Nord e Sud - anno XV - n. 100 - aprile 1968

I t I Rivista mensile diretta da Francesco Compagna Giuseppe Galasso, Le tappe ideologichedel PCI - Ettore Serio, Sicilia da risanare - Antonio Rao, Campania da programmare - Antonino de Arcangelis, La ''saggezza del corpo,,in Italia - Massimo Galluppi, Gli americani di fronte al Vietnam e scritti di Massimo Annesi, Sergio Antonucci, Rosellina Balbi, Philippe Boullé, François Bouvier, Marisa Càssola, Domenico De Masi, Richard Elsner, Franco Fiorelli, Augusto Graziani, Francesco Lazzari, Ugo Leone, Gaetano Marenco, J ames Moore, Enrico Musatti, Marinella Terrasi, .. Salvatore Vinci ANNO xv.- NUOVA SERIE - .APRILE 1968 - N. 100 (161) EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE NAPOLI Bibliotecaginob~anco

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I NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO XV - APRILE 1968 - N. 100 (161) DIREZIONE E REDAZIONE: Via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 393.347 Amministrazione, Distribuzio·ne e Pubblicità : EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - S.p.A. Via Carducci, 29 - 80121Napoli - Telef. 393.346-393.309 Una copia L. 400 - Estero L. 700 - Abbonamenti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 4.000, semestrale L. 2.100 - Estero annuale L. 5.000, semestrale L. 2.700 - Fascicolo arretrato L. 800 - Annata arretrata L. 8.000 - Effettuare i versamenti sul C.C.P. 6.19585 Edizioni Scientifiche Italiane - Via Carducci 29, Napoli B.iblio·ecaginobianco

SOMMARIO Git1seppe Galasso· Ettore Serio Antonio Rao Enrico Musatti Ugo Leone Sergio Antonucci Marinella Terrasi Rosellina Balbi A. de Arcangelis Augusto Graziani, Gaetano Marenco, Marinella Terrasi, Salvatore Vinci Massimo Galluppi P. Boullé, F. Bo-uvier, R. Elsner, J. Moore ' Domenico De l\iasi Marisa Càssola Francesco Lazzari Editoriale [3] Le tappe ideologiche del PCI [ 6] Sicilia da risanare [35] Campania da programmare [42] Gior11ale a più voci Sulla strada della Casa Bianca [55] Aero·porti e città [59] Far West a Perugia [63] Consumi e distribiLzione dei redditi [ 67] La guarnigione assediata [ 71 J Argomenti ·La « saggezza del corpo» in Italia _[74] Postilla [82] Frontiere Gli americani di fronte al Vietnam [86] Gli inglesi di fronte all'Eitrop·a [103] Recensioni Da Ortega a lvlarcuse [111] La cerchia dei' vicini [ 116] La religiosità degli italiani [ 119] Lettere al Direttore Franco Fiorelli,, e A1iti e paradossi della programmazione [125] Massimo Annesi Bibliotecaginobi·anco

I Editoriale Queste elezio·ni del 1968 cadono in un 111-omentodi particolare inquietudine per il mondo. Sul piano della politica internazio11ale, la guerra del Vietnam è giiLnta a un decisivo punto di svolta. L'allontanamento di· Mc Namara dal Pentagono, alcuni mesi or sono, fu interpretato come l'avvio alla escalation, o se non altro come il prevalere dell'opinione dei militari su quella dei civili. Poi è venuta l'offensiva vietcong, e subito do·po la promozione-rii✓nozione del generale Westmoreland. çhe cosa rappresenti il sacrificio dell'itomo al quale, ancora p·ochissimo tempo fa, Johnson riconfermava la propria incondizionata fiducia, no11 è del tutto chiaro. Forse il generale ha pagato la pena per l'illusoria sensazione, da lui alimentata, che la guerra volgesse nel migliore dei mo·di per le. armi americane. Oppure la decisione di Johnson 11ei confronti di Westmoreland è in rapporto co·n il diffondersi di un certo stato d'animo· nell'elettorato democratico, manifestatosi con estrema evidenza nelle elezioni primarie del New Hampshire, e del quale il Presidente non può non tenere conto. Nel momento in cui scriviamo, è appena giunta la notizia della sospensione dei bombardamenti aerei sul Nord Vietnam e dalla rinuncia di Johnson alla candidatura presidenziale; anche queste decisioni sono probabilmente legate alla se11sazio·ne che gli Stati Uniti si trovino imprigionati in una specie di trappola, dalla quale devono uscire assolutamente, quale che ne sia il costo. Il momento risolutivo, nel Sud Est asiatico, sta con-iunque per essere raggiunto. Sempre per rimanere nel campo delle crisi internazionali, c'è poi la questione del Medio Oriente. Sono trascorsi dieci mesi dalla fine delle ostilità, ma la situazione non sembra presentare -vié d'uscita, quantomeno a breve scadenza. È probabile che i p·aesi arabi, malgrado i cospicui aiuti ricevuti dall'Unione Sovietica, non siano in grado· - almeno nél prossimo futuro - di aprire una nuova fase dell~ guerra. Ma non sembra cl1e la fase, per così dire, di « non giterra », preluda alla pace. Né meno gravi sono i problemi che si pongono all'interno di moltissimi paesi, grandi e piccoli. Gli Stati Uniti, per esempio, debbono confrontarsi con il problema -dei negri. I 'paesi sottosviluppati con il problema della fame. Per altri paesi, il problema numero uno è quello della libertà: come ha scritto Jean Marie Domenach su «Esprit», 3 Bi.bl-iotecag-inobianco

