Massimo Galluppi anni negli an1bienti uffi.ciaU, qualcosa di diverso dalle manifestazioni consimili che nello stesso periodo si moltiplicavano nelle altre democrazie popolari. Tuttavia, non vi sono dubbi sul fatto che proprio in questo periodo furono elaborate le scelte di fondo che caratterizzeranno la vita romena nella pri,ma 1netà degli anni sessanta e che in definitiva porteranno ad uno scontro quasi frontale con i sovietici. Il contrasto si delineò in modo apparentemente improvviso durante la Conferenza del Comecon del giugno 1962. In quella occasione, la Romania venne accusata da tutti gli altri paesi del blocco di tradire la s_olidarietà socialista comprando in Occidente - invece che in Cecoslovacchia, nella Germania Orientale o nell'Unione Sovietica - i beni strumentali previsti dal suo piano di industrializzazione; beni che essa, non potendo produrli direttamente, era costretta a procurarsi all'estero in cambio di petrolio e di grano. Da questa accusa la delegazione romena si difese con argomentazioni di una efficacia e semplicità disarmanti: i prodotti occidentali - essa fece notare - erano migliori e meno cari di quelli reperibili sui mercati comunisti; i fornitori inglesi, francesi o italiani offrivano, dal punto di vista della efficienza del sistema di distribuzione, della rapidità e precisione delle consegne, garanzie molto maggiori di quanto non fossero disposti a fornire i loro « concorrenti » dell'Est. Tuttavia, lo schieramento antiromeno non sembrò disposto ad accettare un punto di vista così strettamente « economico », tanto più che ]a ribellione di Bucarest presentava alcuni aspetti preoccupanti. Per i sovietici, la questione essenziale stava nell'affermare la propria autorità su un alleato recalcitrante; e nel precisare alcuni orientamenti generali di politica economica del blocco comunista; per gli altri - i tedeschi orientali, i cecoslovacchi ed anche i polacchi - si trattava di riconoscere la scarsa efficienza dei propri sistemi economici nei confronti di quelli occidentali. Nel complesso ci si trovava di fronte ad una questione abbastanza imbarazzante, e che era destinata a diventarlo ancora- di più quando la delegazione romena, messa alle corde dall'intransigenza dei suoi interlocutori, decise di abbandonare la Conferenza, sbattendo la porta. Nei mesi immediatamente successivi i romeni impressero una svolta decisiva alla loro politica estera, puntando contemporaneamente in due direzioni. All'interno del blocco comunista, il problema era quello di non rimanere isolati sul piano politico ed ideologico, di utilizzare cioè quelle forze che avversavano e di fatto non accettavano l'egemonia di Mosca. L'imparzialità ed anche un certo distacco manifestati nei confronti del conflitto cino-sovietico e l'avvicinamento alla Jugoslavia furono il riflesso di questa nuova esigenza. Nei confronti. dell'Oçcidente, venne ac82 BibliotecaGino Bianco
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