Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Recensioni causa dei fatti di Aspromonte, si espose all'attacco convergente dei democratici e di parte della maggioranza, il progetto poté realizzarsi: il Molfese ha delle pregevoli pagine sulla storia della Commissione d'inchiesta e ben delinea le difficoltà che essa incontrò nell'accertare tutti i particolari. Nonostante ciò, le testimonianze raccolte dipinsero un quadro così oscuro della situazione meridionale, che si preferì dibatterle in segreto. Del resto il nuovo governo Farini-Minghetti e Silvio Spaventa in particolare dal Ministero dell'Interno, cercavano di prevenire le indicazioni della Commissio11e, organizzando per proprio conto la liquidazione del brigantaggio, e già usavano strumenti extra-legali di repressione, in attesa di chiedere al Parlamento una legislazione eccezionale che sanasse a posteriori un operato già largamente fuori delle garanzie civili. Vincendo la ferma opposizione democratica, la maggioranza parlamentare si orientò per l'approvazione della legge Pica, che contemplava il giudizio dei tribunali militari per i briganti, la deportazione e il domicilio coatto per i favoreggiatori. Il governo intanto predisponeva forti somme, da impiegare in premi e pensioni per coloro che si fossero distinti nei fatti d'arme, creava una rete di delatori e riorganizzava la polizia e le circoscrizioni militari. Alla fine del 1863, due quinti dell'intero esercito italiano erano agli ordini degli ufficiali preposti alla repressione delle grosse bande pugliesi e lucane. Il libro del Molfese si chiude con il progressivo declino del brigantaggio: grazie alle proroghe della legislazione eccezionale, tra il 1863 e il 1864, le bande più pericolose vennero distrutte o disperse. I processi furono innumerevoli, centinaia le fucilazioni e le irrogazioni del do,micilio coatto. Intervenne alla fine anche un accordo con le autorità pontificie, che tolse alle bande quell'ultimo rifugio. Vero è che nel 1865, con la fine delle leggi eccezionali, il brigantaggio persisteva nell'Aquilano, in Terra di Lavoro, nel Lagonegrese e in Calabria, ma queste, come le altre riprese brigantesche del '66 e '67, vennero controllate e perseguite con ormai esperta durezza. Solo con il 1870 il tragico decennio si può dire terminato. Quali conclusioni trae l'Autore dalla sua minuta e documentata analisi? Prevale, nella considerazione del Molfese, il giudizio negativo sulla politica dei moderati nel Mezzogiorno. Non si può pensare che in presenza di una politica diversa la rivolta contadina non avrebbe avuto luogo, poiché il brigantaggio era scaturito naturalmente dalla situazione sociale e dagli avvenimenti rivoluzionari dell'unificazione; ma non vi è dubbio, per il l\folfese, che non si fece nulla per una sollecita e durevole soluzione del problema contadino meridionale. La rivolta dei «cafoni» non era semplicemente una « reazione» alla politica governativa, né fu sempre egemonizzata dai legittimisti o dal clero reazionario. Non era una « guerra contadina» contro lo stato unitario, ma una « rivolta contadina », cui è difficile, pur nella sua rozzezza, negare il carattere e la dignità di lotta di classe. Ai moderati l'Autore rimprovera di non aver voluto, a causa della pregiudiziale antidemocratica, utilizzare le forze della borghesia agraria liberale, -e nello stesso tempo 121 Biblioteca Gino Bianco

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