Editoriale « la geografia dell' oppressio·ne · è ancora più preoccupante della geografia della fame»; e la cosa più allarmante_ è eh~ questa geografia si va allargando. E poi abbiamo dei paesi nei quali si so·no registrate e continuano a registrarsi discriminazioni e persecuzioni delle n1inoranze razziali. Quando si parla di razzismo-, il pensiero corre subito ai negri degli Stati Uniti, al Ku Klux Klan, all'ex governatore dell'Alabama, Wallace·. Ma non dovremmo dimenticarci del Sudafrica e della Rhodesia; non dovremmo dimenticarci, soprattutto, dei tentativi di genocidio perpetrati nel Sudan, e che, cl1issà perché (n1a forse la ragione non è poi tanto misteriosa, nessuno aveva i11teresse a strumentalizzarli) hanno avuto luo·go in mezzo alla generale indifferenza. E in mezzo alla generale i11differenza si assiste' al risorgere del nazismo in Germania. Ora, quale rapporto ha tutto ciò che abbiamo ora rammerttato, con le prossime elP,,zioniitaliane? È evidente che il nostro paese, quali che siano le scelte che il. corpo eletto-rale esprimerà il 19 maggio, ha pochissima capacità di incidere sulle questioni che travagliano il mondo. La sola prospettiva che ci si offre di far sentire la nostra voce a livello mondiale, è la prospettiva europea. Fino_al momento in cui non vi sarà un'Europa politicamente unita, noi non avremo n1odo di influenzare le· grandi scelte della politica mondiale. Pure, un rapporto preciso tra l'inquietante quadro che abbiamo cercato di delineare so·mmariamente, e le nostre elezioni, esiste; o, se non esiste, dovrebbe esistere. Nella pri1na trasmissione di « Tribuna elettorale », l'on. Ingrao ha detto che i problemi lasciati insoluti dal governo di centro1..sinistra sono· così numerosi, che la loro semplice elencazione_ avrebbe richiesto tutto il tempo che egli aveva a disposizione. L'on. Ingrao ha indubbiamente ragione. I problen1i che dobbiamo ancora risolvere, in Italia, sono· moltissimi. La questione. meridionale, per esempio. Altri gravi squilibri, sociali e settoriali. Il problema universitario, e quello d'ella scuola in genere. Le deficienze e le disfunzioni della pubblica an1ministrazio·ne. Il sottogoverno· e la corruzione. L'esigenza di -una legislazione che sia piìt degna di un paese civile .. Certe degenerazioni dei partiti, o, per dir meglio, degli apparati dei partiti. La necessità di snellire il lavoro parlamentare, . per co·nsentire al Parlamento un funzionamento migliore, e quindi un maggiore prestigio. E tanti altri problemi che, co·me ha detto Ingrao, sarebbe troppo lungo elencare. Ma questo vo-rremmo far osservare aZ.l'on.Ingrao: proprio il fatto che questi nostri pro·blemi sono così numerosi, dovrebbe offrirci un motivo di conforto. Perché la situazione di un paese può, ,dirsi grave, vera4 Bibliotecaginobianco

... I I Editoriale mente grave, quando il problema da risolvere è uno solo; quando, cioè, esiste un problema preliminare, un problema che, al confronto, riduce tutti gli altri problemi a di1ne11sioni trascurabili. La guerra, per esempio. O il totalitarismo. O la fame. . Su questo vorremmo che gli elettori italiani riflettessero. Specialmente i giovani, tra molti dei qiLali, a quanto si dice, si sarebbe fatta strada il proposito di votare scheda bianca in segno di protesta. Pensino, questi giovani, alle centinaia di n1ilioni di uomini che si considererebbero privilegiati se potessero fare « a cambio » con loro, se cioè potessero diventare cittadini italiani: e questo malgrado le insufficienze, i difetti, magari gli scandali, della nostra società. Riflettano· che il qualunquismo di sinistra non è meno sterile, e, diciamolo pure, non è meno ripugnante del qualunquismo di destra. Ricordino che il fondamento primo d'i ogni vita democratica è la coscienza che ciascuno deve avere del proprio· diritto-dovere di scegliere; rifiutare la scelta è segno di immaturità, e, perché no? di vigliaccheria. E non si tiri fuori, per piacere, l'argo-mento della contestazione globale del sistema. È un argomento che può diventare molto comodo. Sarebbe servito anche ai giovani di Ozieri, per restarsene a casa, anziché prendere parte alle ricerche dei loro compaesani rapiti dai banditi. Si è detto che respo·nsabile d·el banditismo sardo è il sistema, e che, finché il sistema durerà, durerà il banditismo; dunque il « contestatore » può, anzi deve, in nome della coerenza, restarsene a casa sua, al sicuro. Invece, i giovani di Ozieri no·n sono restati a casa, sono andati in giro per le montagne a rischiare la pelle. Sapevano che non avrebbero risolto il problema del banditismo. Ma la consapevolezza che i risultati possibili erano ristretti in limiti ben precisi non li ha spinti a tirarsi indietro. QiLali che siano le loro convinzioni politiche, quale che possu essere la loro volontà di protesta - ed è bene che nei giovani vi sia una vo.Zo·ntàdi pro,testa, soltanto così una società può rinnovarsi -, non crediamo che, il 19 maggio, quei giovani voteranno - sterilmente, accidiosamente, pavidametzte - scheda bianca. r Bib-liotecaginobianco

Le tappe ideologiche del PCI · di Giuseppe Galasso 1. L'INTERPRETAZIONE NEGATIVA DELLA STORIA D'ITALIA. Il PCI è una delle pochissime correnti della vita politica italiana contemporanea che abbia posto a fondamento delle sue vedute politiche • una pro-pria interpretazione complessiva della storia moderna dell'Italia, con l'ovvia conseguenza di attribuire a se stessa un ruolo risolutore dei no-di e delle contraddizioni in cui la storia nazionale si trova attualmente impigliata. Il volume dedicato al Risorgimento fra i Quaderni dal carcere di Gramsci contiene, ìn forma frammentaria nell'esposizione, ma concettualmente completa, la sostanza di quella _che si può definire l'intérpretazione comunista della storia italiana mo,dema 1 • Dal punto di vista dell'azione diretta del partitoi ne diede, tuttavia, lo stesso T'ogliatti una formulazione canonica nella relazione dé:t lui tenuta al 5° congresso· nazionale del PCI (fine del· 1945-inizi del 1946), che fu anche il primo congresso1 post-bellico- del partito e seguiva, a quattordici anni di distanza, il 4° tenuto• a Colonia nel 1931 2 • Questa interpretazio.ne della storia nazionale non è stata mai più mutata in seguito·; e il PCI ha cercato di svilupparla e di dettagliarla , - specialmente per quanto riguarda il periodo risorgimentale e postrisorgimentale - attraverso l'impulso e il sostegno 1 dato a tutta una schiera di valenti giovani storici del partito, quegli stessi .che oggi in gran parte so-no radunati intorno alla rivista << Studi storici ». Si deve, anzi, notare a questo riguardo che il campo storiografico è fo-rse quello· in cui lo sfo,rzo intellettuale esercitato dal PCI è stato più co-nseguente e ha avuto maggiore successo nel contestare - anche qui secondo· una direttiva gramsciana - la p~evalenza del p~·nsiero -del Croce, al_ quale si attribuiva e si attribuisce la maggiore efficacia nel fo-rnire l'indispensa- · bile appo-ggio ideologico. ai vecchi ambienti conservatori dell'Italia li1 Su questo argomento mi sia consentito rinviare alla mia relazione al Convegno internazionale di studi gramsciani a Cagliari nel 1967, dal titolo Gramsci e i problemi della storia italiana. Non essendo stati finora pubblicati gli atti del Convegno rinvio per notizie in merito a Un dibattito su Gramsci e la storia d'Italia, in « Studi storici », 8 (1967), pp-. 637-649;e Ancora su Gramsci e la storia d'Italia,- ivi, p·p. 849-851. 2 Si veda il testo del brano a cui ci si riferisce qui in « Critica marxista», 2 (1964) nn. 4-5, pp. 89-91. 6 Bibliote-caginobianco

