Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

Girolan10 Cotroneo anno, quale può essere allora, scartando ovviamente quella di forza, quella poliziesca, alla quale siamo, per antica consuetudine democratica, in tutto contrari, la soluzione possibile? Anche se il nostro discorso darà l'impressione, come suol dirsi, di mordersi la coda, di rigirarsi su ~e ·stesso, ci pare cl1e l'unica ·soluzion·e possibile sia quella legislativa; sia cioè l'avvio e, se possibile, la conduzione a termine, di una riforma universitaria veramente seria e responsabile. In questo caso soltanto la orisi dello scorso inverno, di cui non siamo sempre riusciti a condividere i metodi, proprio per quella strumentalizzazione che di essa si è cercato, ed anche con successo, di fare, potrebbe non essere stata inutile: la denunzia violenta e cla1norosa dei mali dell'Università, è andata oerto talvolta oltre il segno, perché, anche se nelle pieghe delle strutture universitarie si nascon·dono centri di potere, cosche mafiose che condizionano a loro arbitrio o per loro ·precisi interessi la vita universitaria, esistono anche, e cerchiamo di dirlo con un po' ,di coraggio una volta per tutte!, dooenti seri e respo·nsabili che all'insegnamento e allo studio hanno dedicato, senza mai usare dei loro privilegi, un'intera esistenza e che sono stati loro malgrado travolti dal linciaggio morale cui è stato sotto·posto, sotto l'astratta qualifica di « potere accademico», tutto il corpo docente: e se non si arriverà, co•me recentemente paventava un settimanale ,democristiano {« La discussio 1 ne », 1° giugno 1968) ad una vera e propria « fuga di cervelli» dalle nostre Università, certamente, perpetuandosi questo stato di disagio, la sfiducia che ha già colpito la parte migliore dei docenti universitari coinvolti in una anti,patica ed immeritata querelle, avrà senza dubbio ripercussioni che influenzeranno negativamente il loro stesso rendimento. E duole purtroppo constatare che spesso, a fare untuose ed ipocrite dichiarazioni di solidarietà con gli studenti (e preferiamo non ripetere, nonostante la sua efficacia, l'espressione di Pasolini), si siano visti in prima fila, forse per rifarsi una verginità ormai da tempo perduta, proprio, parecchi fra coloro che dei centri di potere e delle cosche universitarie sono sempre stati l'anima, e che di essi si sono serviti per « sistemare» se stessi, i loro figli, i loro, generi, i loro nip·oti e così via. Ma forse è meglio lasciar perdere questi discorsi, che riescono veramente penosi anche per chi, in un attimo di sfogo sincero, e costretto a farli, per tornare invece a dire che una riforma universitaria che tenga conto di quelle che sono state le molte legittime richieste degli studenti, e che senza im·miserire, come spesso per demagogia riformistica si finisce col fare, il livello degli studi, llna riforma universitaria, diceva·mo, ch·e sia capace di creare negli Atenei italiani un'at1nosfera diversa, favoren,do quegli incontri paritari fra le ,diverse componenti (la cui diversità, ricordiamo1o, dovrebbe essere di funzioni e non di grado) del mondo 11niversitario potrà far nascere una situazione nuova che, e qui raggiungiamo il il p·unto centrale del nostro discorso,· finirà sicuramente col togliere, condannandoli così all'iso 1lamento, molte delle armi che gli estremisti, gli agitatori dì professione, hanno ancora in mano e che sono state loro date da uo1nini ·politici e da ministri pavidi 54 BibliotecaGirioBianco -

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