I Argomenti eversiva, ogni innovazione, oggi, più frequentemente, per appro 1 priarsene e ridurla alle proprie dimensioni. La storia dei piani di zona ha, per il momento, questo finale! Se però si vorrà dar seguito alla dichiarata accettazione del progetto Mansholt e, ancor più, se si vorrà fare in modo che l'ordinamento regionale in agricoltura non si esaurisca nella creazione di nuovi personaggi, ma attivi il processo dialettico, finora mancato, tra la base agricola e i suoi reggitori per trovare soluzioni di valore generale, tale sto-- ria sarà certamente riaperta; e sarà proprio in funzione dell'utile impiego del piano zo,nale che dovrà essere studiata la nuova organizzazione ag~cola delle regioni. Attualmente, il piano zonale resta congelato nell'art. 39 della L. 27 ottobre 1966, n. 910 (2° Piano verde). Per un ricorso storico, non poi tanto curioso, a richiamarvisi sono stati nuovi accademici, i quali, mutuando tecniche dall'arte cubista e dalla pop art, stanno predisponendo affreschi agricoli, ai quali attribuiscono il titolo di piano zonale. In ciò commetto·no un errore perché, se nessuno obietta che per prepararsi a meglio operare sia necessario esercitarsi anche co•n le forme algoritmiche, è pur vero che « a livello zonale - come ha detto il prof. Barberis 6 a un recente convegno - svanisce ogni illusione di programmare con il calcolatore: si programma con la lotta, con l'impegno a servizio di comunità che non intendono rimanere indietro »; si potrebbe aggiungere: con tanta fantasia e con molta coscienza. GIAN GIACOMO DELL'ANGELO 6 C. BARBERIS Mondo rurale e agricoltura nei piani di sviluppo zonale, Relazione al Convegn'o nazionale di studio della Confedérazione nazionale dei coltivatori diretti, Roma 20-21-22 gennaio 1969. 95 Bibliotecaginobianco
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