Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

Lanfranco Orsini rozzezza di stile, abbia raggiunto la « letteratura». E come allora vi furono ben altre forme, culturalmente più mature, in cui si manifestò l'impegno degli intellettuali - gruppi come quelli del « Mondo » e di « Nord e Sud », iniziative editoriali come « Il Mulino » e ·« Comunità », vere operazioni di cultura impegnata - così oggi dalla cultura e dalla saggistica la narrativa dovrà mutuare strumenti e tematiche per rappresentare, per cogliere e superare i mutamenti e le remore di una realtà che si evolye. E per quanto il giudizio intorno a un romanzo o a un racconto debba essere - lo abbiamo già dichiarato - essenzialmente e unicamente estetico, non si può negare la verità dell'osservazione di Piovene per cui « oggi lo scrivere un romanzo conserva una ragione se è una vera e propria ed esplicita opera di cultura, alla stessa stregua di un saggio che discute e conclude idee, con qualche cosa in più. In più significa una carica straordinaria di emozione individuale e di fantasia ». È questo in più (il risultato della poesia) che troppo spesso si dimentica quando si legittima o meno la narrativa meridionale in chiave esclusivamente meridionalistica; col conseguente aggravare, oltretutto, quella sua carenza di problematica culturale che nel precedente paragrafo abbiamo tentato di documentare, mentre le sue prospettive (o meglio i suoi effetti, poiché all'arte non vanno assegnati dei compiti) potrebbero essere quelle di non limitarsi soltanto alla verifica del mutamento già in atto nel nostro Sud, ma di favorirlo e precederlo: di essere un'opera di cultura e come tale non regionale ma il più possibile aperta alle problematiche intellettuali e n1orali del nostro tempo. A nostro parere la contestazione della società e della provincia meridionale da parte dei narratori può e deve esser fatta soltanto attr,averso dei contenuti culturalmente europei. È su questo punto che ci piace concludere, riaffermando in tal modo il tema di fondo ed il titolo di queste pagine che richiederebbero, a uscire dal provvisorio e dall'approssimativo in cui siamo ben consci di averle, per ragioni di spazio, tenute, assai più puntuale documentazione e più ampia e metodica analisi. LANFRANCO ORSINI 30 Biblioteca Gino Bianco

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