I I Le tappe ideologiche del PCI berale. Solo nell'ultimo decennio - grazie alla polemica sollevata sulla questione dallo storico liberale Rosario Romeo - il problema storico déllo sviluppo- industriale italiano e della formazione del blo·cco, sociale che lo ha egemonizzato è stato da parte comunista ulteriormente approfondito, con la delineazione di una « ·via italiana » al capitalismo, più specifica, ma non poco affine alla « via prussiana » teorizzata da Lenin 3 • Non ·si può dire però che questo approfondimento storiografico abbia prodotto ripercussioni apprezzabili o evid-enti o immediate sul piano ideologico vero e proprio. Esso è rimasto, infatti, confinato sul piano degli studi . . Sul piano. ideologico ha co·ntinuato ad agire, così come fu formulata da Togliatti al 5° congresso del PCI, l'interpretazione gramsciana della storia nazionale. Da un punto di vista politico ciò che in questa interpretazione è più rilevante è l'analisi del fascismo,, soprattutto per l'affermazio 1 ne che nel 1922 esso si è imposto « non ... in co.ntrasto con la vecchia Italia, ma in connivenza con essa, e con l'aiuto di quelle che erano le sue forze dirigenti ». Se allora, infatti, « la vecchia struttura della società italiana » non resistette ali'« impeto rivoluzionario » scatenatosi dopo· il primo co·nflitto mondiale e dovette far ricorso alla soluzione· illiberale di un'aperta e violenta dittatura di classe 4 , ci si può chiedere quanto meno vecchia di allo,ra sia la struttura della società italiana attuale e quali probabilità vi siano1 di una riedizio-ne del tentativo autoritario riuscito nel 1922 per fronteggiare gli eventuali « impeti rivoluzionari » che si dovessero· ripro·durre o dessero l'impressione di ripro.dursi oggi. In effetti, è proprio in questa chiave che i comunisti ita~iani hanno interpretato fino ad oggi, in linea di 1nassima, l'atteggiamento• e il co-mportamento delle forze politiche che li fronteggiano-, salutando il maggiore progresso· del perio·do postfascista in Italia nel fatto che una soluzione autoritaria di tipo: apertamente fascista non era più possibile in Italia, e ciò so,prattutto e innanzitutto per la presenza di una grande forza comunista organizzata. Al 5° congresso del PCI Togliatti si proclamava d'accordo con Parri nel giudicare che la demo·crazia italiana non fosse ancora una conquista stabile e sicura « da un ritorno offen .. sivo del ;nemico· », ma, anzi, non disponesse ancora che di « posizioni ... molto limitate» 5 • Al 7° congresso, nel 1951, questo «ritorno·_offensivo del nemico » veniva anco,ra co-nsiderato· come una minaccia concreta ..La . relazione Togliatti, facendo il computo dei morti appartenenti ai partiti 3 Cfr. La formazione dell'Italia industriale, a· cura di A. CARACCIOLO, Bari 1963; Prob'lemi dell'Unità d'Italia. Atti del II Convegno di Studi gramsciani, Roma 1%2; E. SERENI, Capitalismo e mercato nazionale in Italia, Roma 1966. 4 P. TOGLIATTI, relazione cit., p. 90. s Ivi, pp. 91-92. , 7 Bi.bliotecaginobian~o

Giuseppe Galasso di sinistra nei conflitti co-n la polizia o in altri fatti di sangue, ·affermava che non esisteva « nessun periodo della storia d'Italia, nel quale si possa presentare un bilancio- così nero, esclu~o forse il periodo della guerra civile fascista piì1 aspra»; e sottolineava un allargamento delle persecuzio,ni reazionarie dai soli dirigenti e organizzatori delle forze di sinistra ad una massa assai più larga di organizzati e simpatizzanti, nel « tentativo di rendere le persecuzioni più efficaci allargan.done l'in- · fluenza ». L'augurio co,nclusivo era perciò che l'attacco- del 1948-1950 fallisse « per la resistenza di tutta la massa lavoratrice », co-sì co,me l'attacco del 1927-1929 era fallito per la resistenza dei quadri comunisti che lo· avevano subìto 6 • È soltanto nelle Tesi dell'8° congresso (1956) che viene proclamata esplicitamente per l'Italia « l'impossibilità del ritorno alla reazione aperta in un regime di tipo fascista » 7 , non senza - peraltro· - che accuse di fascismo, di mano·vre fasciste e di tentativi fascistici ritornino ad essere lanciati da parte comunista in questa o quella congiuntura della lotta politica (ad es., go-verno Tambroni o· affare Sifar). La continuità con l'interpretazione strutturalmente negativa della storia nazio11ale è, tuttavia, mantenuta anche per il periodo più recente attraverso· la definizione del nuo,vo cont~nuto assunto, seco·ndo· il PCI, dalla politica dei ceti co-nservatori e reazionari. Nelle stesse Tesi dell'8° congresso, il nuovo contenuto viene precisato come consisténte· nel « se-:- guire il meto·do1 della limitazio.ne e persino soppressione delle libertà democratiche e dell'uguaglianza tra i cittadini in linea di fatto ». In tale schema « la sempre più grave pressione sul tenore di vita e sulle condizioni di lavoro, della popolazione lavoratriée si acco1mpagna... alla offensiva contro le libertà sindacali; al tentativo di escludere i sindacati, col pretesto della discri1ninazio·ne politica, dalla normale contrattazione e tutela delle condizioni di lavo·ro; ai licenziame11ti per motivi politici; alla violazione in1punita d·el diritto al collocamento indiscriminato e degli elementari diritti degli operai, alla offesa della loro dignità di cittadini e di uo·mini sul luo-go di lav·oro ». Viene .. inoltre, fatto notare cl1e « l'accantonamento delle riforme previste dalla Costituzio1 ne si acco·mpagna ad un processo di degenerazione di tutta la vita democratica, a cominciare dal Parla·mento che viene di fatto privato· della sua funzione di realizzatore d·ella Costituzione e centro del rinnovamento dello Stato e della so,cietà nazionale, menomato nella sua autorità, auto·nomia e possibilità di funzionare ». Infine, si afferma che « il dilagare dell'arbi6 VII Congresso del Partito Comunista Italiano. 3-8 aprile 1951. Resoconto Roma 1954 (d'ora in poi citato come VII Congresso), p. 27. . ' 1 VIII Congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, Roma 1957 (d'ora in poi citato come VIII Congresso), p. 943. 8 Bibliotecaginobianco

