Giornale a più voci le ammi,nistrative a Portici. Fu presentato come capolista e fu un'elezione plebiscitaria. Quasi tutti coloro che votarono PCI per il Consiglio comunale, dettero a lui la preferenza. Questo successo egli sfruttò bene anche l'anno dopo (1953) al•le politiche. Ven,ne eletto per la prima volta deputato. Ormai, a Napoli, il partito non poteva più fare a meno di l11i,ma proprio questa sua « insostituibilità» cominciava ad attirargli le prime inimicizie, a suscitare rivalità. Intanto, negli anni cinquanta, esplodeva a Napoli il !aurismo; le ,d,estre (mo11avchici e fascisti) mettevano le mani sulla città e cerca,rano di allungarle sulla regione. I comunisti avevano bisogno soprattutto di un « antiLauro », di un tribuno che recuperasse al PCI quelle frange p,roletarie e sottoproletarie che si erano lasciate attrarre dalla propaganda laurina. Il PCI .puntò su Caprara che, peraltro, non trovò sgradito questo ruolo che gli veniva assegnato. Ma la situazione cominciava già a farsi molto contraddittoria. Da un lato, il ·partito si serviva di lui e gli costruiva una precisa fisionom.ia tribunizia; dall'altra, non gli risparmiava l'accusa di « culto della personalità» e gli rimproverava l'ambizione di voler essere a tutti i costi un « capo carismatico ». La carriera po1itica ,di Caprara tocca altri traguardi significativi: capolista a N,apoli per il -rinnovo del Consiglio comunale, come diretto antagonista di Lauro; ·seconda elezione alla Camera dei Deputati nel 1958, terza nel '63, segretar.io regionale del partito, clamorosa affermazione nelle politiche del 19 maggio '68: fu eletto alle spalle del capolista Giorgio Amendola (131 mila voti) con circa 95 mila preferenze, distanziando fortemente Giorgio Napoliitano (78 mila), che godeva ormai di tutto l'appoggio dell'apparato centrale. Crescevano la sua popolarità e il suo ascendente sulla base, ,ma icrescevano rapidamente anche le accuse. Al suo successo elettorale, non corrispondeva un uguale successo nel partito. Morto Togliatti nel '64, Giorgio Amendola rafforza la sua posizione e non fa mistero di proteggere Napolitano. 1,1 sospetto di eresia diventa, nei confronti di Caip1 rara, esplicita accusa di frazionismo, di insubordinazione al principio leninista del « centralismo democratico». Molti dirigenti periferici incominciano ad insinuare che tenti di costituire un suo gruppo. Il XII congresso provinciale del PCI, alla Mostra d'Olt,remare, fornì l'esatta misura del « dissenso » p·ortato avanti da Caprara e dell'ampiezza che esso trovava nel partito. Gli eretici uscirono allo scoperto per la p1 rima volta sui temi della contestazione studentesca, delle lotte operaie, il ruolo meridionalista e internazionalista del PCI. Fu un congresiso molto agitato. La stessa Segreteria uscente (Antonio Mola) d·ovette ammettere, senza reticenze, che il PCI incontrava un grosso limite nel suo carattere di partito di massa: ,dal '65 al '68 gli iscritti erano scesi da 38.320 a 32.511, con una. perdita netta (i1 n due anni) di seimila tesserati. Questa situazione, com·e riconob,be Antonio Mola, non ·trovava « nessun equilibrato rapporto né con la popolazione, né con l'influenza elettorale, né con le forze di lavoro ». L'analisi della Segreteria, comunque, •non andò oltre il riconoscimento di un « insuffi57 Bi·blioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==