Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

.. Recensioni Il fatto che Montefoschi sia riuscito a con,siderar valida tanta parte di quel che ha scritto nello scorso decennio potrebbe essere interpretato come un gesto di superbia, come l'esempio d'una sopravvalutazione delle proprie capacità di giudizio., Leggendo - in parte, rileggendo - gli scritti dell'Autore, si nota, piuttosto la consapevolezza dei limiti obiettivi del « compito giornaliero»: tale consapevolezza è nella cura posta ·da Montefoschi nel « collegamento» e nella spiegazione a posteriori delle sue osservazioni, delle sue critiche, dei suoi « servizi» d'inviato. Ed è atto d'onestà - per onale, prima che professionale - la cui constatazione giova alla lettura e all'intendimento del volume. Ne sottolineeremo un aspetto peculiare: quando Montefoschi, riflettendo sulla « svolta» post-kennediana, riproduce il testo del disco,rso, che il Presidente avrebbe dovuto pronunciare a Dallas, se non fosse stato ucciso, il 23 novembre del '63: « quello ohe Kennedy non po,té dire» - come intitola l'Autore il capitolo dedicato all'evento - era il chiarimento, al di là d'ogni possibile interpretazione equivoca, dei limiti proposti (o imposti) dal Governo di Washington allo sviluppo del dialogo co,n Mosca: un dialogo - si noti bene - che era stato brutalmente compromesso soltanto un anno prima dell'assassinio di Dallas dal fallito tentativo sovietico d'installare una base missilistica nell'isolta di Cuba, a poche decine di miglia dalle coste orientali degli Stati Uniti. In « quello che Kennedy non poté dire » è la svolta del « dialogo 1 degli anni '60 », la testimonianza d'un equilibrio instabile, l'affermazione dell'invalicabilità di limiti di tolleranza, la conferma del rifiuto d'uno spostamento delle ·« sfere d'influenza». La prosa di Montefoschi - anche nell'es.posizione degli even,ti internazion1ali, del loro complesso e convulso svolgersi - è nitida. L'Autore attenua il rigore dell'indagine storico-,politica nell'osservazione, soltanto apparentemente margin'ale, di fatti e n.eija loro interpretazione con un tono di fine umorismo: sembra scegliere l'episodio eh gli consenta una « b·attuta » leggera; ma poi ci si accorge della sua validità per la comprensione dell'intero svolgimento d'un fatto. L'ironia è sottilét vale ad accentuare - perché mai sottovaluta - la gravità degli eventi osservati. Anche per questo si consiglia la lettura di questo volume, che consente anche di rievocare, con rigorosa puntualità, l'evolversi degli eventi internazionali nel dee nnio che sta per concludersi. ALFONSO STERPELLONE Totalitarismo ali' italiana La consapevolezza che un sistema istituzionale non acquista una propri~ autonomia dai modi e dalla misura in cui è effettivamente applicato e dalle forze politiche che gli danno vita, ha condotto De Fe1i1ce (RENZODE FELICE, Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929, To109 , Bibliotecaginobianco '

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