.. I I Le tappe ideologi~he del PCI trio amministrativo e di una co•rruzione sfacciata sono elementi di questo pro:cess~ di degenerazione »8 • Nella triplice serie di feno·meni (sul piano produttivo-sociale, sul piano politico-legislativo e sul piano del1' esercizio del potere esecuti,,o) la fenomenologia dell'azio 1 ne reazionaria a ~ui le deficienze organiche della so·cietà italiana tengono· legati i ceti dominanti assume così una co·mpiuta articolazione. Se ieri era il fascisn10 a tradire quelle deficienze e il destino reazio•nario- ad esse congiunto, oggi lo è il contenuto· co-ncreto di classe d-ell'azione che è svolta da un ·regime pur esso di classe. Legata al permanere di questo schema di fondo· è, naturalmente, l'analisi delle altre forze po1 litiche italiane da parte del PCI, specialmente per quanto- riguarda la DC. Una pubblicazione ufficiale comunista definiva « comitato d'affari della grossa borghesia reazionaria» il governo senza comunisti e senza so;cialisti foPII1ato da De Gasperi nel 1947 9 • Si può dire che la sostanza di questo· giudizio• riguardante il partito cattolico sia mutata di ben poco in seguito, anche se alcune oscillazioni so.no talora significative. Le Tesi dell'8° congresso 1 affermavano, a·d esempio, che in Italia « la D·emocrazia cristiana ... ha diretto la restaurazione capitalistica, pur essendo partita da un programma .rifo,rmatore » 10 • E in generale la polemica comunista ha a lungo: insistito, sulla co.ntraddizio·ne flagrante in cui la D·C si ritro!vava per avere essa - partito che raccoglie i suffragi di vaste masse popolari e che si era legato ai partiti di sinistra nella Resistenza e nei governi del CLN - abbando.nato la linea popolare-antifascista sulla quale era nata e si era sviluppata, e abbracciato, invece, la linea conservatrice-reazionaria. A lo1 ro volta, le Tesi dell'll 0 congresso· (1965) ribadivano che « la DC, avendo governato per lunghi anni nell'interesse della borghesia, è pervenuta ad un intimo· intreccio co1 n la struttura capitalistica e con le· fo,rze economiche do,minanti », per cui « solo, la lunga lotta unitaria co•ntro -di essa è riuscita a fare emergere nel suo· seno1 tendenze in qualche modo rinnovatrici rispetto alla linea » da essa seguita negli anni '50 11 • E in questo ~iudizio, è possibile vedere chiaramente ad·ombrata là definizio•ne del « blocco storico· » che, seco-ndo la più recente analisi comunista, in quanto 1 successore del -vecchio « "blocco sto1 rico » dell'Italia liberale e di quella fascista, esercita la direzione politica e sociale •del paese: un « blocco· storico » fondato, da una parte, su una compone·nte s·ocio-ecoB Ivi. 9 Due anni d'i lotta dei comunisti italiani. Relazione sull'attività del PCI dal 5° al 6° congresso, senza luogo e data di edizione, p. 45. 10 VIII Congresso, cit., p. 943. . 1 n XI Congresso del Partito Comunista· Italiano. Atti e risoluzioni, Roma 1966 (d'ora in poi citato come XI Congresso), p. 732. 9. Bi_bliotecaginobianco

Giuseppe Galasso no·mica (naturalmente, capitalistica), e, dall'altra parte, su una componente politica offerta da un grosso· partito di massa, mo;dernamente organizzato, il quale « riesce ad avere il sopravyento nelle consultazioni elettorali soprattutto per l'intervento,· della Chiesa, che costringe al voto per questo· partito·, con la pressio:ne ideologica, larghe masse di popolo » (Tesi dell'8° congresso) 12 • . A questo nuo,vo « blocco storico » si devono : « clericalizzazio,ne della vita p•ubblica, monopolio, politico- democristiano e strapotere di pochi gruppi privilegiati », che « so-no il punto di approdo della restaurazio-ne capitalistica iniziata nel 1947 »; si deve « la co-mpenetrazione fra mo•no.- poli e gruppi dirigenti clericali, di cui l'espansione della finanza e proprietà immobiliare vaticana è una faccia significativa»; si deve « la crisi che la cultura, l'arte e la scienza italiana hanno attraversato in questi anni » (Tesi del 9° congresso, 1960) 13 • Nell'analisi del PCI, a questo giudizio· negativo di fondo, non sfugge nepp-ure la fase più recente inaugurata nella vita politica italiana dalla formazione di una maggio,ranza e di un governo di centro-sinistra. Questa formazione è fatta risalire, dalle Tesi del 10° co·ngresso-, alla necessità per la DC di « adeguare gli indirizzi politici e di go·verno, ai nuovi pro,blemi e ai nuovi contrasti suscitati çlal processo di espar1sione economica, in una situazione caratterizzata dalla presenza combattiva di· un grande mo-vimento, di lavorato 1 ri organizzato su basi ideali e politiche di classe, e anche a causa delle modificazioni verificatesi nell'orientamento di gruppi so,ciali e di partiti facenti parte del blocco 1 di potere da essa diretto· ». L'obiettivo storico dell'operazio·ne è « quello di contenere il rinnovamento degli indirizzi politici, intrinseéo nell'accettazio,ne della formula e del p,rog.ramma di centro-sinistra, nei limiti della concezione intercl~ssista » pro-pria della DC. Per quanto, lo riguardava, il PCI avvertiva sia l'errore di far risalire la genesi del centro-sinistra solo ad un'esigenza rinnovatrice dei , gruppi più dinamici delle classi d·o•minanti e non anche alle lotte popolari; sia l'errore di· vedere nel centro-sinistra soltanto un fatto di rinnovamento dovuto alla pressio·ne popolar~, e non anche « i fini di conservazione sociale e politica » co-n cui il centro-sinistra era stato avviato - dalla DC fra « resistenze conservatrici e reazionarie » e « mano·vre trasformistiche per dare un certo contenuto e un certo indir_izzo· » al nuovo governo 14 • Peraltro, già 1'11° congresso del partito dichiarava fallito il 12 VIII Congresso, cit., p·. 943. 13 IX Congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, Roma 1960 (d'ora in poi citato come IX Congresso), vol. Il, p. 252. . 14 X Congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni Roma 1963 (d'ora in poi citato come X Congresso), pp. 683-695. ' 10 Bibliotecaginobianco

