Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

Felice Ippolito a quella economica generale espressa dal piano. Il riferimento a soluzioni di tipo• anglosasso,ne, va indubbiamente temperato alla luce di una situazione particolare che richiede l'attuazione ·di scelte secondo una scala di priorità destinata a lasciare, almeno in una fase iniziale, aspirazioni inso1ddisfatte e s,peranze deluse. Sareb,be in grado il futuro Ministero della Ricerca di attuare questa politica d'urto? La sua azio·ne di orientamento e di coordinamento dovrebbe scuotere interessi che si arroccano non solo nell'Università, ma negli enti pubblici di ricerca e nelle industrie di Stato e private. Il maneggio dei suoi fondi, peraltro modesti (essi rappresenterebbero press'a poco il 3,7% dell'intera spesa di ricerca prevista dal piano economico quinquennale ed ammontante a 1.320 miliardi di lire) rischierebbe di portare ad una polverizzazione delle risorse non molto diversa da quella che si verifica oggi con i fondi del C.N.R. impiegati per turare le falle della precaria finanza universitaria. La lettura della Relazione annuale generale sulla ricerca italiana - l'ultima è quella relativa al 1967, presentata nel settembre scorso· - fornisce, se non altro, un quadro preciso della molteplicità di interessi che occorrerebbe so1ddisfare sulla base di una ripartizione equitativa dei finanziamenti, e, nel contempo, dell'ampiezza dei settori scientifici e tecnologici, che rimangono del tutto scoperti o solo parzialmente sviluppati oggi in Italia. Ma il rap·porto peraltro non costituisce, e non potrebbe essere diversamente, un ,documento di politica scientifica, se non per enunciazioni generiche, per intuizioni isolate, come quella che subordina il successo degli incentivi in favo,re della ricerca industriale, al- , l'esistenza, a monte, di efficienti istituti di ricerca tecnologica avanzata per l'industria, che oggi non esisto110 quasi e che né il C.N.R., oggi, né il Ministero della Ricerca, domani, sono in grado di creare. Per concludere queste poche riflessioni, sembra oramai giunto il momento, nel nostro paese, di inserire nell'apparato governativo e amministrativo, degli ~rgani capaci di elaborare una politica scientifica nazionale, ma la novità stessa della materia, nonché i suggerimenti che possono venirci dall'esperienza di paesi tecnologicamente più avanzati del nostro, escludono che la soluzione del pro·blema risieda nella crea-· zione di un nuovo organismo ministeriale. È necessario .piuttosto, nella fase attuale, che si sviluppino e si intensifichino i rapporti tra classe politica e categorie scientifiche e tecniche attraverso quel tipo di contatti di cui è valido esempio la recente « inchiesta conoscitiva » sulla ricerca industriale condotta dalla Commissione industria della Camera, attraverso quell'istituzionalizzazione di rapporti che ha dato vita in altri paesi agli influenti comitati di consulenza scientifica, che fiancheggiano 10 Bibiiotecaginobianco

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