, La ribellione romena Per la Romania, come per gli altri paesi dell'Est europeo, l'anno « zero » dell'attuale fase politica ha coinciso con la morte di Stalin e con la crisi della struttura di potere che Stalin aveva creato all'interno dell'URSS, e successivamente imposto ai paesi satelliti. Questa crisi, che non fu certamente voluta dal gruppo dirigente sovietico post-staliniano, ma che esso contribuì obbiettivamente a far dilatare con la politica di avvicinamento alla Jugoslavia di Tito, con la legittimazione sul piano teorico della dottrina delle « vie nazionali al socialismo » (dichiarazione di Belgrado del giugno 1955) e le rivelazioni esplosive del XX e del XXII Congresso, si manifestò in modo violento in Polonia, in Ungheria e neHa Germania Orientale nel corso del 1956; e l'intero sistema comunista ne fu profondamente sconvolto. Tuttavia, né in quella occasione, né in altre successive, i dirigenti romeni si dimostrarono particolarmente attivi. Lo furono certamente meno dei polacchi e degli ungheresi e, probabilmente, anche dei cecoslovacchi e dei tedeschi orientali. Il processo di desatellizzazione andò avanti senza che i romeni vi fornissero alcun contributo concreto; essi non poterono, però, non cogliere i frutti di una tendenza che era ormai irreversibile e finirono per giovarsi del nuovo clima che, pur fra tante incertezze e comprensibili resistenze, si andava instaurando nei rapporti politici all'interno del blocco orientale. Nel biennio 1955-1956 fu realizzato quello che può essere considerato il primo passo di Bucarest sulla via dello sganciamento da Mosca: la liquidazione delle società miste russo-romene, che l'Unione Sovietica utilizzava per setacciare le risorse naturali di cui la Romania è in alcuni s·ettori - uranio e petrolio - particolarmente fornita. Nel 1958, poi, abbandonarono definitivamente il paese le truppe russe che vi stanziavano dall'ottobre del 1944. È nel secondo quinquennio degli anni cinquanta che l'eresia romena ha vissuto il suo periodo di incubazione. Chi volesse trovare nella vita pubblica della Romania, in quegli anni, i segni premonitori del futuro dissenso con il potente alleato resterebbe probabilmente deluso. La società comuni1sta romena, fac~va sfoggio in tutti i campi - economico, politico, ideologico - del conformismo ereditato dall'età staliniana o del nuovo conformismo ispirato ora da Mosca. Neppure l'osservatore più acuto sarebbe stato in grado di scorgere nella condanna ufficiale, pronunciata al Secondo Congresso del Partito comunista (22-28 dicembre 1955) contro il gruppo stalinista Pauker-Luca-Gheorghescu - il maggiore responsabile della forsennata opera di «russificazione>-' della vita nazionale negli anni precedenti - e nei rari e cauti riferimenti alla teoria delle vie nazionali al socialismo, registrabili in quegli 81 BibliotecaGino Bianco
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