Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Le classi sociali in Italia ignorandola ufficialmente, mantenne, dirò così, cristallizzata una situazione di disagio e di ingiustizia sociale che fu invece subito posta in chiara luce dai partiti, ricostituitisi dopo la caduta del fascismo, e che fu affrontata con serietà e con impegno dai governi democratici succedutisi in questi ultimi anni. Si pensi in primo luogo alla specifica politica di intervento iniziatasi nel 1950, che condusse ad un programma straordinario di opere pubbliche, atto a creare le premesse per un più diffuso e moderno sviluppo economico; si pensi, in secondo luogo alla riforma agraria che, frazionando le terre e consolidando la piccola proprietà coltivatrice, contribuì a sminuìre sensibilmente il potere politico ed economico dei grandi proprietari terrieri e permise più equilibrati rapporti sociali nelle campagne; si pensi, in terzo luogo, a quei provvedimenti in favore del l'industrializzazione che hanno promosso l'insediamento di grandi complessi industriali moderni in regioni prevalentemente agricole, nelle quali si poteva trovare tutt'al più qualche impresa industriale di limitate proporzioni e senza possibilità di sviluppo. Quando si riflette su quanto abbiamo ora accennato e su quanto precedentemente abbiamo detto a proposito dell'urbanizzazione e delle migrazioni interne, è facile rendersi conto di alcuni caratteri che contraddistinguono oggi in Italia la classe operaia e la classe contadina. Relativamente alla classe operaia, direi che la nota saliente è data dalla grande diversità delle condizioni in cui si trovano gli operai da zona a zona, da settore a settore: dal settore delle industrie statiche, in cui, per l'arretratezza delle attrezzature, la produttività aumenta lentan1ente e in cui il livello dei salari è notevolmente basso, e scarse sono le possibilità di ascesa, al settore delle industrie dinamiche, in cui, per il progresso tecnologico, la produzione aumenta rapidamente e più alto è quindi il livello dei salari, più complessa la stratificazione interna della classe operaia e più facile il passaggio da strato a strato. Va inoltre notato che le differenze salariali fra industrie statiche e industrie dinamiche non si riferiscono soltanto al salario normale, ma al fatto che nelle industrie a più alta produttività il salario normale è integrato dalle così dette remunerazioni sociologiche, che vengono concesse per lo più senza alcuna pressione sindacale e che si sostanziano in una maggiore disponibilità di tempo libero e in una maggiore fornitura di servizi sociali. È bene aggiungere che nelle industrie a più alta progressività, diversamente da quanto avviene nelle altre, si sta formando oggi una aristocrazia operaia, che « tende non tanto a porsi come avanguardia o élite dell'intero movimento operaio, ma piuttosto a differenziarsene anche dal punto di vista ideologico, sostituendo all'ideologia classista 77 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==