.. , Le tappe ideologiclze del PCI centro-sinistra quando esso· si era trovato di fronte ad una stretta della congiuntura eco·nomica che aveva drasticamente ridotto- il margine di agibilità di una politica riformista all'interno di un disegno di conservazione capitalistica e avev·a determinato p•er il governo· e la maggioranza un semplice « ruolo· di copertura del potere economico e politico del grande capitale». Così il centro-sinistra viene presentato co·me una ennesima manovra di assorbimento di una spinta dal basso, nel quadro \ di una politica di conservazione; come uno· sforzo di guadagnare tempo e terreno mediante una sortita riformistica, in una fase di crisi e di evoluzione del regime capitalistico e della sua espressio.ne politica; co,me un riuscito tentativo delle forze dominanti per volgere· totalmente a proprio profitto i frutti di una fase di espansione e per catturare nel proprio sistema le nuove forze politiche e sociali sollecitate dall'espansione stessa alla periferia del blocco di potere 15 : tutti modi soliti alla logica negativa del sistema politico italiano quale l'analisi storico-strutturale compiuta dal PCI lo prospetta fin dalla nascita, al momento dell'unificazione politica d·ell'Italia. 2. IL RAPPORTO RIVOLUZIONE-RIFORME E LA SCELTA DEL /PCI. Nel quadro dell'analisi storico-strutturale e del giudizio, da esso dato sulla vicenda politica postbellica della società italiana, il PCI ha dovuto tempestivamente inscrivere l'elaborazione di uno dei temi di fondo del ~omunismo (come già, prima, del socialismo) occidentale, il tema - cioè - del rappo,rto- tra rivoluzione e rifo·rme. È stato giustamente osservato, che la genesi di questo tema non può essere isolata « nella elaborazio,ne del dopoguerra, anche se in questa fase esso si è esplicitamente posto » 16 • Si tratta, infatti, di un tema che risale, nelle prime formulazio•ni del PCI, addirittura ai p,rimi anni del partito e - come al ·solito - non è passato invano, per il PCI postbellico, attraverso la meditazione di Gramsci. E come opportunamente è stato ancora osservato, « il fondo teorico della questione sta ... nell'affermazione che la presa del p,otere non si configur~ necessariamente co·me momento univo·co e globale, che sopravvie·ne senza mediazioni con un ' salto' rivo-- luzionario, ma che, in una situazio,ne data, può darsi come un ·processo che passa attraverso obiettivi che· il movimento· operaio rico,nosce co-nie propri e che non sono immediatamente socialisti; obiettivi, infine, che 1s XI Congresso, cit., pp. 702 segg. 1 16 Cfr. R. RossANDA, Note sul rapporto riforme-rivoluzione nella elaborazione del PCI, in « Critica marxista», 1 (1963), n. 2, p. 19. 11 B.ib-lieoc• aginobianco

Giuseppe Galasso si presentano come diversi da quelli intermedi o transito·ri - che, nell'accezione di Lenin, segnano· ·delle tappe tattiche a rapida scade·nza in situazioni di crisi rivoluzionaria, - in q11~nto costituiscono punti d'arrivo· permanenti, co·nquiste strategiche· della classe operaia e dei suoi alleati nella strada verso- il socialismo » 17 • Nella relazione al 5° congresso del PCI, Togliatti faceva risalire agli anni immediatamente ant 1eriori alla seconda guerra mondiale lo svi-: lup·po. dell'azione di partito per cui « i motivi della... lotta per la democrazia e contro il fascismo si djspiegavano e si affermavano in modo sempre più chiaro·» 18 • È una datazio-ne accettabile sia per quanto riguarda l'elaborazione del rapporto tra riforme e rivo,luzione, sia per . quanto riguarda la nascita della strategia unitaria. Nella stessa relazione Togliatti poneva poi un ulteriore interrogativo, la cui considerazio-ne è necessaria per integrare in un punto- fo·ndamentale e importante quanto si è già detto. « Che carattere hanno», si chiedeva, infatti, Togliatti, « le riforme che noi proponiam.o?· Hanno esse carattere di classe? Senza dubbio, nel senso che tendono a elevare il benessere e il tenore di vita delle classi lavora- . trici, ma sono nazionali in quanto~ sia elevando il benessere delle classi lavoratrici, sia tagliando ogni radice del fascismo, consentono un inizio di rinnovamento economico della nazione». Più oltre egli affermava, poi: « Siamo un partito che lotta per la democrazia e per il socialismo, ma siamo in pari tempo un partito nuovo, che si è rinnovato nella lotta, che ha conquistato più chiara coscienza della sua funzione nazionale, che sa che è posto alla nazione italiana un compito di rinnovamento di tale ampiezza che non potrebbe essere risolto se lo stesso partito comunista non riuscisse ad adempiere una funzione di guida, in tutti i campi della vita politica e sociale». Infine, Tog1iatti proclamava, per il PCI: « Noi abbiamo ereditato e portiamo avanti le migliori traqizioni del popolo italiano, dalle p,iù lontane alle 1 più vicine, le tradizioni migliori del Risorgimento, quelle del movimento operaio socialista di cui ci sentiamo, per questa parte, i -continua tori » 19. Cioè: il tema dell'azione riformatrice come momento congeniale e permanente del tipo di prassi rivoluzionaria che la struttura storicosociale del p•aese detta al PCI i1.o-nè impostato soltanto in funzione della strategia e della dottrina del passaggio- dall'ordine borghese a quello socialista; ma è impostato anche, e più specificamente, come un aspetto primario dei pro·blemi nazionali italiani di democratizzazio·ne e di sviluppo•. Si tratta di una posizione indubbiamente marxista (si rico-rdi il proletariato teorizzato come erede storico e prosecutore dell'opera po .. sitiva della borghesia, pur essendone l'eversore e il superatore); ma 12 17 Ivi. . 18 « Critica marxista», 2 (1964), nn. 4-5, p. 79. 19 I vi, p. 121, p. 127 e p. 128. Bibiiotecaginobianco I ,--._

