Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

I Il disordine urbanistico contribuisce a forzare i tempi per una soluzione organica del problema; ne determina, in una situazione problematica e aperta, le premesse piu favorevoli; crea, attraverso lo stato di necessità, le condizioni perché la classe politica agisca con quella decisione e con quella fermezza che in altre occasioni sono venute meno. Lo stesso largo interesse che la sentenza ha suscitato nel paese, il rilievo che la stampa ha dato all'argomento, l'ampio dibattito che ne è seguito costituiscono le premesse ad una discussione piu serena. Qualsiasi esame del merito della sentenza porterebbe del resto alle medesime conclusioni, che si debbano evitare palliativi e accomodamenti e che si debba viceversa affrontare organicamente il problema dell'adeguamento legislativo, mettendo ordine in un complesso di norme contraddittorie e antiquate. L'argomento principale sollevato contro la sentenza è, ad esen1.pio, questo: che non è giusto che vengano indennizzati i proprietari dei presunti incrementi di valore delle aree, facendo gravare sulla collettività degli oneri che si configurano come rendite di posizione. L'argomento è ineccepibile, ma è anche vero che soltanto la distinzione fra proprietà e ius aedifìcandi, da un lato, e la determinazione della indifferenza dei proprietari rispetto alla destinazione d'uso delle aree, dall'altro, possono ovviare a questi inconvenienti. In caso contrario, ci troveren1mo, come in realtà spesso ci troviamo, di fronte ad una situazione confusa e contraddittoria, in cui tutto è possibile, nei rapporti fra privati e potere pubblico. È possibile che i proprietari privati ricavino dall'attuale regime indebiti profitti, ma è anche possibile che nei loro confronti l'autorità locale agisca con una arbitrarietà punitiva o fraudole11ta, dato il carattere discrezionale che caratterizza la formulazione dei piani, i poteri di deroga e così via (si ricordi il caso dei suoli dell'INCIS a Napoli). Ci si appella anche all'indebitamento degli enti locali per sottolineare le disastrose conseguenze della sentenza; il che corrisponde ad una situazione di fatto che è andata aggravandosi di anno in anno. Ma non si può ignorare che, anche in questo caso, il mancato adeguamento della legislazione comunale e provinciale è stato determinante, no11 soltanto perché ha privato gli enti locali dj strumenti amministrativi e di governo adatti ad una situazione più movimentata e dinamica, ma anche perché ha assecondato una spensierata amministrazione, con il persistere di controlli formali e anacro·nistici e l'assenza di una revisione sostanziale di competenze e attribuzioni. Ciò che non si è riformato, si è corrotto; non si è data reale autonomia, ma si è per contro favorita l'irresponsabilità degli amministratori. 13 Biblioteca Gino Bianco

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