Nord e Sud - anno XV - n. 99 - marzo 1968

, Il nuovo pregiudizio favorevole minore validità delle accuse rivolte agli intellettuali di sinistra, che ci interessa. Quanto poi al perché queste accuse si vadano moltiplicando, il fenomeno secondo noi è da ricollegare al fatto che il partito comunista - il quale per cinquant'anni ha costituito il polo di attrazione di tutte le speranze, tutti i fermenti, tutte le spinte rivoluzionarie - viene sottoposto esso stesso a processo, vuoi per revisionismo, vuoi per degenerazione burocratica, vuoi perché ligio alla tesi della coesistenza pacifica. Les dieux s'en vont, figurarsi i letterati al séguito. Senza dire che la tesi marcusiana circa la « integrazione degli opposti » nella società industriale (per cui il « popolo», un tempo lievito del mutamento sociale, oggi sarebbe il lievito della coesione sociale) ha contribuito a radicare la convinzione che i tradizionali canali della protesta siano divenuti ormai inefficaci ( « forse persino pericolosi, perché man.tengono l'illusione della sovranità popolare »): così che, all'interno della società del consenso, l'unica opposizione, l'unica negazione, l'unica protesta possibile è quella dei giovani, insopprimibile in quanto protesta a carattere « biologico ». Tutti gli altri vengono così messi fuori gioco. Se questo vale a spiegare, sia pure con una inevitabile schematizzazione, la strategia del rifiuto messa in atto dalla « nuova sinistra », e quindi la chiusura nei confronti dei partiti politici (compreso il comunista) come nei confronti degli uomini di cultura, quale spiegazione si può avanzare circa l'atteggiamento di adesione acritica che molti di questi ultimi vanno assumendo nei confronti della « nuova ·sinistra »? . Trascureremo di soffermarci su talune delle possibili spiegazioni, le quali sarebbero irrilevanti ai fini del nostro discorso: il desiderio di popolarità, per esempio, o la vanità di apparire - ai propri occhi prima ancora che a quelli altrui - campioni dell'anticonformismo e della contestazione. Né prenderemo in considerazione, per gli stessi motivi, quanto scriveva Vittorio de Caprariis circa le possibili motivazioni del « pregit1dizio favorevole » (che, al tempo in cui de Caprariis scriveva, si esercitava peraltro in direzione dell'Unione .Sovietica e del partito comunista): « •.• credo che, piuttosto che una rigorosa logica marxista, vi sia in essi [gli intellettuali portatori del pregiudizio favorevole] un miscuglio di tutte le correnti irrazionalistiche· della cultura dei primi trent'anni del novecento, lo stesso miscuglio che indusse alcuni di loro a celebrare o almeno ad approvare, a suo tempo, la violenza fascista e nazista, che anch'essa appariva loro una forza liberatrice dell'opacità della storia». · Viceversa, vogliamo dare per scontata la buona fede di molti tra questi intellettuali, la loro ansia di rin_novamento, il loro disagio di fronte a certe 1 tendenze della società (disagio che non si annulla per effetto dell'integrazione, ma può anzi risultarne esasperato). Tuttavia, la buona fede 31 s··btiotecaginobian_co

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