I I Giornale a più voci la trasformazione del volto della città o del paesaggio fino a diventare irriconoscibile e per ciò che essi vedono come abbelli~ento e considerano come sirrib·olo di modernità e di benessere; ed altro· non sono se no.n guasti irreparabili, snaturamento della vita sociale e civile, volgarità, bruttezza, premessa per il protrarsi e l'aggravarsi dei problemi urbanistici, di traffico., di mancanza di verde ecc., di già difficile soluzione. Eccoli quindi entusiasmarsi per i grattacieli inutili e danno·si piazzati nei centri storici, per i dina.sauri (come oggi vengo·no comunemente chiamati. i blocchi di abitazioni lunghi centinaia di metri), le muraglie cinesi che alterano irrimediabilmente il profilo naturale delle colline intorno alla città, che ce~sano così di esserle cornici naturali e riposanti sulle quali posare lo sguardo, i polmoni del nostro. benessere fisico per le ore di riposo, eccoli andare in sollucchero: per le Disneyland alle porte di Perugia o di Assisi, per i torrioni di Cervinia e di Cortina, per gli alberghi-fortezza sulle coste più preziose. Ma le colpe di questi atteggiamenti della gente comune so1 no proprio e solo della gente comune? Al fondo reale di queste cose vi è sempre, da una parte, la diseducazione totale - su questi co•me su tanti altri argomenti - nella quale il pubblico è stato lasciato dal disinteresse (o forse dall'interesse) degli « addetti ai lavori ». Dall'altra vi sono le condizio·ni obiettive, cioè le condizioni misere, se non squallide, di esistenza e di abitazione nelle quali gran parte della popolazione ha finora vissuto e tuttora vive. Le case malsane e cadenti dei centri urbani, i vicoli di Genova come quelli di Napoli o di Palermo o di Venezia, dai quali è già un emergere a nuova vita quando si passa al grigiore dei più recenti quartieri popolari, l'arretratezza delle campagne. Per tutta questa gente, naturalmente, case nuove nelle quali essi o il vicino vadano a vivere, dòvunque e comunque siano costruite, - anche se in dispregio alle più elementari e moderne norme di rispetto della natura e del paesaggio, di urbanistica, di igiene, di sociologia - rappresentano comunque una promozio,ne sociale, un miraggio raggiunto o da raggiungere. Sono gli altri, naturalmente, che dovrebbero preoccuparsi di conciliare queste giuste esigenze con la preservazione di b·eni che, in definitiva, rappresentano un patrimonio della comunità; beni la cui importanza no·n si misura soltanto sul piano culturale, ma anche su quello economico e sociale. SERGIO ANTONUCCI Consumi e distribuzione dei redditi . In un articolo ap•parso sul numero 153-154 di « Nord e Sud» sono stati esposti i risultati di una ricerca compiuta intorno ad ~lcuni aspetti del problema della distorsione dei co·nsumi in Italia da un gruppo di lavoro di cui anche chi scrive faceva parte (G. BARCHIESI, A. GRAZIANI, G. MARENCO, M. TER- - RASI, S. VINCI, Lo sviluppo di una econoniia aperta, aspetti teorici e strutturali, Portici, 1967). Bibliotecaginobia·nco
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