Filippo Scalese possono svolgere un ruolo primario quale fattore di sviluppo dell'economia del Mezzogiorno, e di contenimento dell'esodo meridionale. L'irrigazio•ne ha, infatti, « un eccezionale potere di popolamento. Una zona sotto,popolata non è la più indicata per :un'intensificazione a base idraulica, così co-me una zona sovrapopolata costituisce una situazione che mi1lita do•ppiamente a favore dell'acceleramento· dell'irrigazio•ne. Ad esempio, in talune regioni dell'Europa occidentale - specialmente nel bacino dell'Aquitania - il grano richiedeva 15 giornate di lavo1 ro maschile (di 9 ore) per ettaro, la barbabietola circa 50 e le colture foraggere circa 20. L'irrigazione, recentemente introdotta, ha permesso l'introduzione di colture ad alto rendimento: ortive (circa 100 ore di lavoro per ha), il tabacco• (400 ore), il luppolo (450 ore). Si concepisce quindi come co•n l'irrigazione la pro,duttività aumenti in proporzione inversa delle superfici irrigate ... » 6 • Ora, poiché il « formidabile interrogativo » della politica meridionalistica nei prossimi anni resta quello della localizzazione dei nuovi posti di lavoro - e dalla risposta che si darà a questo interrogativo dipende in sostanza l'avvenire econo,mico e civile del Mezzogiorno - ne consegue che, per quanto· pos.sibile, le zone irrigue - ed in genere tutte le zone intensive che non sono necessariamente irrig11e - non siano destinate ad un'utilizzazione diversa da quella agricola. . Le coltivazio·ni pregiate « vincolate all'habitat ecologico e produttivo » sono intrasferibili, e quindi il destinare aree irrigue a sco·pi industriali significa implicitamente rinunziare ad una parte di sviluppo agricolo, significa sottrarre al territorio meridionale una parte della sua capacità di attrarre investimenti, un'aliquota d~lla sua potenziale dispo11ibilità complessiva di lavoro. È vero che vi è una stretta interconnessione e complementarietà fra sviluppo agricolo e sviluppo indt1striale; tuttavia, l'azio·ne « programmata e coordinata » nelle « aree di sviluppo globale» va intesa come potenziamento e svilu,ppo. di tutte le risorse esistenti e no,n co,me so,vrapposizio1ne di interventi su uno stesso territorio. Ossia non è il criterio della concentrazio 1 ne ·degli interventi che è in discussione, ma le possibili « interferenze » settoriali e territoriali degli interventi stessi, le quali inevitabilmente diminuisco,no, la piena funzionalità teorica del meccanismo di sviluppo-. In definitiva il vincolo di destinazione agricola per le zone irrigue può essere un valido mezzo per co,nseguire gli obiettivi di fondo della politica meridionalistica: localizzando le industrie che godono di maggiore « libertà » fuori o ai margini dei comprensori iririgui, non solo si 6 J. LABASSE: L'organization de l'éspace, Hermann, Paris, 1965. 84 Bibiiotecaginobianco
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