Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Franco Scaglia blica sarà accrescimento del t,utto con il premio finale: l'entrata nella Gerarchia, al cui vertice sta il posto, ambito di bonzo-lama. Altrimenti, se nella funzione privata la sua partecipazione alla cultura è disinteressata, cioè considera la cultura come un bene inalienabile tale e quale alla libertà, costui nella sua funzio·ne pubblica sarà vero uomo di cultura. Non entrerà nella Gerarchia al cui vertice sta l'ambito posto di bonzo-lama e nell'attuale società sarà destinato a sopportare infinite traversie, sofferenze, patimenti, umiliazioni d'ogni sorta. Per che cosa? Per il cangiamento. Ma il cangiamento vale qualsiasi lotta e patimento. Altrimenti uno che vive a fare? Per diventare bonzo-lama? In che senso la buona volontà serva a ben poco. Mi voglio, riferire qui a un recente dibattito dell'« Espresso». Tema: il teatro italiano oggi. Al dibattito partecipavano critici illustri come Nicola Chiaromonte, Sandro de Feo ed Ennio Flaiano, il funambolico tuttofare Alberto Arbasino, lo scrittore commediografo critico letterario Enzo Siciliano, l'attore Vittorio Gassman, il registra Gianfranco de Bosio. Gli autorevoli partecipanti parlano lungamente e largamente della tragica situazione. De Bosio, dice : « . . . da noi il regista lavora ancora con la maniera forte, tende a essere il dittatore. La tecnica di liberare l'attore da tutti i suoi impacci fisici, psichici, mentali e di dargli il massimo di libertà espressiva, è una tecnica ... sconosciutissima ... ». Arbasino dice : « ... se leggo i motivi che Peter Brook o Peter Hall danno di una loro regia, mi trovo di fronte a discorsi di natura saggistica e culturali. Se leggo quello che un attore o un regista italiano dice a pro,posito di un suo Goldoni, gli argomenti sono lo,ntanissimi dall'essere plausibili. Leggo soltanto: quello no, quello sì, quello dorme, quello è sveglio. Siamo a livello di galline che si beccano nel pollaio ». Chiaromonte di~e: « ... in Italia, in genere, si dimentica una cosa semplicissima ed evidente: che il teatro è prima di tutto un fatto, sociale, di gruppo. Senza vita in comune non c'è possibilità di teatro . VIVO ... ». Gassman dice: « ... gli attori italiani sono stati trattati dai registi come degli otri vuoti che bisognava riempire, come persone che dovevano rinunciare in partenza a qualsiasi operazione mentale ... ». 'De Feo dice: « ... autori nuovi non ce ne sono. Se c'è qualcuno capace di scoprirne ci dica dove sono, e noi ne prenderemo atto. Per parte mia sono scettico ... ». E dopo questa serie di bordate bombette bombone, Enzo Siciliano 100 ..... Biblioteca Gino Bianco

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