Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

Augusto Graziani sumi, il risultato sarebbe stato un crollo della domanda globale, seguito da riduzioni ancora più disastrose nel volume della produzione industriale e dell'occupazione. Sotto questo aspettò, meglio dunque un fallimento completo che un successo parziale. Ma ciò non elimina il fatto che l'efficienza della politica econo1nica nel controllo dei flussi reali sia risultata davvero modesta e che le autorità, partite con la ferma intenzione di fare una politica classica di austerità, di risparmio e di accumulazione, abbiano finito col fare una politica di stile keynesiano, provocando l'aumento della propensione al consumo attraverso la redistribuzione del reddito a favore dei redditi di lavoro, o almeno contenendo la redistribuzione a favore dei redditi di impresa che la disoccupazione lavorativa avrebbe portato con sé. Nel settore monetario, come abbiamo visto, la situazione è innegabilmente migliore. Le autorità monetarie hanno mostrato di tenere saldamente in mano lo strumento del credito e della circolazione, di saper contenere entro i limiti voluti la liquidità del sistema econo1nico, e di saper convertire all'occorrenza liquidità a breve termine in finanziamenti a medio e lungo termine. Ma, purtroppo, l'unico strumento che le autorità sono in grado di manovrare con prontezza è uno strumento di debole efficacia, per la semplice ragione, ampiamente illustrata dalle vicende che abbiamo narrate, che il mettere a disposizione risorse liquide non significa che le imprese le impieghino per investimenti produttivi e che, anche quando la liquidità viene effettivamente utilizzata dagli operatori economici, non si può mai sapere che tipo di domanda essa andrà a finanziare. La sola politica monetaria non è strumento di cui uno Stato moderno possa accontentarsi. Ma purtroppo, se ci chiedessimo quali siano gli altri strumenti di cui lo Stato italiano possa disporre per il controllo dell'economia, non sapremmo bene quale individuare. Né la leva fiscale, né la pubblica spesa, né l'azione delle imprese a partecipazione statale, e cioè nessuno degli strumenti di cui dispone lo Stato moderno, sembra in condizioni di esse.re utilizzato nell'economia italiana. L'imposizione diretta è rigida per struttura e agisce con grave ritardo rispetto ad ogni modifica di prelievo. L'imposizione indiretta si presta solo a controllare la domanda di beni di consumo, e come tale dovrebbe essere impiegata in misura molto più diffusa, senza concentrarla su uno o pochi beni, cosa che le fa assumere un carattere discriminatorio e le impedisce di incidere apprezzabilmente sul volume della domanda globale. La spesa pubblica è il più delle volte paralizzata da procedure di lunghezza infinita che fanno sì (come lo stesso Governatore giustamente osserva) che le erogazioni effettive avvengano quando sarebbe ormai giunto il !]10mento di conte44 BibliotecaGino Bianco

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