Nord e Sud - anno XVII - n. 121 - gennaio 1970

Antonio Ghirelli erano,, belle come un discorso di Lincoln o una po,esia di Majàkowski. Alla sera aiutavamo Arnoldo Foà a leggere il giornale radio e « Italia combatte», una trasmissione fitta di ingiurie contro i fascisti, di denu11ce contro le spie, ,di p·olemiche co,n la cal?-aglia ~ntellettuale di Salò; ma di giorno inventavamo cento rubriche divertenti, stimolanti, p1 rovocatorie, chiamando a racco,lta tutta la gente o·nesta di Napoli e del Sud per pruporre una revisione integrale di tutto il nostro modo di vita: matrimonio, famiglia, scuola, esercito, proprietà, codice. Il possente trasmettitore di Bari po·rtava lontano le nostre voci, così vertiginosamente lontano che ce ne siamo accorti soltanto dopo, quando siamo saliti al Nord e abbiamo visto i giornali repubblichini. So,no andato a rileggere un numero unico •che stampammo- allora, per ricordare Radio Napoli e ci ho trovato una mia testimonianza scritta in un modo ridicolo, ingenuo, sulfureo, ma significativa: « Sezione Prosa, veramente è un nome recente. È il nome che si è deciso di dare ai programmi artistici o come diavolo si possono chiamare i programmi in cui ci sono parole - non però di notiziario o di commento - parole in una certa armonia, cioè appunto prosa. Il lavoro, qui, si è organizzato solo col tempo. Il primo vero titolare dei programmi artistici è stato lo spirito democratico, la fiducia avventurosa e cosciente di pochi intellettuali italiani e di alcuni soldati arr1ericani e inglesi. Cosi cominciò: da qualche commedia, data alla domenica con mezzi di fortuna, si passò ad un'organizzazione piu atnpia. Mentre nel primo periodo Stella Bianca era stata una trasmissione piu popolare, si cercò di impostare un p,rogramma meno accentrato. Alle serate di Conosciamo le Nazioni Unite si tentò di dare un respiro piu dran1matico - di prestare umanità, realtà. Al giovedi si impostò un programma, Colpevoli, che volle essere un colloquio non piu implacabile e dispotico, ma libero e umano; un dialogo con figure di colpevoli piu vittime ridicole che funeste. Al venerdi veniva fissato tm incontro con frasi di scrittori, mentre la sera della domenica restava dedjcata al radio-teatro. Le preoccupazioni erano svariate, sop,rattutto quella di non fare della propaganda, ed irritare cosi chi lavorava e chi ascoltava, e non esagerare con la cultura ». Alle spalle non avevamo niente: uscivamo dalle scuole fasciste, dalle famiglie co,nformiste, da un'Italia rassegnata e sconfitta. Gli americani ci insegnavano la tecnica, gli inglesi ci tenevano al guinzaglio, i vecchi funzionari ci aborrivano: ma per noi il mondo era tutto da scoprire, come la democrazia. Io scrissi quella volta, pen·sando ai lettori, agli ascoltato 1 ri, ai giovani: « Ecco, quello che vorremmo chiedervi è di vederci in questo nostro lavoro. Protestare, inferocirvi, annoiarvi - ma credendoci. Credendo nell'utilità di farlo , nella possibilità di costruirci qualcosa noi e voi (non case, naturalmente, né ville, né agri); qualcosa di dentro, per questa ricostruzione. Una fiducia, ecco, un mo·mento di bellezza, un attimo di sangue buono». 106 BibliotecaGino Bianco

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