Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

16 Giuseppe Galasso gezione politica»; e che, anzi, quei rapporti erano aggravati dalle « oscil• !azioni della congiuntura economica nei paesi capitalistici». Uno sforzo del capitalismo per uscire fuori dalla sua « crisi generale, che continua e si approfondisce » insieme alle sue periodic.he crisi a carattere ciclico (veniva richiamata la recess,ione americana del 1957), era visto nella « creazione di organismi economici supernazionali (CECA, MEC, ZLS ecc.) ». Il giudizio su questi organismi era particolarmente interessante. Da un lato infatti si diceva che essi « esprimono di fatto una tendenza og- , ' gettiva alla internazionalizzazione della vita economica, che però soltanto col socialismo potrà trovare la sua soluzione organica e giusta». Dall'altro lato, si asseriva che « in essi si riproducono, in più alte e più gravi proporzioni, le contraddizioni del capi talismo » e tra queste contraddizioni veniva anche indicato un attenuarsi della persistente supremazia economica americana a causa dello sviluppo delle economie capitalistiche di alcuni paesi europei, tra cui la Germania. Questo giudizio sarebbe stato poi ripetuto dal 100 congresso. In tali condizioni il peso degli armamenti, nonostante la loro funzione di attenuazione della congiuntura sfavorevole, non era più sopportabile ,per i popoli e i bilanci di molti dei paesi più floridi ed era all'origine della svolta di « una parte im.portante dei gruppi dirigenti borghesi » verso la distensione. Ciò significava una crisi sia di quei « gruppi sempre più decisamente orientati verso la conservazione sociale, la reazione, la esasperazione dei contrasti internazionali », il cui avvento al potere era stato favorito dalla guerra fredda; sia delle gerarchie ecclesiastiche e dei partiti cattoljci che avevano aderito senza riserve alla guerra fredda ed ora si ostinavano « nel respingere la nuova realtà internazionale». Peraltro, malgrado le sue crisi interne e le sue sconfitte nel terzo mondo e nella lotta ,per la pace, rimaneva fermo che « né una distensione dei rapporti internazionali e nemmeno il passaggio a una pacifica coesistenza possono significare una trasformazione della natura del capitalismo e dell'imperialismo op,pure l'estinguersi, perdurando il regime capitalistico, della lotta delle classi ». 'Il 90 congresso faceva anzi un'analisi pienamente negativa degli sviluppi dell'economia e della società capitalistica. « Il grande capitale monopolistico, diventato forza prevalente in tutti i grandi stati occidentali, ferisce con la sua espansione gli interessi di strati molto numerosi di piccola e media borghesia produttrice. La semp,re più profonda e rapida penetrazione del capitalismo nelle campagne accentua la crisi dell'agricoltura, resp 1 inge dalla produzione centinaia di migliaia di c_ontadini, le cui aziende vanno in rovina. Al rafforzamento impetuoso dei grandi monopoJ.i industriali e finanziari non corrisponde una elevazione del livello generale della vita economica e dell'esistenza dei lavoratori, ma una intensificazione del lavoro, una accentuata resistenza alle rivendicazioni operaie, la presenza in alcuni paesi di una disoccupazione di massa e l'apparire, anche in paesi di vecchia civiltà industriale, di zone sottosviluppate». In conseguenza di ciò si delineava la politica aggressiva e antidemocratica dei monopoli e dei gruppi politici da essi manovrati e un episodio ne veniva visto anche nel colpo di stato francese del 13 maggio 1958. D'altra parte, però, ciò smascherava i gruppi borghesi reazionari che venivano « in contrasto con correnti sempre più larghe di opinione pubblica e con le necessità stesse della situazione oggettiva», per cui diventava possibile « isolarli e concentrare la lotta contro di essi » Bibiiotecaginobianco

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