Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

/ Lettere al Direttore blico chiamato ad intervenire in sostituzione o per conto degli Enti locali. Ne è risultato un quadro davvero deprimente: la legge era congegnata in modo tale che i viaggi di andata e ritorno delle singole procedure, la frammentazione dei controlli nel corso delle singole parti di quella articolata catena di montaggio che è la realizzazione di un'opera, dalla sua progettazione alla sua esecuzione, il complesso meccanismo di finanziamento, il giuoco dei « pareri », e delle autorizzazioni, tutto ciò contribuiva a creare ritardi e tempi morti capaci di compromettere una te1npestiva realizzazione dei pro- . grammi. Noi che ci siamo scontrati con queste difficoltà abbiamo cercato anche di valutarne le ragioni e di capire quali potevano essere i rimedi. Siamo stati confrontati in questa ricerca dall'impulso che lo stesso « progetto 80 » ( da molti considerato un, documento della buona volontà e delle bitone intenzioni, ma secondo noi importante anche per questo, perché le scelte politiche devono, a un certo momento, partire da un atto di buona volontà) ha voluto dare all'analisi degli strumenti dell'intervento pubblico come determinanti per la fattibilità di una progra1nmazione. L'intero capitolo VIII del documento sulla programm.azione è dedicato ad un esame del quadro istituzionale attuale, e a quello che dovrà essere il quadro operativo futuro di una amministrazione pubblica rinnovata nella legislazione e negli strumenti di intervento. Si riconosce in quella sede, e forse mai prima d'ora in modo così esplicito, che ad un più intenso impegno pubblico nel soddisfacimento di bisogni civili e sociali, deve corrispondere una moderna riforma della pubblica amministrazione, un rinnovamento della legislazione, il passaggio da controlli puramente for1nali dell'azione pubblica ad una « amministrazione per programmi» secondo il sistema delle agenzie. So bene quanto scoraggiante possa apparire fare ancor oggi questi discorsi, dopo venti anni che si parla inutilmente di rifor1na della pubblica amministrazione, e come di fronte all'ennesimo ricatto delle cose, che è l'urgenza di « fare », di agire in modo che qualcosa sia fatto e subito, sia considerato quasi più giusto scegliere la via più facile, quella che non antepone ad urgenze fin troppo drammatiche una illteriore esigenza di natura strutturale, in questo caso l'adeguamento degli strun1enti ordinari dell'intervento. È naturale, sulla base di questo ragionamento, che Ernesto Mazzetti si mostri possibilista nei confronti di una tesi, quella della realizzazione dei nuovi centri universitari da parte dell'IRI, che ha avuto successo e credibilità per u11 certo periodo di ten1po, a partire da quando, all'epoca del governo Leone, fu presentato un progetto in tal senso, successivan1ente ripreso e riproposto al CIPE dal Ministro del Bilancio e della Programmazione on. Preti. Non vi sono, intendiamoci, pregiudiziali tecniche sulla possibilità che l'IRI intervenga nella fase realizzativa vera e propria, cioè nell'esecuzione dei programmi per la nuova edilizia universitaria. Ciò che mi sembra si debba ·negare è che all'Istituto per la Ricostruzione Industriale possa essere delegato il potere di programmazione e di progettazione, come viceversa ap253 -B~bliote.caginobianco

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