I Le tappe ideologiche del PCI forse nell'elaborazione del PCI l'accento nazionale è, fin dal primo· momento, sentito in modo particolarmente intenso. Non occorrerà risalire anche qui a Gramsci e al suo senso acutissimo· delle tradizio,ni nazionali. Basterà ricordare che di questo accento spiccatamente nazionale è già tutto p-regno il discorso pronunciato da Togliatti a Napoli 1'11 aprile 1944, il primo, -discorso pubblico importante da lui tenuto dopo• il rientro dall'esilio in Italia. Già allora Togliatti aveva affermato: « Noi siamo il partito della classe operaia e non rinneghiamo, non rinnegheremo mai questa nostra qualità. Ma la classe operaia non è stata mai estranea agli interessi della nazione. Guardate al passato, ricordatevi... del Risorgimento nazionale... Noi rivendichiamo queste tradizioni della classe operaia italiana. Noi rivendichiamo le tradizioni del socialismo italiano, di questo grande movimento di classi operaie e di popolo, che irrompendo sulla scena politica, reclamando il riconoscimento degli interessi e dei diritti dei lavoratori, chiedendo che fosse assicurato al popolo il posto che gli spetta nella direzione del paese,·ha adempiuto una grande funzione nazionale di risanamento, di ravvivamento e rinnovamento di tutta la vita italiana ..... Oggi la classe operaia si fa avanti col suo· passo sicuro, e conscia di tutti i suoi doveri rivendica il proprio diritto, come dirigente di tutto il popolo, di dare la sua impronta a tutta la vita della nazione. La bandiera degli interessi nazionali, che il fascismo ha trascinato nel fango e tradito, noi la raccogliamo e la facciamo nostra » 20. E, assai significativamente, Togliatti si preoccupava poi di dichiarare, nello stesso- discorso·, il carattere ortodossamente marxista di questa impostazio,ne nazionale, secondo la « linea delle vere e grandi tradizio,ni del movimento proletario» 21 , con richiami a Marx, ad Engels, a Lenin, a Dimitrov e a Stalin. Certo, il ventennio di regime fascista sperimentato in Italia e, poi, gli sviluppi della lotta politica in Italia dopo la seconda guerra mo,ndiale hanno contribuito in maniera decisiva a rafforzare nel PCI la convinzione della esistenza di un ampio spazio- di azione politica riformatrice dovuta alle particolarità storico-strutturali del paese. Accettare e rivendicare una parte attiva e dirigente di forza liberale e liberatrice, prima ancora che socialista e rivoluzionaria, voleva dire, fra l'altro, per i comunisti italiani, inserirsi più tempestivamente e precocemente nel processo di s.viluppo ·politico• e sociale del paese, senza condannarsi ad attendere il maturare di condizioni c·he obiettivamente rendessero possibile l'inizio di un·a lotta socialista e rivoluzionaria in senso stretto. Così le motivazioni derivanti dal giudizio- dato sui condizionamenti storici negativi gravanti sullo Stato e sulla società in Italia, si saldavano strettamente con le motivazio•ni derivanti dall'accettazione 20 Cfr. P. TOGLIATTI, La politica di unità nazionale dei comunisti, Napoli 1953, p. 19. 21 I vi, p. 20. 13 Bibliotecaginobianco

- Giuseppe Galasso dell'attivismo rivoluzionario leniniano e dalla trasposizione di esso. in altro ambiente storico- e sociale e con la sensibilità nazio,nale di Gramsci (viva specialmente sul piano, culturale) a cui si è già accennato. Ad o-gni modo, è rimasto· così stabilito, e non è stato più alterato, un nesso di grande complessità in cui il tema riforme-rivoluzione fa tutt'uno col tema funzione nazio,nale-funzio,ne di classe del partito e co·n quello, della individuazione di una « via italiana al socialismo » · nell'ambito della strategia e della dottrina generale del passaggio al socialismo 1 • Nell'll 0 congresso ( 1966) del PCI questo triplice nesso è stato esplicitamente fissato in un testo che, anche per questo, riveste grandissima importanza. « Alla linea della via italiana al socialismo », dice infatti il paragrafo 8° del V capitolo delle Tesi approvate dal congresso, « .noi siamo giunti muovendo dalla storia del nostro paese, dalle conquiste raggiunte da tutto il movimento operaio mondiale, da una visione creativa del marxismo e ~el leninismo. La via italiana al socialismo si propone. di dare una risposta al problema della rivoluzione socialista in Italia ed è un aspetto della ricerca, ancora aperta, delle vie per giungere al socialismo nei paesi capitalistici sviluppati, dove, il dominio politico del grande capitale non si fonda soltanto sul controllo dell'apparato coercitivo dello stato, ma su una serie complessa di mediazioni e dove la società si articola in forme . 4 relativamente autonome. L'esigenza del socialismo non nasce da presupposti astratti. Essa nasce come una esigenza oggettiva di fronte ai problemi proposti dalla contraddizione profonda fra le infinitè possibilità offerte dallo sviluppo delle forze produttive, della tecnica e della scienza e la condizione avvilente fatta all'uomo nella società capitalista. Essa nasce come una risposta necessaria alla incapacità della attuale società di superare le proprie contraddizioni, di estendere la democrazia, di garantire lo sviluppo della personalità umana. In Italia, la lotta per il socialismo ha come obiettivo l'instaurazione di una democrazia socialista che ponga fine allo sfruttamento del lavoro, garantisca effettivamente l'uguaglianza sociale di tutti i cittadini, assicuri a tutti i cittadini la pienezza dei diritti democratici e crei le condizioni per il libero sviluppo della loro personalità, al di fuori di ogni costrizione dovuta alla miseria, allo sfruttamento, alla tirannide o al predominio politico e sociale di classi sfruttatrici. L'instaurazione in Italia di una tale società è da noi concepita -e. in contrapposto alla visione socialdemocratica che non coglie i caratteri autoritari insiti nella società capitalistica ~ come lo s~occo di una lotta per lo sviluppo continuo della democrazia e p-er trasformazioni strutturali attraverso cui si avvii, una soluzione, positiva dei grandi problemi del paese e si realizzi una crescente ed effettiva partecipazione della classe operaia alla direzione dell'economia e in tutti i campi della vita pubblica. Attraverso tale processo si deve pervenire alla formazione e all'avvento al potere politico di una nuova classe dirigente costituita dalla classe operaia e dai suoi alleati, avvento che è condizione indispensabile per portare a compimento la trasformazione della società fino al socialismo e al comunismo » 22. Come si vede, in questo, testo il tema stesso del rapporto tra riforme e rivoluzione è praticamente- sup,erato- nel discorso sulla <~ via italiana al 22 XI Congresso, cit., p. 736. 14 Bibiiotecaginobianco

