Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Recensioni gruppi religiosi eterodossi; la presenza di opere filosofiche e politiche aggiornate, anche se proibite, in librerie private di piccoli paesi. A questo proposito, vogliamo dire che l'esemplare del De Custine in nostro possesso (l'unico che sinora conosciamo) proviene appunto da una biblioteca di famiglia calabrese. È proprio per questo interesse, nuovo ed illuminante, che il libro di Mozzillo va intensamente meditato, piuttosto che letto per pura amenità. Esso ci aiuta a compiere un agevole ed ideale viaggio nel Sud attraverso il tempo; è una guida preziosà che ci ammonisce a meditare senza incanti nel nostro itinerario; è soprattutto per noi meridionali, un mezzo per conoscere non inutilmente, direi anzi per scoprire, la « crosta» e l' « anima » della nostra terra, al di là di suggestioni di colori, di ricerche rettoriche, di errati pregiudizi e di fallaci tradizioni. UMBERTO CALDORA Meridionalisti conservatori e democratici Sono passati ormai diversi anni da quando Rosario Romeo, con i suoi saggi apparsi su queste pagine e poi pubblicati nel volume Risorgimento e capitalismo (La terza, 1959, n. ed. 63), introduceva nella storiografia politica sull'Italia post-unitaria una problematica di tipo nuovo, destinata non soltanto a gettare nuova luce su un aspetto fin'allora trascurato da parte degli storici, e cioè quello relativo al « grande scatto » ( big spurt) dell'industria italiana, ma anche a contestare la tesi gramsciana sul Risorgimento come « rivoluzione agraria mancata». L'originalità e l'efficacia, sopratutto metodologica, della posizione di Romeo e la positiva influenza che essa ha avuto come spunto di dibattito e di approfondimento sulla storiografia attuale sono troppo note perché se ne parli in questa sede. Basterà soltanto accennare all'implicito e fondamentale risultato etico-politico cui Romeo è pervenuto nelle sue indagini: « una complessiva rivalutazione dell'opera della classe dirigente che per vari decenni fu alla testa dell'Italia unita e ne determinò le scelte di politica economica» (Alberto Caracciolo, La formazione dell'Italia industriale, Laterza, 1963, pag. 10). Risultato, questo, pregnante non solo storiograficamente, ma anche su di un piano pratico-politico, ove si consideri il particolare accanimento, non sempre dettato da ragioni strettamente scientifiche, con cui la storiografia marxista e gramsciana ha considerato questo periodo, tentando di coinvolgere nel fallimento della classe politica liberale di fine secolo ogni tentativo di attuazione di una politica « liberale» nell'Italia contemporanea. 111 BibliotecaGino Bianco

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