.. I Per una gestio11e cle1nocratica del potere schia di rivelarsi, sotto molti aspetti, come una formale democratizzazione del sistema, se esclude la possibilità per le forze imprenditoriali, politiche e sindacali di garantire a pari condizioni nei settori di attività e nelle aziende quella politica decisa intorno al tavolo della program- . maz1one. Sarebbe possibile raggiungere un tale equilibrio, in primo luogo, col chiarire e ·distinguere le varie attività nell'azienda. Troppo confusi sono al giorno d'oggi i rap,porti di direzione, controllo, gestione e così via. Ciò no11. favorisce né ,l'efficienza, nè la rapida definizione di catene di responsabilità. È necessario, quindi, raccogliere i11 un « Collegio » i veri govern~nti dell'impresa. La nomina, poi, di questo 1 « Collegio dei direttori » nelle grandi aziende non dovrebbe procedere per cooptazione o per imposizione del potere politico, ma per nomina, revocabile, da parte delle tre componenti: proprietari, personale e potere pubblico che eleggerebbero un Consiglio di vigila11za. Tale « Collegio » verrebbe quindi ad essere liberato dagli equivoci che oggi ne allargano sproporzio11atamente il potere e a dover rispondere dei propri atti ad un Consiglio di vigilanza. La politica dei governanti si svilupperebbe così, com'è giu~ sto, nell'interesse di tutte le forze èhe prendono parte alla vita d'u11a impresa. L'oip•posizio·ne più rilevante a questo nuovo assetto giuridico verrà esercitata, in nome di una malintesa efficienza, dalla classe dirigente aziendale per difendere la propria egemonia sull'industria. L'istituzione dei Consigli di vigilanza verrebbe infatti a distinguere la funzione esecutiva, propria del manager, da quella di determinazione della vita eco.nomica dell'impresa, proplìia di u11 organismo democratico. Opposizioni nasceranno anche negli ambienti si11dacali, indotti a credere che questo sistem.a di controllo possa preludere ad u11a totale integrazione dell'operaio nella logica di fabbrica. Il principio di mantenere distinti e vitali sia il diritto alla partecipazione che la l1 ibertà di contestazione è indiscutibilmente valido. Tuttavia, l'operaio, se vuole un potere reale, deve sapersi inserire almeno parzialmente nella struttura del potere economico. L'esercizio di questo potere, in sé, non determina l'asservimento della classe o.peraia; anzi, pare alquanto lo,gico che ne favorisca l'emancipazione. Dovrebbe essere, però, compito dei sindacati, con l'assistenza di istituti pubblici specializzati, formare i propri candidati ai Consigli di vigilanza in modp che questi abbiano una visione organica dei vari momenti in cui s:i articola la vita dell'azienda. Se al contrario si pensa di garantire l'autonomia del1la classe lavoratrice solo cont,estando il sistema, in realtà si formerà una massa di operai integrati sul piano dell'aspirazione al 97 Bibliotecaginobianco
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