Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Note della Redazione È significativo, a questo proposito, quanto scrive Giorgio Napolitano, nel citato editoriale di « Cronache nzeridionali », per denunciare la contraddizione di cui ora dicevamo: « 1iori per caso, dunque, nell'impostazione del Rossi Doria, programmazione e regioni finiscono per apparire incerti rif erimenti - dai quali si può, anzi si deve, nell'immediato, prescindere - anziché configurarsi come l'asse attorno a cui far ruotare una rinnovata politica di sviluppo del Mezzogiorno, mentre si fa di nuovo avanti una linea di intervento straordinario ». Ora, noi vogliamo essere molto chiari per quanto riguarda l'intervento straordinario: esso può dare un « contenuto » meridionalistico alla politica di programmazione e può essere il principale degli «strumenti» meridionalistici di cui la politica di programmazione deve avvalersi. Su questo punto non abbiamo 1nai avuto dubbi: lo abbian10 affermato quando i dubbi li hanno avuti e li hanno manifestati i redattori di « Realtà del Mezzogiorno », la rivista di Colo1nbo, e quando, a manifestare i loro dubbi, circa l'opportunità della sopravvivenza e della proroga della Cassa, sono stati nostri autorevoli amici che erano membri della Commissione Nazionale per la Progra1n1nazione. Certo, in varie circostanze, siamo stati anche critici severi, e qualche volta con la necessaria cattiveria, della politica seguita dai dirigenti della Cassa, ma abbiamo sempre sostenitto che una politica di sviluppo delle regioni meridionali non è neanche pensabile senza il ricorso ad un'authority come la Cassa; e che, comunque, si deve riconoscere che, se certe cose si sono fatte, nel campo delle opere pubbliche, dalla viabilità agli acquedotti, alle dighe ecc., lo si deve all'esistenza della Cassa. Abbiamo pure sempre fatto valere l'esigenza di una visione nazionale dei problemi meridionalistici e quindi del coordinamento fra l'intervento straordinario e l'intervento ordinario, rilevando appunto che, su questo piano del coordinamento, la politica meridionalista ha iricontrato i maggiori ostacoli e si è dimostrata per molti aspetti carente; ma proprio perciò la necessità della programmazione, e di una programmazione tutta orientata nel senso della priorità meridionalista. E infine sianio stati fra coloro che hanno cercato di aggiornare i termini dell'antico discorso regionalistico, sulla base della convenienza di considerare oggi la Region,e anche e magari soprattittto con1e uno strumento utile ai fini della politica di valorizzazione del territorio e di razionalizzazione funzionale del sistema urbano; ma in pari tempo non ci siamo nascosti le difficoltà che possono derivare, dall'attuazione dell'ordinamento regionale, proprio alle regioni del Mezzogiorno, minorenni, dal punto di vista della capacità di programmazione, rispetto alle regioni più sviluppate, onde la opportunità che esse, le regioni del Mezzogiorno, siano assistite da uri organo straordinario come la Cassa: anche per evitare che il discorso unitario sulla questione meridionale non abbia a frammentarsi in una serie di discorsi regionalistici, o, peggio, in una serie di discorsi sugli squilibri regionali (anche sugli squilibri regionali del Nord, del Mezzogiorno che è fuori del Mezzogiorno, ecc.). I comunisti, dunque, affermano che la nuova politica meridionalista deve 39 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==