Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Sandro Petriccione dice - che, salvo la questione dei consorzi industriali, l'attuale ordinamento non solo sia in grado di funzionare efficacemente, ma costituisca la migliore garanzia di difesa degli interessi del Mezz?giomo. Ed è questa invece - a mio avviso - la tesi che deve essere esplicitata e discussa in via preliminare e senza la cui co,nfutazio 1 ne cade ogni proposta di revisione della struttura operativa dell'intervento· straordinario, se non per aspetti marginali. 3. L'intervento straordinario, così come si configura attualmente, è il risultato di un lungo processo di trasformazione e di adeguamento che si è verificato in corrispo•ndenza del cambiame11to dei compiti ad ésso assegnati. L'adeguamento, però, proprio perché non ha mai portato ad una completa riorganizzazione degli strumenti dell'intervento straordinario, ha soltanto in parte seguito i mutamenti che si sono verificati. Quando il legislatore del 1950 dovette definire il ruolo della « Cassa per il Mezzo,giorno », il dibattito in sede teorica sulla politica di sviluppo era appena iniziato. Tuttavia in Italia, per merito del gruppo che faceva capo alla SVIMEZ, già si era diffusa in certi ambienti la convinzione che soltanto attraverso lo sviluppo dell'industria si sarebbe potuto conseguire il risollevamento dell'economia meridionale. Ma dj tali preoccupazioni nella legge istitutiva della Cassa non si riesce a trovare traccia; prevalse se mai il principio rostowiano della creazione dei « prerequisiti » dell'industrializzazione, mentre l'obiettivo principale veniva individuato nella esecuzione di « complessi organici di opere » che consentissero un aumento dei livelli di occupazione, allora particolarmente bassi nel Mezzogiorno. Dal punto -di vista delle procedure si trattava di st1perare con la costituzione di un nuovo ente le carenze e le lentezze dell'amministrazione ordinaria, accelerando il ritmo di spesa nelle regioni meridionali. Quindi, da una parte si eseguiva il maggior volume possibile di opere pubbliche la cui generale carenza nelle regio11i meridionali rendeva meno pressante la definizione di criteri oggettivi di scelta all'interno di ciascun settore, che non fossero quelli della maggiore o minore capacità degli Enti concessionari (Comuni, Province, Consorzi di Bonifica, Enti di Riforma) di predisporre progetti e di eseguire lavori; dall'altra, si otteneva l'elevamento del livello di occupazione in un setto,re, quale allora era quello delle infrastrutture, a forte intensità di lavoro per unità di cp.pitale investito e si co,nsentiva perciò il perseguimento di una delle principali finalità generali della politica economica italiana. È interessante osservare che ancora oggi in situazioni in cui i livelli di occupazione sono assai più elevati di quanto non lo fossero negli anni 8 BibliotecaGino Bianco

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