Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

Ermanno Corsi essere portata avanti con successo, senza creare nuovi e più profondi squilibri, se si riuscirà a rendere più ordinato. l'esodo rurale che, nei prossimi dieci anni, è previsito nella misura di cinque milioni in tutta l'area del Mercato Comune; in Italia circa due milioni di persone verranno espulse dalle attività agr1cole. O:ra, un fenomeno di così rilevanti dimensioni non può essere abbandonato alla legge della casua1ità. senza mettere in crisi la stessa politica europea nel suo complesso e senza correre il rischio di rendere ancora più drammatici i ritardi e i divari regionali. L'esodo a,gricolo, nei prossimi dieci anni!, non potrà essere evitato; è già ora una realtà storica che aindrà, se mai, sempTe ,più accentuandosci.. L'esodo, airgomenta in sostanza Mansholt, è una condizione pregiudiziale per raggiungere gli obiettivi di ristrutturazione agraria (in termini di maggiore produttività) in Europa. L'abbandono dei cam,pi non deve essere, tuttavia, indiscirimina1o, bensì controllato; non deve sottrarisi alle leggi dello sviluppo e della programmazione, ma deve essere un aspetto di un disegno economico-politico molto più vasto. Per queste ragioni la Comunità propone che si spendano, ogni anno, circa 1.300 miliardi da utilizzarsi soltanto per creare nuovi posti di lavoro nelle industrie, nel commercio, nei servizi. Questi posti, secondo le ipotesi del Piano, dovrebbero nascere nelle sitesse regioni o nelle stesse province in cui ha luogo .l',esodo, in modo che l'ex agricoltore non sia costretto a migrazioni interne, migrazioni che hanno un costo sociale altissimo. Quindi aiuti, finanziamenti, incentivi per coloro che lasceranno la terra nei prossimi dieci anni (il piano mette in moto un meccanismo di accelerazione del- . l'esodo); ma soprattutto aiuti e finanziamenti per coloro che vi rimarrailJilo legati. Costoro, però, avranno fatto una precisa scelta - una scelta che va molto al di là della semplice attività lavorativa - avranno fatto in sostanza una scelta politica: quindi, per realizzare il principale obiettivo del Piano, cioè l'aumento dei redditi agricoli, dovranno concentrarsi, industrializzarsi, unirsi. Non potranno continuare a rimanere isolati. Mansholt incita, appunto, le aziende più piccole, quelle estremamente frazionate, ad associarsi; l'azienda caipitalis.tica - queHa che, almeno sul piano teorico, ha già i requisiti di azienda moderna, ad alta produttività - non viene chiamata in causa, non avrà aiuti. Delle reazioni segu~re ,aJllapresentazione del piano Mainsholrt ( dicembre 1968) « Nord e Sud» ,si è già occupata nel numero scorso (Mario Pendinelli, I nemici di Mansholt). Alcune recenti vicende internazionali, prima fra tutte la caduta di De Gaulle, lasciano oggi credere che almeno alcune tra le osti• lità inizialmente incontrate· dal Piano in sede europea, possano risultare meno forti. Nei diversi paesi interessati, comunque, l'accettazione del Piano non sarà mai un fatto di vertice perché in effetti esso dovrà essere discusso, e accettato, ·anche a livello regionale; così come a livello regionale ~i dovranno verificare le possibilità di una sua interpretazione meridionalista. A Bari, per iniziativa del Centro Studi sulle Comunità europee, si è incominciato l'esame, a:riticolato per regioni, del Piano (o Memorandum Agri48 BibliotecaGino Bianco

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