Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

Luigi Compagna Non si tratta quindi di affermare che Marx sbagliò o che Marx non previde esattamente lo svilu·ppo della società capitalistica: la verità è che Marx vide che cosa era la società capitalistica; e quelli che ne so·no oggi certi aspetti positivi li avrebbe pro•b~bilmente consi,derati propri della società post-capitalistica, da lui ·prevista ed identificata nell'abolizione ·di uno stato legato all'·espressione classista -di una borghesia che governa in ragione dei propri interessi di casta. Questo mutamento, che è senza dubbio un mutamento strutturale, viene valutato in modo inesatto, se non è addirittura ignorato, da Bordiga; e di qui nascono le insufficienze, i semplicismi e, diciamo pure, la rozzezza del suo1 pensiero politico, che co,nserva alla lettera, cioè acriticamente, aspettazioni del marxismo ,della prima fase, aspettazioni che, a volerle mantenere in tal modo letterale, lo po·rtano inevitabilmente a negare il passaggio della società sovietica al post-capitalismo, lo portano cioè in una posizione che ha indubbiamente molti punti in comune col trotschismo. Bordiga ha sempre cercato di cogliere nella teoria marxista quel complesso di norme fisse che debbo 1 no presiedere al moto di emancipazione proletaria, da realizzarsi con il più fermo proposito rivoluzionario, senza co,mplicazioni intellettuali o troppi dubbi nell'azione. Queste le sue testuali parole: « Si adopera l'espressione marxismo non nel senso di una dottrina scoperta o introdotta da Carlo Marx persona, ma per riferirsi alla dottrina che sorge col moderno proletariato industriale e lo accompagna, in tutto il corso di una rivoluzione sociale e conserviamo il termine marxismo, malgrado il vasto campo di speculazione e di sfruttamento di esso da parte di una serie di movimenti antirivoluzionari. La storia della sinistra marxista, del m~rxismo raidiieale, e più esattamente del marxismo, consiste nelle successive resistenze a tutte le ondate del reviosionismo che hanno attaccato vari lati della dottrina e de] metodo, a partire dall'organica, monolitica formulazione che si può far co11imare col Manifesto del 1848. Lo stesso marxismo non può essere una dottrina che si va ogni giorno plasmando e riplasmando di nuovi apporti e con sostituzione di pezzi -- meglio di rattoppi e pezze! _. perché è ancora, pur essendo l'ultima, una delle dottrine che sono arma di una crasse dominata e sfruttata che deve caipovolgere i rapporti sociali, e nel farlo è oggetto in mille guise delle influenze conservatrici delle forze e ideologie tradizionaili proprie delle classi nemiche... Per quan~o ,dunque la dota~ione ideologica della classe operaia rivoluzionaria non sia più rivelazione, mito, idealismo, come per le classi precedenti, ma positiva « scienza», essa ha tuttavia bisogno di una formulazione stab-ile dei suoi principii e anche delle sue regole di azione, che assolva il compito e abbia la decisiva efficacia che in pa1sato hanno avuto dogmi, catechismi, tavole, costituzioni, libri-guida come i Veda, il Talinud, la Bibb,ia, il Corano o la Dichiarazione dei diritti... Una nuova dottrina non può apparire in qualunque momento storico, ma vi sono date e ben caratteristiche - e anche rarissime -- epoche della storia in cui essa p1 uò apparire come un fascio di abbagliante luce, e se non si è ravvisato il momento cruciale ed affissata 246 Bibiiotecaginobianco

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