Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

.. / I . . . I comunisti italiani e l'analisi del capitalismo autofinanziamento, di « una vera e propria predeterminazione, sin dall'inizio del ciclo produttivo, degli elementi e dei fattori principali della produzione, dei costi e dei prezzi, ivi com·presi non solo i necessari investimenti di capitale, bensì anche i ritmi e i tempi di lavoro, i salari, i margini fissi consentiti a piazzisti e rivenditori, ecc. ». Diverso ap,pariva. il quadro delle campagne per la distribuzione o la vendita ai contadini di circa 1.300.000 ha. di terra, anche se ciò non poteva permettere di considerare superata la gravità del problema dei contadini ancora senza terra o dei piccoli coltivatori diretti. D"altra p,arte, anche in agricoltura appariva profonda la penetrazione monopolistica, sopr~ttutto per il progressivo indebitamento degli agricoltori verso i monopoli bancari. Considerando che anche nel settore della circolazione e della distribuzione il capitale finanziario monopolistico era venuto ad accrescersi, sottomettendosi tutta una serie di attività e di imprenditori, se ne deduceva che il capitale finanziario-monopolistico « non soltanto saccheggia sistematicamente la massa dei consumatori, ma orienta anche, ai fini del proprio massimo profitto, il processo produttivo stesso di milioni di piccoli e medi imprenditori, ' indipendenti ' di nome, ma di fatto ridotti alla funzione di commessi del monopolio». Una considerazione a parte riceveva la crescente « diretta utilizzazione dell'apparato dello stato da parte dei gruppi dominanti del capitalismo finanziario nelle forme del capitalismo monopolistico di st~to »·, con vecchi e nuovi strumenti e con un orientamento del bilancio e della politica fiscale e doganale dello stato « orientati... in modo da risolversi in sussidi e stanziamenti a favore dei monopoli e dei grandi p,roprietari ter- . . r1er1 ». Il giudizio complessivo affermava « un contrasto persistente, ed in -parte aggravato, tra un vivace slancio nel ritmo di sviluppo delle forze produttive del paese, ed i ristretti limiti... a tale sviluppo ... imposti nel vigente sistema dei rapporti di produzione », sicché solo in piccola parte, e specie nel settore industriale (ma anche con forti squilibri), l'aumentata produttività appariva tradotta in un reale aumento della produzione. Le condizioni di vita del popolo italiano continuavano ad essere giudicate gravi: « disoccupazione permanente di massa totale, e parziale»; « sovrappopolazione artificiale » delle campagne; minaccia di « espulsione di centinaia di migliaia di lavoratori di ogni categoria dal processo produttivo agricolo»; « emigrazione subordinata a occasioni saltuarie e diretta per la maggior parte verso paesi e settori di lavoro dove più esasperato è lo sfruttamento dei lavoratori»; « stasi complessiva dell'occupazione» nell'industria, con flessioni in alcuni settori e al tra minaccia di es.pulsione di centinaia di migliaia di lavoratori in previsione di una ulteriore mecèanizzazione e dell'automazione; « ristrettezza del mercato interno», anche per la politica del commercio estero, chiusa verso oriente, e conseguente ritardo di tutto il ritmo di sviluppo dell'economìa nazionale; ulteriore abbassamento della « quota di rpartecipazione di tutti gli strati di lavoratori al reddito nazionale>>; accentuarsi di « forti sperequazioni nelle condizioni di lavoro e nel tenore di vfta dei lavoratori»; aggravamento del <~ dispotismo padronale nel luogo di lavoro »; peggioramento della situazione dei ceti medi sollecitati da una spinta alla proletarizzazione non Bibliotecaginobianco

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