Nord e Sud - anno XVII - n. 121 - gennaio 1970

Antonio Ghirelli mi· accorg.o di aggrapparmi ai supers~iti del po,po,lo torturato co·me a vecchi compagni d'arme: quest'estate ho visitato con trepidazione la casa di Anna Frank ad Amsterdam, quest'inverno ho assistito con emozione a •due o tre spettacoli israeliani. Mi tengo .forte con le braccia alle travi dell'antifascismo e della guerra contro Hitler, mentre i piedi penzo1ano sull'abisso di un futuro fragoroso e luccicante. Naturalmente, prop,rio per questo sarebbe relativamente facile resuscitare la memoria: date, luoghi, persone, situazioni so,no fissi dentro di me come scheletri ,di palazzi bombardati. Del resto, come stupirsene? non si vivono esperienze così deformanti senza colarvi dentro co•me lava ardente, piq,mbo fuso, cera nello stampo. Vissi così fortemente, allora, che senza ren·dermene conto morii anch'io, cento volte, con mia madre, co-n i miei camerati fascisti, i miei compagni partigiani, gli scugnizzi di Napo1i, i confinati di Ventotene, i deportati di Buchenwald, gli sconosciuti uccisi per sbaglio. Non si appartiene all'esercito delle vittime senza entrare d'ufficio nell'o·r,dine dei carnefici; non si sopravvive senza crepare con tutti i caduti, i vinti, i fucilati, mio cugino straziato a vent'anni in Albania, i volontari di Ala1nein, i congelati ,dell'Armir, gli inriocenti di Cefalo1 nia, gli imbecilli, i ladri, i gerarchi, gli eroi. L'illusione è che si p,o,ssa uscir vivi dai rifugi antiaerei una volta udito il cessato allarme, spolverarsi i vestiti e_i polmoni dalla sabbia cirenaica, ingrassarsi co,n gli avanzi dei lager. La mia generazione, che ha trucidato sei milioni di ebrei, venti milioni di russi, un milione di zingari, · più A1nendola e Matteotti, Minzoni e Gramsci, no,n può avere le mani pulite. Non può essere tutta innocente o tutta colpevole. Non può nemmeno pretendere ,di farsi ascoltare da chi è venuto dopo senza sapere, senza capire, senza poter immaginare l'inimmaginabile. Eppure noi del '45 amiamo quell'orrore, ci siamo nascosti dentro come nel ventre della madre o nel grembo dell'amante, ce ne sentiamo torturati e ,difesi senza tregua. Sarebbe facile fare dei nomi per spiegarci - Stendhal, per esempio, oppure Nievo o Hemingway - ma servirebbe davvero a poco. Nessuna citazione può spiegare il cordone ombelicale che ci avvìnghia a quegli anni e ce li rende così cari che no·n li cederemmo contro nessuna gloria, o f~licità. Un motivo di Kern, un'inquadratura di Hathaway, un ponte di Londra protetto da sacchi di sabbia, le nostre città fumanti di rovine, le fasce grigio 1 verdi, i primi numeri dell'« Avanti! » o del « Risorgimento Liberale», i tacchi orto,pedici, i capelli delle nostre ragazze lunghi sulle spalle, le sottane rimediate, i fez, il castagnaccio: no,n c'è immagine della pena, della paura, della vergogna, della rivolta, che non ci sferzi come il vento delle montagne, restituendo ai nostri volti esangui il rossore ·della giovinezza. 102 BibliotecaGi.noBianco

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