Nord e Sud - anno XV - n. 105 - settembre 1968

Leorze I raci canìsmo tendente a un'eccessiva destinazione di risorse a consumi privati, e che un incremento di consumi pubblici tendesse a una distribuzio,ne più egualitaria del consumo dei benj e servizi, non può essere considerata accettabile, neanche come prima approssimazione, in un paese come l'Italia contemporanea. È nota la tendenza, connaturata al sistema, al gonfiamento continuo della spesa pubblica, connesso alla natura dello Stato e alla stratificazione sociale. Sono lontani i tempi in cui Luigi Einaudi proponeva di abolire i prefetti. Lo Stato italiano non abolisce mai nessuna delle funzioni pubbliche, anche quando ne sia pubblicamente riconosciuta l'inutilità. Coloro che assunsero senza beneficio di inventario, in nome di un paese cui si impedì di esprimersi, l'eredità dello Stato fascista, non soppressero l'interventismo vessatorio e disorganico costituitosi con il fascismo e con l'economia di guerra. L'accrescimento della spesa pubblica ne ha sempre impedito una riformulazione razionale delle scelte: la « riqualificazione » promessa con inconsueto neologismo nelle difficoltà della fine del miracolo italiano. In presenza di un sistema fiscale arcaico, anche co11 una data composizione della spesa pubblica, un accrescimento di questa non ha, in genere, effetti redistributivi in senso egt1alitario. Ma inoltre le scelte della spesa pubblica che, nella euforia della Liberal Hour italiana, inabilitarono l'adesione di gruppi intellettuali dotati di un notevole potere di pressione, non ebbero un orientamento egualitario. L'impressione opposta, largamente diffusa a livello di opinione pubblica di classe , media, ma non 11ellemasse popolari, fu legata all'opinione - o potrebbe dirsi alla superstizione - che ogni intervento pubblico abbia carattere egualitario, ed effetti redistributivi nell'ambito delle classi privilegiate, soprattutto a vantaggio di alcuni strati di classe media. È cl1iaro infatti che, in un paese a economia ancora sostanzialmente dualistica quale l'Italia che, pur all'apice del miracolo, non aveva una notevole disoccupazione aperta solo perché nascondeva la sua disoccupazione nascosta 23 , il fondamentale strumento di effettiva redistribuzione egualitaria non poteva che essere un'efficiente politica di piena occupazione permanente nel settore moderno. Solo nella n1isura in cui si fosse potuto creare permanentemente un « mercato di venditori » del lavoro nel settore moderno sarebbe stato 23 Questa constatazione si può dedurre dalle differenze di produttività tra settori, dall'incremento sostanzialmente limitato, dall'occupazione ·nelle fondamentali attività industriali, e invece dal gonfiamento enorme, e indubbiamente patologico, della « occupazione» terziaria. 124 ..... Biblioteca Gino Bianco

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