' . I I Le tappe ideologiche del PCI_ socialis1no ». Ma esso rimane presente come il presupposto· logico che, con la sua soluzio,ne, rende possibile il successivo disco1 rso:. Di nessuna « vfa italiana» si sarebbe potuto discorrere se l'imp·ostazio 1 ne di una strategia delle riforme non fosse apparsa co·me il risultato naturale di un'analisi di tutte le co-mponenti e di tutti gli aspetti della società italiana. Perciò il testo dell'll 0 congresso sopra citato parla di o-biettivi democratici e di obiettivi socialisti quasi indifferenziatamente e vede questi o,biettivi co,nnessi nella lotta per avviare « una soluzione positiva dei grandi problemi del paese ». . È interessante notare che, pro-prio alla vigilia dell'll 0 congresso, la rivista « Critica marxista » poneva, ad alcuni tra i più qu·alificati dirigenti nazio,nali del PCI (Giorgio Amendola, Luciano Barca, Gio1 rgio, Nap·olitano·, Agostino 1 No,vella, Alfredo Reichlin e Bruno Trentin), « sei do~ mande su rifoPII1e e riformismo.». La scelta del tema non era casuale, anche se i direttori della rivista (allora Luigi Lo:ngo e Alessan-q_roNatta) dichiaravano di no·n aver voluto redigere « un ' numero unico- ' per l'XI co,ngresso del PCI ». Essi erano, però, consapevoli del significato, che assumeva il porre al centro della discussione « un tema ... di rilievo politico .essenziale e che potesse co•mportare un discorso non già· di tipo ' specialistico 1 ' o 'particolare', ma di vasto· respiro e di evidente incidenza sulla linea politica generale » 23 • Ora è notevole che - pur presentando divergenze significative su altri punti delle dom·ande ad essi p·oste - i sei interpellati concordassero• in modo pressoché assoluto p1 er quanto riguardava il giudizio sul rapporto tra riforme e lotta per il socialismo. Così Giorgio Amendola affermava che « è lo ' stato del paese ' che richiede le riforme, e se queste devono significare, come di fatto significano, avanzata al socialismo, allora l'interesse nazionale, del progresso del paese, si identifica con la causa del socialismo, il socialismo a;ppare non come una preferenza ideologica, o una scelta di classe, ma come una necessità nazionale, di cui naturalmente la classe operaia, ed il suo partito rivoluzionario, debbono sapere farsi interpreti nel modo più coerente» 24. Allo stesso modo Luciano Barca sosteneva che « quanto più. il partito sarà un partito ' nuovo ' __, così come' Gramsci e Togliatti Io hanno voluto, sforzandosi di superare ogni residua contrapposizione tra la coscienza socialista, intesa comè 'dato esterno', portato dal partito, e la realtà immediata e molteplice della lotta - tanto •più la çlasse operaia potrà nei fatti' esercitare il suo ruolo centrale e unificatore e dunque concretamente operare perché da ogni lott~ non scaturisca a livello politico soltanto una rivendicazione frammentaria, settoriale, n1a una indicazione positiva che si inserisca in un processo unitario, in una linea progra~atrice, e che anche p·er questa sua qualità non si chiuda negli interessi immediati della categoria o del gruppo, ma si apra- ai pro1?lemi, agli inferessi e alle attese . 23 « Critica marxista», 3, (1965), nn. 5.6, p. 3. 24 Ivi, p. 29. 15 . Bibliotecaginobianco

Giuseppe Galasso di una ampia costellazione di forze sociali e politiche» 25 • A sua volta Alfredo Reichlin sosteneva: « Né ricerca astratta cli riforme ...; né... l'idea che qualunque piattaforma di lotta è buona e .che' da cosa nasce cosa'. Invece,... ogni processo di riforma impone, per andare avanti (e non ricadere su se stesso e non aprire quindi crisi senza sbocchi) di modificare qualcosa nei rapporti di forza e di potere .... Al punto in cui è giunta oggi la lotta di classe, porre una ... barriera, separare lotta democratica da lotta socialista, obiettivi democratici da obiettivi più avanzati significa mettere in crisi la lotta democratica stessa e rendere irraggiungibili e vani anche gli obiettivi più limitati. ... Viene dunque dallo sviluppo della realtà oggettiva la conferma che è possibile concepire il processo rivoluzionario non come pura preparazione al 'salto', alla presa del potere, ma come un processo che passa attraverso obiettivi intermedi che il movimento operaio riconosce come propri e che non sono immediatamente socialisti» 26 • Ma forse più articolatamente e compiutamente degli altri interpellati si esprimeva Giorgio Napolitano. « La lotta per le riforme», egli scriveva, « trova in Italia le sue basi nelle condizioni materiali di vita delle masse, così pesanti --- nonostante l'elevamento dei redditi e dei consumi - per l'intrecciarsi di vecchi e nuovi p•roblemi e bisogni, e nella coscienza della necessità e possibilità di spezzare le costrizioni e le suggestioni dello sviluppo monopolistico, per fondare una nuova, più alta condizione umana. Egualmente, che le riforme di struttura debbano portare a degli spostamenti nei rapporti di potere tra le classi, animare un p1 rocesso di lotta per l'avvento di una nuova classe dirigente è per noi fuori discussione ... Quel che occorre è che il movimento operaio sap,pia esprilnere, in ogni fase dello sviluppo ciclico dell'economia capitalistica, una prospettiva di trasformazione, una linea di svilupJJo nuovo e superiore dell'economia e. della società nazionale, e sappia sostenerla anche sul piano delle politiche a breve termine che in un determinato momento si impongono per far fronte a fenomeni vuoi inflazionistici vuoi recessivi e così via. È su questo terreno - sul quale poi si ritrovano nodi di strategia internazionale e non solo nazionale __. che oggi passa in effetti la linea di demarcazione tra posizioni socialdemocratiche e posizioni rivoluzionarie, di lotta conseguente per la democrazia e il socialismo. Istanze come quella di uno ' sviluppo graduale' o di una trasformazione dello stato dall'interno sono state ormai assU11te, in termini e con contenuti nuovi, che nulla hanno in comune con le concezioni opportunistiche di un tempo, in una linea e prospettiva rivoluzionaria, di avanzata verso il socialismo nella democrazia, che si presenta come la sola corrispondente alle condizioni dell'Italia e dei paesi dell'Occidente capitalistico. La differenziazione sostanziale insorge nei confronti di una politica di rinuncia alla lotta per le riforme e quindi ad ogni effettiva trasformazione dello stato, di inserimento in una gestione del potere che si fa assertrice e garante delle esigenze di ' funzionamento' e sviluppo del sistema capitalistico, di collaborazione allo svuotamento anziché al progresso del regime democratico, alla divisione e alla subordinazione del movimento operaio.... Il discorso sulla lotta per le riforme di struttura si ricongiunge (così) chiaramente col discorso sulla lotta per il rinnovamento democratico e per la trasformazione dello stato » 27. In tutte le risposte, dunque, il carattere tattico-strategico delle riforme nella lotta per il socialismo, la rinunzia alla soluzione rivoluzio25 I vi, p. 56. 26 I vi, pp. 108-110. 21 Ivi, p. 75, pp. 8b-83, p. 91. 16 Bibliotecaginobianco

