Editoriale molti di essi f assero consapevoli ormai del fatto che De Gaulle, l'uomo dei continui colpi di scena special1nente nella politica internazionale (si pensi non soltanto ai « dispetti » nei confronti degli Stati Uniti ed ai veti nei confronti dell'adesione i11glese al MEC, mçi anche all'ostilità nei confronti di I sr.aele - per non parlare delle arteriosclerotiche esibizioni per soffiare sul fuoco dei contrasti fra canadesi francofoni e canadesi anglofoni - e soprattutto all'astratto disegno dell'Europa « dall'Atlantico agli Urali»), 110n poteva assicilrare una tran.quillità ed una sicurezza sul piano della politica interna che 110n fossero accompagnate da arriscJziate sortite sul piano della politica estera, che non avessero come alto costo politico l'isolan1e11to della Francia e la decadenza dell'Europa in conseguenza dell'isolamento della Francia. Quando poi si pensi che l'artefice principale della 11ittoria gollista alle elezioni del giugno 1968, non fit De Gaulle, ma Pompidou, e che, dopo il giugno 1968, De Gaulle ha n1esso da parte proprio Pompidou, si può ben compre11dere co,ne e perché molti degli elettori che allora votarono per il gollismo, come garanzia contro il caos, abbiano ora detto no a De Gaulle: sia percJzé si è dissolta l'alternativa fra De Gaulle ed il caos, sia percl1é si è intilito che altri, più e meglio di De Gaulle, possono garantire la trariquillità e la sicurezza. Sono stati, dunque, gli elettori moderati a voltare le spalle a De Gaulle, a congedare De Gaulle. E il documento del PCI, che attribuisce la sconfitta di De Gaulle alla « lunga battaglia delle masse operaie », così come il telegramma di Longo a Waldeck Rochet, cl1e attribuisce al PCF - con1e avangitardia nella lotta contro il Patto atlantico, espressione in Europa dell'« i1nperialis1no americano » - il rnerito d'i aver dato il « contributo essenziale » alla liqitidazione del potere personale di De Gaulle, sono tanto più rituali in quanto risulta questa volta evidente che, a formare una maggioranza contro De Gaulle, hanno contribuito tutti quegli elettori per i quali era gr.ave fonte di preoccupazione il fatto che si potesse dire, come si era detto e ripetuto: «il Cremlino è gollista ». Resta vero, d'altra parte, cJze, per quanto il Cremlino fosse gollista, gli elettori oornunisti in Fra11cia non potevano votare che no ed il PCF no-n poteva suggerire di votare sì; e resta vero quindi che la maggioranza d'ei no si è formata con la somma degli elettori di sinistra, tradizionalmente antigollisti, comunisti compresi, e degli elettori diventati antigollisti perché De Gaitlle era avviato più che mai ed irrimediabilmente ed inconfondibil1nente ad oltrepassare i limiti entro i quali tali elettori considerano garantita la tra11quillità e la sicurezza. Le consegitenze della fine del potere personale di De Gaulle sono 4 Bibliotecaginobianco
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