Considerazioni intorno al teatro conclude: « ... è necessario che gli scrittori (e i critici nella misura in cui è loro possibile) penetrino meglio la sostanza del fatto teatrale, con una partecipazione attiva alla sua vita, perché solo così il loro lavoro di autori diventerà concreto e vitale. Allo stesso tempo il teatro militante dovrà assorbire con più intelligenza i motivi e le direzioni della cultura contemporanea. Tutto qui? Perché si creino le condizioni di un teatro più efficace, più moderno, probabilmente basta questo ». Siamo dunque alle solite. Si v,ogliono cenni di attacco a una dirigenza totalmente deficitaria, e poi si ritorna abilmente nei ranghi auspicando facili soluzioni con desolanti accenti di metafisicità. Appellandosi ad una generica buona volontà e buona disposizione d'animo. Ma chi si difende auspicando la generica buona volontà? Una struttura teatrale che esiste in n1alo modo? Un teatro militante che è quello dei bonzi-lama? Oppure chi dibatte è pure lui un bonzo-lama, o un aspirante bonzo-lama, o un bonzetto-lametto? Si gira intorno agli stessi argomenti, si ha vicino qualche filo da tendere, ma al mo·mento opportuno si teme di tenderlo perché a quel filo sta attaccata una bo1nba lunga un chilometro. Ma si faccia scoppiare quella bomba! Si identifichino i bonzi-lama, si urli la necessità di un cangiamento dalla base invece di perdersi in piccole risse personali. Perché, appellandosi ad una generica buona volontà e ad una bt1ona disposizione d'animo, si compie un atto profondamente reazionario nella sua sostanza e totalmente dispiegato a mantenere con qualche pianterello presto prosciugato lo stato attuale. Sttl rapporto autori-teatro. « Perché dunque il teatro deve essere così cattivo? Perché diciamolo pure è su un livello catastroficamente basso: debole, annacquato, pieno di ripetizioni, tetro e cretino. Perché non ci devono essere commedie che riflettano l'eccitazione, il movimento, i cangiamenti, i co11flitti, le tragedie, le miserie, le speranze e l'emancipazione di un mo-- mento così drammatico della storia del mondo come quello che viviamo? Perché dobbiamo essere costretti a scegliere tra il colore e la poesia nei classici o la squallida· prosa del dramma contemporaneo? Perch~ nessuno ha seguito la strada di Brecht? » (Peter Brook). Fino a qualche ten1po fa in Italia esisteva una ristrettissima schiera di autori teatrali. Alcuni sopravvissuti al teatro borghese del '30, altri occasionali, i;appresentati per poche sere e poi immediatamente abbandonati. Il teatro italiano aveva due nomi « di prestigio »: Diego Fabbri 101 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==