I Le tappe ideologiche del PCI naria sia come catastrofe imposta dallo sviluppo del movimento sia \, co.me ' salto· qualitativo.' spontaneamente producentesi in re e perciò da attendersi in posizione di arroccamento classista, l'abbozzo di un gradualismo reso pieno e aperto dall'insistenza sulla necessità di una accettazione realistica dei dati del problema rivoluzionario affrontato, il ricono,scimento delle particolarità di sviluppo· dei paesi capitalistici avanzati, lo sforzo- di distinzione di questo gradualismo· e riformismo dal gradualismo e riformismo so·cialdemocratico, il discorso sulle alleanze del movimento operaio: sono tutti motivi che si cerca di stringere insieme e che sono· stretti nella delineazione di una soluzione u11itaria é radicale dei problemi del comunismo in Italia e che è, appunto, la « via italiana al socialismo ». I La prova, poi, di quanto queste risposte individuali del 1965 siano nella linea del PCI che al riguardo si può definire ortodo,ssa, è 01 fferta dal confro-nto- con alcuni passi della· relazione tenuta d·a Togliatti al congresso del PCI del 1956. «La nostra lotta per delle riforme di struttura», disse allora Togliatti, « è uno dei princ~pali punti di arrivo della ricerca di una no~tra via di sviluppo verso il socialismo nelle condizioni attuali. Sarebbe errato confondere la rivendicazione di queste riforme con quelle che un tempo chiamavamo rivendicazioni transitorie, cioè parole d'ordine da lanciarsi nel momento di una crisi rivoluzionaria acuta e destinata solo a dirigere le masse popolari verso la lotta per il potere, parole d'ordine, quindi, destinate a consumarsi rapidamente nel corso stesso di questa lotta. Le riforme di struttura sono un obiettivo positivo, che noi vogliamo realizzare e che è realizzabile nelle condizioni attuali della lotta poli tica .. u Le riforme di struttura non sono il socialismo. Sono però una trasformazione delle strutture economiche che apre la strada per avanzare verso il socialismo .... Il problema si riconduce a quello delle condizioni politiche in cui si svolge la lotta di classe, del grado di maturità della classe operaia, delle masse contadine e del ceto medio, del posto che queste forze sociali occupano nella società civile e nella lotta, del loro grado di coscienza » 28. L'essenziale del discorso del PCI sulle riforme di struttura è già, implicita·mente O· esplicitamente, in questi passi to,gliattiani; e ciò significa che sul tema del ·quale parliamo il PCI è v~ramente riuscito 1 a produrre uno sforzo concorde di chiarificazione e che, grazie a tale sforzo, la stragrande maggio,raIÌza del partito si può co·nsiderare da tempo allineata su una concezio-rie delle riforme di struttura come elemento di un processo di sviluppo politico-sociale in ultima analisi rivoluzionario,, la quale - senza forse essere una grande operazione concettuale - rappresenta, tuttavia, un contributo· originale alla elaborazio•ne della strategia di un partito comunista. agente in un paese di capi28 VIII Congresso, cit., pp. 51-53. 17 Bibliotecaginobianco

... Giuseppe Galasso talisn-io avanzato o quasi .avanzato e, come tale, ha una importanza che va oltre il quadro• nazio-nale italiano. 3. LA RICERCADELLA « VIA ITALIANA AL SOCIALISMO». Più difficile e incerta è stata, invece, la ricerca - strettamente connessa, come s'è visto, alla precedente - della definizione di una « via italiana al socialismo». A suo· tempo- Togliatti dovette prendere aperta posizio1 ne contro « gravi incomprensioni » della linea d·el partito, che gli apparivano! ancora in essere, benché in via di superamento. • 1 ~::~~:- "~,;- ".=. r~:t}~~l'F.~.~~~?J:.~~~~~-?1'.~tK"~,\=" · ---r<,,. . ·:..~i=;_l.~:_.- ::., ' . ·~f/\: ·.. - !!.. ,-:- ~- • • • .• •••• t. • \ ... ·- . ~--..·., J -. •• « Il partito, oggi», egli disse nel gennaio 1947, « comp1 rende la propria linea politica, ha superato quello stato di messianismo politico primitivo, che esisteva subito dopo la liberazione e continuava in parte anche. dopo il 2 giugno, quello stato curioso di messianismo per cui si riteneva che tutte le questioni che stanno dinnanzi al partito e al popolo potessero essere risolte con una sola battaglia, la quale avrebbe dovuto darci la possibilità di farci accettare da tutto il paes~ tutte le nostre soluzioni. La grande maggioranza dei quadri del partito, e credo anche la maggioranza degli iscritti comprendono, ... che la politica del partito comunista prevede una serie di azioni politiche e di lotte incaten~te l'una all'altra e discendenti l'una dall'altra, ma combattute ~u differenti piani -i economico, sindacale, governativo, parlamentare, municipale, cooperativo, ecc. ecc. -- e che nel corso di queste azioni è necessario che il partito affronti e spinga alla soluzione di tutti i problemi che interessano i lavoratori, che esso avvicini, influenzi, organizzi, riesca a dirigere in un modo o nell'altro tutti gli strati della popolazione lavoratrice, creando così un grande fronte di lotta per gli interessi popolari e p·er la democrazia. In questo modo il partito, sia attraverso la sua azione diretta, sia attraverso le sue alleanze con altre forze democratiche, riesce a conquistare la maggioranza della popolazione alla realizzazione di un programma di rinnovamento democratico e nello stesso tempo lavora alla attuazione pratica di questo programma » 29. Ma qui siamo ancora sulla lin·ea di un discorso v.olto a presentare alla base del partito l'indirizzo politico generale del PCI, lo·ntano così dal pro·movimento attivo,· co·me dall'attesa passiva, dalla catastrofe rivoluzionaria; siamo sulla linea dello sforzo della ·dir~zione del PCI per co-nvincere i militanti a muoversi, con i necessari aggiornamenti, sulla diret- . tiva indicata da Togliatti già nel suo discorso dell'aprile 1944 a Napoli. La diff·erenziazio,ne degli o,biettivi del PCI risp-etto a quelli rivoluzionari attribuiti ad esso da una opinione pubblica e da una base in stato di grande effervescenza ha qui p-erciò il carattere di una dichiarazione di volontà ·demo1 cratica derivante principalmente dalla logica della lotta antifascista co·ndotta dal partito. 29 « Critica marxist~ », 2 (1964), nn. 4-5, pp. 160-161. 18 --- Bibliotecaginobianco

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