Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

.. I I La letteratura scientifica in Italia In questo campo l'autore italiano, che deve necessariamente essere un uomo di scienza, costituisce un animale estremamente raro. L'atteggia~ mento di disinteresse, se non di diffidenza verso la divulgazione scientifica, che caratterizza lo scienziato italia110, è stato già chiaramente rilevato nel convegno svoltosi nel giugno 1964, presso la FAST di Milano sul tema « Informazione e cultura scientifica per l'opinione pubblica ». Questo fronte di assenteismo e di diffidenza sembra oggi presentare qualche breccia, ad esempio in virtù delle pagine speciali che i più importanti quotidiani italiani dedicano settimanalmente ai fatti e ai problemi della scienza e della tecnica: osserverò tuttavia che troppo spesso queste pagine appaiono come un mero pretesto per propagandare attività e istituzioni scientifiche locali, secondo uno spirito provinciale che non giova alla cultura scientifica dei lettori, quando addirittura non accreditano una concezione miracolistica della scienza che, come ho già accennato, riflette uno sviluppo culturale in arretrato sui tempi. Per quanto riguarda invece il libro di divulgazione scientifica, la presenza di un autore italiano nel fenomeno editoriale nostrano costituisce sempre un caso eccezionale: basti scorrere, per convincersene, i cataloghi delle pur lodevoli collane scientifiche di editori quali Boringhieri, Zanichelli, Etas/Kompas e lo stesso Saggiatore. Potrei citare quale eccezione a questa regola la serie « Energia Nucleare », modestamente diretta da chi vi parla, per la Collana Universale Cappelli, che purtroppo ebbe vita breve e che presentava esclusivamente opere di autori italiani pr~si direttamente dalla ricerca e che seguiva il disegno di creare, almeno nella sua sfera di interesse specifico, un allevamento di giovani autori capaci di mettere il loro bagaglio specialistico al servizio di più ampie finalità culturali. L'assenza dell'autore scientifico italiano dal panorama del libro di cultura, graduato ai vari livelli di pubblico non specializzato, ha costretto fino ad oggi l'editore italiano a rivolgersi all'autore straniero e specie a quello anglosassone, che meglio di ogni altro possiede gli strumenti per fare della cultura scientifica. Nel corso del convegno di Milano, poc'anzi ricordato, il Prof. Maccacaro osservava che « il divulgatore italiano tende spesso ad una descrizione della natura, delle sue forme e delle sue leggi così come esse ·sono o appaiono secondo l'ultimo aggiornamento; il divulgamento anglosassone, che nasce da una ben diversa tradizio11e culturale e da una anche diversa storia sociale, tende invece a una descrizione · delle scienze della natura, del loro modo di argomentare, sperimentare e quinci.i progredire». Mi sono permesso la citazione poiché essa dà rilievo critico all'ossessiva ricerca di ·sistematicità della nostra cultura, adombrando al tempo stesso una certa vanità dell'autore italiano. 10.3 Bi bi otecaginobianco

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