... I Giornale a più voci Ecco quindi che in tale contesto appaiono pienamente comprensibili le istanze di radicale trasformazione del sistema creditiZJio. Ma, visto cl1e occorre procedere a questa ristrutturazione, cerchiamo di tenere presenti le esigenze del Mezzogiorno, che, per certi aspetti, sono attualm·ente analogl1e a quelle che si presentarono all'epoca della prima industr.ializzazione delle regioni settentrionali e che furono affrontate, a quei tempi, con il sistema della banca mista. Quali sono queste esigenze? In primo luogo, occorre creare i presupposti essenziali allo svriluppo, oioè le condizioni favorevoli al sorgere di nuove iniziative, nella quali non vanno, solamente intese le cosiddette infrastrutture, ma anche la possibilità per gli operatorii di approvvigionarsi a buon mercato dei mezzi necessari alla realizzazione delle iniziative. Ciò è stato garantito finora con la creazione di appositi ist,ituti speciali di credito. D'altra parte, però, i mutamenti che, sotto la spinta del progresso tecnologico e dell'allargamento dei mercati, si registrano in ogni forma di attività pro1 duttiva determrinano un accresoiuto fabbisogno di capitali, per cui l'impianto di una nuova industria a opera di singoli imprenditori, senza rintervento di un organismo promotore, è reso sempre più difficile. Se il sistema creditizio italiano è riuscito finora ad assecondare l'economia fornendo ad essa il capitale di credito necessario allo svilu1>po, no1 n ha certo potuto colmare il vuoto lasciato, dalla sco,mparsa de1la banca mista, per quanto co,nceme la sottoscrizione del capitale di visch~o, altrettanto necessario in un'eco,nomia sottosviluppata. La rinuncia delle banche all'investimento mobiliare diretto ha impedito, infatti, che la nuova industria sorgesse a opera di imprenditori che non fossero dotati di rilevanti mezzi. Si è verificato così che nelle regioni meridionali del Paese l'industria nuova, quella di adeguate dimensioni e di moderne tecllJiche che richiede ingenti capitali e implica rischi molto rilevanti, è sorta unicamente - o quasi - mercé l'intervento pro1 motore dello Stato. Tale constatazione non ci p,orta peraltro ad auspicare un ritorno sic et simpliciter alla banca mista. Come istituzione creditizia essa è legata a un'epoca ormaii lontana, dileguatasi nel vortice dei dissesti degli a1mi trenta. Tuttavia, è indispensabile che sia il sistema creditizio, stesso a creare nt1ov1 i organismi idonei ad assolv·ere nel modo mig~iore i compiti che lo attendono nella ri•nnovata politica meridionalista. Altrimenti - nella migliore delle ipotesi - verrà avviato un processo di sviluppo che, se ·annullerà da un lato il dualismo terri.toriale di povertà e riicchezza, d·all'altro ne creerà uno nuovo, forse altrettanto pericoloso, fra settore meridionale essenzialmente pubblico e settore settentrionale essenzialmente priv.ato. E per impostare un nuovo t,ipo di discorso i tempi sono m·a•turi. Le prime avvisaglie, le prime crepe della tradizionale impostazione del vigente sistema si sono verificate da tempo, ma solo recentemente hanno assunto un corpo e un volto ben distinti. Si è da poco spenta l'eco della creazione, per fusione, dell'Istituto. Bancari.o Italiano. E solo da poco le principali Banche italiane stanno muovendo i primi passi nel camp·o d.ei fondi comuni di investimento,, 63 BibliotecaGino Bianco
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