Nord e Sud - anno XV - n. 108 - dicembre 1968

Aldo Cano•nici i quali, sulla base di certi valori co·nvenzionali che la nostra società ·ha adottato, lottano freneticamente per scalare -le piramidi del po,tere aziendale, ha eccitato la vena polemica di molti autori; e ne sono nati libri brillanti come quello di White, L'uomo dell'organizzazione, di Packard, Gli arrampicatori aziendali, di Gross, Gli scrutatori di cer-yelli, di Barritz, I servi del potere. Tutti, come il lettore scrupoloso potrà ricordare, spietatamente critici delle attuale situazione e pessimistici circa l'evoluzione futura. Né questa critica si è limitata al p·aese industriale per eccellenza, gli Stati Uniti, ma c'è stato anche qualche •studioso, ad esempio Granick, che è andato a scomodare i dirigenti russi per concludere che, tutto sommato, anche nei paesi dell'Est si va •sviluppando un tipo -di management -dotato delle stesse caratteristiche e della stessa sete di potere che si riscontra nei managers occidentali. Anche se destinata a restare più in ombra, non fo,sse altro che per le minori polemiche che determina, esiste però una seco,nda categoria di libri, che tende invece a descrivere gli attuali sviluppi della p,sicologia industriale e i p·rogressi che questa scienza registra sopratutto in America; libri che prima o poi non tarderanno a .diffon-dersi anche nel nostro paese. È ancora abb·astanza recente il libro, di Gellerman, lvlotivazione e pro·duttività del lavoro e viene ora alla luce di Harold Leavitt, Fondamenti di psicologia per dirigenti (Etas/Kompass) che ·costituisce probabilmente il lavoro più interessante apparso in questi anni in italiano. Quello di Leavitt è un nome ben noto agli specialisti, avendo l'autore al suo attivo anni di :insegnamento e di rièerche negli Stati Uniti nel cam.po della psicolo-gia sociale. Il libro che ora viene offerto al lettore italiano è molto diverso dalle oper,e cattedratiche cui siamo abituati, anche se Gellerman non ha il background di un brillante giornalista tipo Packard, ma è, come dicevamo, un docente universitario, che insegna, tra l'altro, al « Carnegie Institute of Technology », vale a dire in una delle principali univer- , sità am·ericane. Si tratta di un lib·ro spregiudicato, scritto con un linguaggio spesso divertente, corredato da una serie di esempi che non. possono non sollecitare l'immaginazione anche di un lettore assolutamente lontano dalla materia trattata e lo spingono a seguire l'autore in un cammino da percorrere in q11attro tappe. Innanzitutto Leavitt affronta i problemi psicologici individuali (percezione, frustrazioni, conflitto p·sicologico, apprendimento, ecc.); passa poi a esaminare i rapporti che intercorrono tra ·,due persone, sia sotto l'aspett~ d·ella comunicazione, sia sotto l'aspetto d·ei mezzi per trasformare il comportamento altrui. Allargandosi sem·pre più il campo, nel terzo tema si affronta il lavoro clei piccoli gruppi, ed infine si passa all'analisi dei problemi delle grandi organizzazioni, nelle quali il rapporto individuale non è più ipotizzabile; ma prevale il rapporto indiretto è mediato. Quando ci si riferisce all'individuo isolato, occorre rifarsi innanzitutto al problem.a delle motivazioni e scartare immediatamente l'ipotesi che tutti 106 Bibliotecaginobianco

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