Bruno Isabella a questi si è aggiunta una serie cospicua di rifiuti dell'industria e dei mezzi di navigazio·ne, cioè un numero enorme di prodotti di cui spesso è difficile individuare gli effetti dannosi, sia :nel bi..e.ve cl1e nel lungo tern1ine. Di fronte ad u11a situazione così drammaticamente oscura, di fronte al quadro di u11 passato contrassegnato dalla più profonda apatia, in molti paesi abbiamo oggi una sempre crescente sensibilizzazione per ·il problema, giunto ormai nella fase critica. Alcuni di questi paesi hanno già in vigore nuove legislazio11i; sono state create organizzazioni ad hoc per migliorare la qualità ed il valore delle risorse idriche e per stabilire politiche nazionali di prevenzione, controllo ed elimi11azione dell'avvelenamento delle acque. Possiamo dire cl1e lo stesso è accaduto i11 Italia? Purtroppo la risposta è negativa. Non solo c'è da co11statare la mancanza, nell'opi11ione pubblica, di una coscienza della gravità della situazio·ne; non solo c'è da riscontrare il superficiale atteggiamento del Governo e del Parlamento; ma c'è da aggiungere che la stessa pressione del mondo scientifico nel richiamare l'attenzione delle autorità e dell'o-pinione pubbl1ica si è fatta sentire, sì, ma in maniera blanda e non certo efficace. Si sono svolti importa~ti convegni con at1torevoli partecipazioni (uno dei più recenti ha avuto luogo lo scorso luglio a Milano.) ma n.ulla di 11uovo è accaduto ed il silenzio è calato sul problema. Di certo facciamo torto a qualche illustre studioso che avrà sceverato il problema da tempo; forse vi sarà un nuovo professor Natoni (il suo pregevole studio Le piene dell'Arno ed i provvedin1enti di, difesa era stato pubblicato molto tempo -prima del tragico novembre 1966); 1na a no·stro avviso gli studi e le ricerche debbono diventare in questi casi strumenti efficaci· per sensibilizzare l'opinione pubblica e le autorità. Siamo in11anzi ad un problema maturo per la crisi; se non si corre subito ai ripari, i danni saranno i11calcolabili ed, in alcuni casi, irrimediabili. Solo mobilitando tutte le risorse disponibili per uno sforzo su larga scala, sarà possibile invertire l'attuale fenomeno di deterioramento delle risorse idriche. È necessario un approccio sistematico e programmato,_ diremmo anzi aggressivo, per deli11eare tutti gli elementi necessari alla formulazione di un'efficiente politica nazionale di lotta all'inquinamento, ed alla preparazione dei rnezzi necessari. Non· v'è giustifièazione di sorta che possa essere presentato come ostacolo insormontabile. È meglio un cattivo piano, cl1e nessun piano. È meglio tracciare sin d'ora le linee di un ·pro,gramma per la lotta all'inqt;tinamento delle acque, con la relativa legislazione, i fondi necessari, la definizione della 11atura dell'organo responsabile, piuttosto che restare in attesa della 90 Bibliotecaginobianco
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