Vincenzo Guizzi naux, « Revue du Marché commun », n. 89, marzo 1966; cfr. in proposito, per la prolungata mancata des,ignazione della delegazione italiana - che risale al 1958 - « Quaderni di Documentazione europea» a cura del segretariato del Parlamento Europeo, Anno IX, n. 2, febbraio 1967).. È sin·tomatico che Vinci, nel capitolo dedicato alla composizione del Parlamento, resti il più possibile aderen,te alla lettera dei testi comun•itari. Illuminante quanto l'A. afferma, dopo avere ricordato che « motivi politici » hanno condo1 tto alla esclusione dei comunisti e dei lo1 ro alleati: « Non è esatto dire, però, che ·la rappresentanza pa:rilamentare italiana 01 quella francese siano formate soltanto da esponenti del1 la m,aggiorainza governativa: esse invece hanno sempre compreso rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, con la sola eccezione di quello comunista e di quelli dei suoi alleati» (p. 54; per la oronaca ricordiamo che per l'Italia l'opposizione è, attualm,ente, rappresentata da 2 esponenti •del MSI e da 1 del PLI e che mancano· rap,presentanti socialisti e dell'estrema sinistra). Se ciò è potuto accadere, è dipeso, almeno in massima parte, proprio da quelle insufficienze e da quegli scompensi che caratterizzano l'edificio comunitario e che colpiscono in questo caso uno dei suoi ,pun•ti p,iù delicati: l'istituzione di rappresentanza politica. Tutto si riconduce a quel vizio strutturale che è proprio, nonostante la sincerità iniziale e successiva di alcuni europeisti, delle Comunità: una insufficiente strumentazione democratica. Il problema, cioè, si sposta e si allarga; accanto ad un Parlamento che sia veramente tale, dotato di poteri reali e non !•imitati (come quelli attuali), ed eletto, anche parzialmente, a suffragio universale diretto, è indispensabile che si sviluppino e che si aiutino tutti gli elementi qualificati di una moderna democrazia. Pensiamo in primo luogo ad un effettivo potere sindacale europeo, che si esprima attraverso contratti collettivi di portata comu11itaria e ·sia in grado di partecipare attivamente, e non da spettatore passivo, alla nascente politica economica comt1nitaria, che, dai più illuminati, viene a giusto titolo indicata come un passaggio obbligato verso una compiuta realizzazione della Comunità. Biso,gna sfuggire alle suggestioni corporative che allettano certi amb,ienti politici, i quali tendono ·ad attribuire una eccessiva importanza al Comitato Consultivo e al Comitato economico e sociale come punti di incontro e raffronto delle varie forze produttive e sociali t,ra loro e con i rappresentanti governativi (è sintomatico peraltro l'accento messo dai golliisti su questi organismi e la resistenza opposta nei confronti del dialogo diretto Esecutivo-,sindacati). È in un simile contesto di radicale trasformazione democratica del1c Comunità, che si deve collocare un Parlamento europeo. Risulta evidente, qui,ndi, la risposta al quesito posto inizialmente. Per le forze sinceramente democratiche un'isti:tuzione p·arlamentare efficiente diviene la conditio sine qua non della integrazione europea. Si sente troppo spesso dire che questa rappresenta un p,rocesso irreversibile. 111.realtà, se non si perverrà ad una vera democratizzazione delle Comunità, la loro stessa esistenza diverrà alla lunga inaccettabile. È questa la cartina di tornasole per giudicare la sincerità 118 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==