Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

• Sviluppo per « blocchi di investiniento » può essere valutato solo con il superamento o la riduzione del divario tra Nord e Sud in termini di reddito: infatti, per garantire la continuità e la stabilità di un equilibrio nuovo fra Nord e Sud occorre che, all'incremento del reddito globa1e (e pro-capite) del Mezzogiorno, si accompagni un profondo rinnovamento dell'intera struttura economica ed istituzionale. Il Nord, d'altro canto, non costituisce neppure un parametro sufficiente di confronto: la realtà economica, sociale e culturale d1 el Mezzogiorno è assai diversa e pretendere di farle ricalcare lo sviluppo del Nord significa concepire il Mezzogiorno come un'area in cui « l'economia risulti stagnante per ragioni di lungo momento e per cui la predisposizione di misure generali faccia ragionevolmente sperare nella rivitalizzazione dell'ambiente economico » 2 ; invece, l'obiettivo che occorre porsi oggi non è il sostenere, bensì il creare un mercato; non rivitalizzare, bensì dar vita ad un'economia e alle elementari « categorie» economiche. Il concetto di « rischio », ad esempio, componente fondamentale dell'imprenditorialità, non è ancora entrato a far parte della mentalità meridionale, tranne che in rari casi. Bisogna aiutare questa mentalità a diffondersi e ad esplicitarsi: il solo incremento dell'attività produttiva in valore assoluto (installazione a Sud di nuove imprese e sviluppo di quelle esistenti) non è evidentemente sufficiente. Esso non risolve automaticamente la dialettica equilibrio-squilibrio insita solitamente nei processi di sviluppo perché le cause degli squilibri sono spesso Ì11site 11egli stessi meccanismi adottati per il loro sitperaniento: la catena si allunga e si creano « Sud nel Sud ». Se i meccanismi della produzione non sono, da soli, sufficienti a cambiare la situazione, ciò significa che essi vanno integrati con ipotesi e metodi diversi, che valorizzino più estesamente la potenziale iniziativa economica e la capacità produttiva del Mezzogiorno. In questo senso vanno probabilmente indirizzate tutte le istanze di mutamenti strutturali e sociali che da ogni parte sono stati proposti, soprattutto in clima elettorale. Vi è una seconda domanda da porsi per giudicare della validità del progetto ltalconsult: la formula del polo permette u,na sufficiente - e sufficientemente rapida - dinamica dello sviluppo? Esiste il pericolo che il progetto garantisca un sufficiente sviluppo in valore assoluto, n1a non in termini relativi a tutto il resto dell'eco11omia italiana. L'area meridionale deve invece assumere e mantenere un ritmo di sviluppo assai più rapido di quella settentrionale: altrimenti non si rit1scirà ad eliminare il divario economico, ma, anzi, si otterrà un peggio2 G. RuFFoLo, La programmazione nazionale e regionale, Torino, Boringhieri, 1967. 73 B·ibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==