Nord e Sud - anno XVII - n. 122 - febbraio 1970

' / Recensioni base» (M. Sironi Cita: Deep Sea Drilling Project: primi risultati). Le ricerche oceanografiche compiute negli ultimi anni hanno permesso di colmare parecchie lacune specialmente con il prelevamento di « carote a gravi,tà o a pi,stone », ma i risultati piì1 importanti sono que1li del programma « Perforazione mare profondo » (DSDP). L'operazione e condotta da una nuova nave in grado di perforare su grandi profondità di acqua fino a oltre 5000 metri e prevede trenta perforazio•ni nell'Atlantico e trentano,ve nel Pacifico. Essa si chiama Challenger in ricordo della citata nave inglese che alla fine del secolo scorso compì importanti s.p•edizioni oceanografiche. Il sedimento più antico incontrato nella Crociera atlantica risale a circa 140 milioni di anni fa. Ma oltre a fornire prove « inconfutabili » circa l'età della formazione dell'Oceano Atlantico, la campagna del Deep Sea Drilling Project · ha anche raggiunto altri interessanti risultati, tra cui la conferma della teoria dell'espansion.e dei fondi oceanici. Non è azzardato, dunque, dire che in un mo1ndo che non riesce a risolvere il prob1ema della fame per gran parte della sua popolazione e che vede aggiungersi a questo anche lo spettro della sete, l'oceanografia sarà « la nuova frontiera della scienza ». Non così in Italia dove la ricerca oceanografica è ancora molto trascurata. Eppure l'Italia con i suoi 8600 Km. di co,ste e con un deficit di circa 100 miliardi nella bilancia commerciale della pesca, dovrebbe avere un ruolo p,rimar.io nello studio delle acque marine che, se non altro, p·otrebbero costituire un'importantissima risorsa alimentare. Qualche cifra e qualche confronto con altri paesi chiariscono efficacemente le dimensioni del problema. Nel 1968 gli USA e l'URSS hanno, s,peso per le ricerche oceanografiche 550 miliardi di -lire ci·ascuno; la Francia 125, la Germania federale 55, la Gran Bretagna 14, l'Italia meno di un miliardo: 919 milioni stanziati dal CNR. D'altra parte l'Italia ha interesse per il n1are non so,lo relativamente alla p·esca, ma anJche per le risorse minerarie in esso contenute (magnesio e bromo in grosse quantità) e soprattutto, per le riserve di idrocarburi dei fondi marini che sono calcolate in quantità « no·n inferiori a quelle già sfruttate sulla terraferma». La situazione dovrebbe migliorare con il qt1inquen,nio ap,pena iniziato, per il quale il CNR ha imp·ostato un piano che dal 1970 al 1974 do,vrebbe impegnare 18.415 miliardi (poco più di tre miliardi all'anno) per i seguenti capitoli di spesa: fisica e chimica dei mari italiani; risorse b1io1 logiche del mare; risorse del fondo e substrato marini; azione dei mari sulle condizioni meteoro,logiche e climatiche; tecnologie; attrezzature; gestione navi; partecipazione acqui,sto nave Marin·a militare (limitatamente al 1970); aspetti oceanografici per difesa coste; effetto inquinamento mari sulle risorse marine. Il 1970 dovrebbe dunque vedere l'inizio di un p,rimo sforzo coordinato del paese per questo settore che si può a ragione definire « vitale» per la vita ·e l'economia nazionale. UGO LEONE 117 -Bibliotecaginobianco

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