Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

L'ideologia di Bertrando Spaventa I listico, perdendo di specificità, e il parallelo tra filosofia hegeliana e rr1ovimenti sociali contemporanei si restringe al modello liberale inglese, con la co,nseguente definizione dello Stato come « universale · potenza etica », nel quale l'eticità è, in sostanza, la partecipazione politica dei cittadini, ed il ruolo attivo dello Stato verso la società civile si ~splica nel promovimento della cultura e del benessere, l'Autore segue il disegno di un'interpretazione che colloca la riforma spaventiana dell'hegelismo in direzione di una filosofia della prassi. Egli infatti, se individua la liquidazione dell'individualismo e delle implicazioni teoretiche e politiche operata da Spaventa, scopre tuttavia nello Spaventa stesso le dimensioni concrete dell'esistenza e della libertà individuale con la conseguente rivalutazione dell'individuo (p. 167); e, nella precisa intenzione culturale dello Spaven,ta, lato sensu politica, coglie la preoccupazione costante di stabilire un rapporto di interazione tra vita nazionale e filosofia, pensiero, cultura nazionale, che altro non sarebbe se non sistemazione storico-teoretica della cultura et1ropea moderna e dall'italiana, provocata dalla « remota ma decisiva ispirazione politica » spaventiana, facilmente rilevabile nelle categorie storico-cu1turali adoperate in tale operazione, derivate da.i contenuti della riflessione spaventiana sulla società italiana (p. 171). È nel con testo di tali riflessioni çhe Vacca colloca il concetto .spaventiano delll'unità dello spirito, vi- =5ta come « unicità del processo di produzione del reale (lavoro umano, Bibliotecaginobianco storia)» (p. 182) ed è con un senso di rimpianto che osserva come la unificazione reale della società, che ancora nel '51 era per Bertrando un compito politico, al momento dell'unità è divenuto per lui un compito di illuminazione culturale e ideale in cui egli ha rinunziato alle battaglie immediatamente politiche per un'unificazione reale (in senso hegeliano) della società, superatrice delle nuove scissioni prodotte dall'avvento della borghesia. Ma, aggiunge Vacca, se l'intervento politico di Spaventa è divenuto più mediato, egli è tuttavia rimasto fondan1entalmente fedele all'ispirazione riformatrice-pedagogica originale (ivi). Pertanto la teoria dello Stato etico nascerebbe da un fondamentale orientamento progressista dello Spaventa che, lungi dal fare un'esposizione critica dei contenuti dell'etica hegeliana, tenterebbe, a sua volta, liberamente, di descrivere le strutture forma li dell'esperienza etica, individuando, nèlla prassi, nel campo dell'azione realizzata e non solo concepita, l'ambito d'analisi dell'esperienza etica (p. 193). · Ma, a questo punto, l'Autore pone a se stesso una questione di fondo, che, per la verità, ci aspettavamo fin dall'inizio di questo III capitolo. Vacca infatti osserva come l'individuazione della comunità nazionale come forma storica della comunità e, nello stesso tempo, ambito di tutta l'esperienza etica, operi in qualche modo presso lo Spaventa un processo di rovesciamento dell'empiria in speculazione. Ciò conduce l'Autore alla riaffermazione di una formazione storica spaventiana sempre e ancora in fieri, ma lo pone di 125

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==