiro ». Come nessuno si è scaldato e si scalda, ad esempio, per i tremilioni di tedeschi che vivev·ano nei Sudeti e che, dopo la ·s.eco,nd·a guerra mondiale, la Cecoslovaochia ,costrinse a sgo,mber.are· (laddove • 1 Cfr. L. MNACKO, Gli aggressori, Milano 1970. 17 - , iblioteca G·no Bianco

Rosellina Balbi i p,alestinesi se ne anda.Dono sponta,neamente). Che cosa direbbe il go• verno cecoslovaoco, se qualcun,o prete·ndesse o,ggi il rito.rno dei• profughi tedeschi? Ma nessuno lo p·retende, anche p-e1.1chéla Germ·ania ha assorbito i suoi ·profughi, mentre gli Stati arabi hanno respinto i loro, li h·anno tenuti per vent'an_ni n-ei ghetti e gli hanno detto: la vostra sorte può miglio,rar 1 e s,olta:nto se tornerete in P•alestin·a; e in Palestina potere ritornare in un solo mo·do·: distruggen,do Israele. Se 1,a Cecoslovacchia non ha alcuna intenzione di riaprire le sue frontierie a qu,ei milioni di tedeschi -che in futu·ro potre·bbero rappresentare una p1ericolosa quinta colonna, perché dovrebbe Israele riammettere fiduciosamente nel suo territo,rio centinaia di migliaia di persone educate all'odio ed o,ggi ancora più ostili, dopo tutto quanto è accaduto e co,ntinua ad accadere? Posto che Israele, magari ,p,er oo,mpia,cere i « progressisti », lo facesse, e in un domani gli ebrei v-enissero liquidati da un gigantesco, pogrom, che cosa suocederebbe? Eichmann, certo·, riderebbe nella sua tomba. E p·oi? Qualcuno crede davv-ero che i « pro,gressisti » volerebbero in socco1 rso delle vittime? Neppur.e la Cina ha impedito il massacro -dei co·munisti (fi.lio 1cinesi). No: tutto 1 ciò che gli ebrei otterrebbero, sarebbe u11a mozio·ne -di oon,danna da parte dell'ONU. Ciò non significa, naturalmente, che il problema dei p·alestinesi non sia angoscioso, .che non gli si debba trovare una so,luzione, anch,e -con il co,ntributo di Isra 1ele. Ma non saranno ·le minacce di « guerr,a santa», ·ch,e ancor oggi risuonano nel mo1 ndo, mussulmano, a facilitare una tale soluzione. Perciò, si smetta un·a bu.ona vo1 lta di parlare del « colonialismo » israeliano e non si prete·n-da, con tanto insop·po,rtabile p-aternalismo -e con tanto m.01 rboso livore, di insegnare ad Israele ciò che deve o non deve fare. Si smetta, i11so,mma,,di rischiare co·n la pelle degli altri. Un cittadino israeliano ha detto: « p,er noi è fonte di doloroso stupore vederci circo,ndati da questa in,co·mprensio·ne. Ma, alla fin fine, preferiamo essere criti- . cati da vivi, anziché essere lodati da m:orti ». ROSELLINA BALBI 18 Biblioteca Gino Bianco

• .. Le ACLI in. parcheggio di Giulio Picciotti Al Convegno1 delle AC'LI svoltosi a Viareggio (sul tema « Movimento operaio, e autonomie l,o,cali»), Gabaglio, il p·residente uscito dal Congresso di Torino, non è riuscito a da-re una sintesi p,olitica alle contrapposte linee che si sono m·anifestate in seno alla maggioranza che lo aveva eletto. · Il C•onvegno di Viareggio rapp·resentava la p·rima verifica, do·po la fin,e d,el « collateralismo» con la DC, di fronte ad una scadenz·a · (le prossime elezioni amministratiVie e regionali) che richiedev·a precise valutazioni e scelte, con,seguenti all'afferm-azione di auto·nomia e alle rivendicazioni di un potere politico diretto. Ma la maggioranza che a Torino si era formata su un_« no » della DC, non si è ritrovata a Viareggio su di un « sì», cioè su un·a risposta ai problemi di definizione e di caratterizzazione che il Co·ngresso di Torino) 1 . aveva aperto con la rinuncia ai due punti di rjferimento rispetto ai quali in passato le ACLI avevano cercato di -delineare il significato della propri.a presenza: l'uno rappresentato ·dalla D1C, come strumento· di presenza politica, l'altro dalla gerarchia ecclesiastica, co,me riferimento di imp,egno religioso. ·Uscite in mare aperto (In campo aperto è il titolo del volume che _raccoglie gli scritti di Labor, in cui si ritrovano le premesse, culturalmente quanto mai esigue, ,dell'attuale posizione delle ACLI) e ·non -più a vista di cost·a, le ACLI avrebbero avuto biso·gno, di un ri.ferimento di rotta nuovo. A chi si chiede dove vadano le ACLI - e se lo è chiesto un po' tutta la stampa senza riuscire a -dare una rispo 1 sta -, oggi, dopo Viareggio, si può dire che neppure le ACI.II lo sanno. Vanno alla 1 deriva, mentre Labor, il pilota che le h·a condotte al largo, è salito sull'altra nave, l'ACPOL, e non è in miglio,ri condizioni. Il disegno dell'ACPOL, almeno nelle sue ipotesi originarie, è naufragato. Allo sbo·cco politico previsto ~ m·ancato lo· spazio poli- · tico nel quale inserirsi: tutta colp·a della scissione socialista, avve- · • 1 GIULIO PICCIOTTI, Le ACL! contro la DC, « Nord e Sud», luglio 1969. 19 I - ib.liot e ino Bi neo ·.

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