Note della Redazione stato opposto, ma che oggi potrebbero condannare gli studenti all'isolaniento e quindi, co,me si diceva, il movimento degli studenti alla repressione. Tocca, però, alla classe politica dei partiti democratici di assumersi in pieno le sue responsabilità: di completare lo sgretolamento del muro delle indifferenze d'i cui si diceva, di impedire che si ricostruisca questo muro, di isolare coloro che vorrebbero iso.Zare il movimento studentesco, di manif estare chiaramente una risoluta volontà politica di impostare e di portare avanti la riforma universitaria, di attribuire un altissimo grado di priorità non solo alla riforma in generale, che necessariamente, almeno per quanto riguarda i problemi quantitativi che deve risolvere, richiede tempi relativamente lunghi, ma anche agli obiettivi intermedi della riforma, ormai f acilmente riconoscibili e comunque raggiungibili in tempi relativamente brevi. I « contestatori globali del sistema » devono, dunque, essere isolati e battuti? Può darsi; ma non dev'essere isolato· e battuto il movimento studentesco e comunque, prima di poter chiedere agli studenti di restituire la loro fiducia alla classe politica, devono essere isolati e battuti, dalla classe politica, appunto, i contestatori globali della riforma: gli ambienti che distinguono o condizionano il co,sid,detto potere accademico, che hanno dato così vistose e così colpevoli prove di grettezza, che coltivano il disegno della repressione e che potrebbero riuscire a realizzarlo, qualora la classe politica dei partiti democratici venisse meno alle sue responsabilità. I testimoni di accusa Giovanni Bechelloni ha studiato i rapporti tra sta1npa e 1novin1ento studeritesco ed ha pubblicato su « Tempi moderni» i ~isultati del suo stitdio: se ne ricava che la stampa italiana ancora itna volta ha manifestato la sua tendenza ad accavallare cronaca e commento, a dare maggior peso alle opinioni piuttosto che ai fatti, a subordinare le sue interpretazioni alla preoccupazione di non alterare la linea politica del giornale (e questo vale anche e soprattutto per i giornali «indipendenti»). Ma a noi non sembra che si possa aff erniare che i giornalisti non abbiano guardato « con simpatia » al 1novirnento studentesco: certo non potevano sposarne le rivendicazioni più estremiste e non potevano applaudire dalle colonne dei giornali « indipendenti » alle manifestazioni più violente cui il movimento studentesco si è a volte lasciato andare; è tuttavia significativo che i giornalisti non si sono schierati dalla parte dei baroni delle cattedre e non hanno affatto giustificato le violenze della polizia. A noi sembra, insomma, che in generale i giornalisti siano, stati dalla parte degli studenti: hanno fatto chiaramente capire, a quei loro lettori che erano disposti a capire, che la causa déi privilegi accademici, difesa da gran parte dei professori di ruolo, non è difendibile; che il temporaggiamento della classe politica nell'affrontare alla radice i problemi sollevati dalle agitazioni studentesche era ed è colpevole, .. che interventi della polizia come 36 BibliotecaGino Bianco
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